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Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e il premier Mario Draghi

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Il Mezzogiorno ha bisogno di svuotare gli hub dei vaccinatori e di sostituirli con gli hub dei geometri. Serve una nuova Cassa 4.0 presso Cdp con il meglio di progettisti tecnici, esperti informatici e amministrativi. Bisogna che questa nuova falange di poche centinaia di persone di talento e di esperienza faccia rete con i territori e marci con la copertura politica totale del governo perché l’errore più grande che si potrebbe commettere è quello di lasciare in mano alle Regioni i progetti e la gestione di una parte del Pnrr

Siamo il Paese che non ha il senso delle cose e insegue le onde. O siamo no-vax o vogliamo la legge che obbliga a vaccinarsi, per capirci. La verità è che fuori dalle onde mediatiche sul terreno delle cose da fare il tempo non è comprabile perché non ce ne è più. Diciamo che è finito. Perché il futuro dell’Italia si decide nei prossimi sei mesi e, quindi, abbiamo bisogno oggi, non domani, che il piccolo e il grande Comune del Sud sia in grado di fare un buon progetto per partecipare ai bandi di gara per gli asili nido e/o per la riqualificazione dei territori e, ancora di più, sia in grado di gestire la realizzazione e l’attuazione di quel progetto nei tempi prestabiliti concordati con l’Europa. Questo è il punto centrale della questione Mezzogiorno di oggi.

Che il Piano nazionale di ripresa e di resilienza concepito dal governo di unità nazionale guidato da Draghi esprima a fondo la coerenza meridionalista degasperiana della prima ricostruzione italiana, è fuori discussione. Perché questo governo e il suo ministero dell’Economia hanno dato la priorità assoluta al Mezzogiorno nei grandi progetti consegnati a Bruxelles per le infrastrutture immateriali e materiali, dai treni veloci alla banda larga, dalla grande logistica alla grande portualità. Avendo, per di più, l’accortezza di responsabilizzare su questi grandi progetti le grandi aziende di reti a controllo pubblico che è, di per sé, una buona premessa perché le cose accadano e non restino solo parole.

Ciò che, invece, rischia di essere sottovalutata è la debole capacità di promuovere buona progettazione e buona esecuzione per competere nella parte messa a gara da parte delle amministrazioni meridionali. Abbiamo fatto, più volte, appello all’orgoglio del Sud, lo rivendichiamo e lo ripetiamo. Al posto di farsi strumento di vecchi e nuovi capipopolo che sanno solo chiedere di più senza preoccuparsi che nulla venga mai speso neppure male, è bene che gli amministratori del territorio si mobilitino autonomamente e impegnino le loro energie per chiedere tutti gli aiuti possibili per fare bene, non per protestare male.

Al netto di ciò, che misura la strada maestra da percorrere per fare rinascere l’Italia recuperando finalmente il suo Mezzogiorno con le forze del Mezzogiorno, abbiamo la fondata preoccupazione che l’ingranaggio del fare o parta male o non parta proprio. Abbiamo il dovere di dire chiaro e tondo che la voglia di far gestire tutto questo dall’Agenzia della coesione che non ha mai avuto esperienze se non di terremoto è sbagliata. Va coinvolta operativamente a tutto tondo Cassa depositi e prestiti e va garantita una governance dei processi fortemente centralizzata presso il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef). Il Mezzogiorno ha bisogno di svuotare gli hub dei vaccinatori e di sostituirli con gli hub dei geometri. Serve una nuova Cassa 4.0 presso Cdp con il meglio dei progettisti tecnici, degli esperti informatici e amministrativi.

Bisogna che questa nuova falange di poche centinaia di persone di talento e di esperienza faccia rete con i territori e marci con la copertura politica totale del governo perché l’errore più grande che si potrebbe commettere è quello di lasciare in mano alle Regioni la gestione di una parte del Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Sarebbe un atto di puro masochismo.

Perché in generale queste Regioni, e in modo particolare le Regioni del Sud, si prenderebbero il dito con tutta la mano e riproporrebbero le loro pratiche clientelari incompatibili con principi e metodo di utilizzo di queste risorse europee. Abbiamo bisogno di una task force che affronti e risolva in tre tempi – immediato, breve, medio lungo termine – il problema progettazione e gestionale italiano e che, soprattutto, per il Mezzogiorno lo faccia per l’oggi e per il domani. Nel senso che quello che si sperimenta oggi deve essere possibile ripeterlo a lungo. Perché le stagioni dei miracoli economici di un Paese si nutrono di cambiamenti strutturali che producono effetti duraturi, non di operazioni di cosmesi o di proclami a vuoto. Non si tratta di inseguire le onde, ma di fare le cose.


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