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ARRIVERA’ a fine anno la decontribuzione Sud, lo sgravio contributivo fino al 30% a favore delle aziende che operano nel Mezzogiorno mirato a ridurre il costo del lavoro e sostenere l’occupazione. Il via libera di Bruxelles alla proroga è arrivato quasi in zona Cesarini, dal momento che la misura rientra nell’ambito del ‘Quadro temporaneo Ue’ (Temporay crisis and transition framework- TCTF) in scadenza il prossimo 30 giugno. Un rinnovo invocato a gran voce dagli imprenditori meridionali cui ha consentito di recuperare competitività, alleggerendo il peso dei gap territoriali. Finora ha interessato circa 3 milioni di dipendenti, con un costo di 3,3 miliardi l’anno, diviso fra ricorse nazionali ed europee. La notizia arriva nel giorno in cui le stime flash dell’Istat confermano la ripartenza del motore Sud del Paese: dal Pil al mercato del lavoro, nel 2023 il Meridione ha registrato la performance migliore.

“La crescita è stata guidata dalle regioni del Mezzogiorno, e in misura più contenuta da quelle del Nord Est”. E “anche in termini occupazionali è stata l’area che ha dato il contributo maggiore alla crescita”, scrive l’Istat nel suo report.

Vediamo i numeri. Nel 2023 il Pil nel Mezzogiorno è cresciuto dell’1,3% – dato in linea con la stima di Svimez –, un andamento migliore di quello registrato dal Paese che si è fermato a +0,9%. Sopra la media italiana si posiziona anche il Nord Ovest, dove la crescita è stata dell’1%. Più contenuti i valori del Pil nelle altre ripartizioni territoriali: ha registrato un incremento dello 0,8% nel Nord Est, dello 0,5% nel Centro. Anche sul fronte dell’occupazione insieme il Sud e le Isole hanno dato prova di un dinamismo maggiore rispetto al Paese non suo complesso: +2,5% la crescita degli occupati nel Meridione, +1,8% a livello nazionale. Un tasso di crescita maggiore della media Paese hanno registrato anche le regioni del Nord Est, dove il numero degli occupati è aumentato del 2%, mentre Nord Ovest e Centro si sono posizionati al di sotto, rispettivamente all’1,5% e all’1,2%. A trainare la performance del Mezzogiorno è stata soprattutto la particolare vitalità delle costruzioni – che si conferma il settore più dinamico in tutte le aree del Paese – dove la crescita del valore aggiunto ha segnato +4,6% e l’occupazione è aumentata dell’1,8%. Ancora meglio è andata nel Centro: +5,8% il valore aggiunto, +4,1% l’occupazione. Alla performance del Meridione hanno contribuito anche i settori dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,3%), del commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+1,6%) e degli altri servizi (+0,9%). Risultati negativi, invece sul fronte dell’agricoltura, dove il valore aggiunto è calato del 3,2%. In calo anche l’industria in senso stretto, la cui contrazione, -0,5%, è stata, comunque, inferiore alla media, mentre l’occupazione è aumentata del 3,3%, la crescita maggiore registrata dal comparto nelle diverse aree del Paese.

L’industria tiene nel Nord Est: il calo dello 0,2% del valore aggiunto è il risultato migliore registrato nel Paese. Mentre va giù fino al 5,1% quello dell’agricoltura, che è invece cresciuto fino al 6,3% nel Nord Ovest. Nel Centro l’andamento positivo delle costruzioni e dei servizi finanziari (+2,3%) è stato controbilanciato dalla decisa battuta d’arresto registrata dall’agricoltura e dall’industria in senso stretto, con perdite del 6,1% e del 2,6%. Il rinnovo per altri sei mesi della decontribuzione Sud potrebbe aiutare il Mezzogiorno a mantenere il ritmo di marcia che gli ha consentito il sorpasso. Il negoziato condotto dal ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, ha raggiunto il risultato sperato. Rivendicato anche dalla premier Giorgia Meloni durante la sua arringa – via diretta social – a difesa dell’autonomia differenziata.

Ieri Fitto ha incontrato a Bruxelles la vice presidente esecutiva della Commissione europea, responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, per discutere della revisione della misura legata al quadro temporaneo Ue sugli aiuti di Stato attivato dalla Commissione europea per far fronte alla pandemia e successivamente alle ricadute della guerra in Ucraina, in scadenza a fine mese. “Alla luce del venir meno del Temporary framework”, la misura “dovrà essere modificata e resa più mirata facendo leva su una o più diverse basi giuridiche”, ha sottolineato Fitto al termine del colloquio, raccontando di aver “ringraziato Vestager “per aver accolto, nel rispetto della normativa europea, la richiesta del governo italiano di una modifica della misura e di un’ultima proroga per ulteriori sei mesi del periodo a cui si applica la decontribuzione nella consapevolezza che si tratta in questa fase di una misura molto importante per l’economia e l’occupazione del nostro Mezzogiorno”.

Ora, quindi, l’obiettivo, ha spiegato il ministro, “è quello di trasformarla, d’intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e maggiormente orientato verso gli investimenti”. Per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, si tratta di un risultato importante perché riconosce come “la decontribuzione sia oggi necessaria per le nostre aziende del Sud”, per proseguire nella “riduzione dei divari territoriali e promozione delle imprese, del lavoro e del sistema produttivo”.

Soddisfazione hanno espresso le associazioni di categoria come Confesercenti, Confcommercio e i sindacati. In particolare, Luigi Sbarra, leader della Cisl, ha sottolineato che fra le tante misure previste per il Sud, “la decontribuzione è risultata quella con maggiore ricaduta occupazionale e con minori effetti distorsivi. Si tratta adesso, visto l’ottimo impatto occupazionale nell’area meridionale della misura, di utilizzare i 6 mesi di proroga per renderla strutturale”.


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