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Pierfrancesco Favino e Francesco Di Leva, protagonisti di "Nostalgia"

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I segnali provenienti da Cannes vanno presi come incoraggianti e utilizzati come carica motivazionale. La vittoria del premio della giuria (seppur ad ex aequo e seppur in coproduzione) del film Le otto montagne diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, è sintomo di una vitalità forse mai persa ma che in questi due anni di pandemia non è riuscita a trovare un pubblico in sala

Ne è prova il gran film di Mario Martone, Nostalgia, che non esitiamo a definire capolavoro, con uno straordinario Pierfrancesco Favino (anche questo in concorso a Cannes) che in sala non sta raccogliendo quanto dovrebbe.

Purtroppo non è più tempo di parlare di cosa non ha funzionato, ma cosa c’è da fare in vista di settembre: non perdere altro tempo. Ci viene in mente una frase del premier Draghi, anzi “la” frase per eccellenza: «Whatever it takes».

Il cinema italiano però si deve salvare da solo, non deve continuare a pensare a finanziamenti e sussidi, altrimenti perderà definitivamente la sua battaglia. Deve mettere in campo i migliori e pensare a modelli vincenti. Manager, analisti ed esperti di livello non mancano, purtroppo si confondono tra tanta burocrazia che illude di poter cambiare le cose ma che in realtà rallenta solo il processo di cambiamento.

La sala cinematografica deve uscire da un incubo che sta durando troppo. E l’estate (cioè oggi, non domani) dovrà servire a riavvicinare in ogni modo il pubblico al grande schermo. I produttori sono molto scoraggiati, ci raccontano che, se da ottobre a Natale il trend non cambierà, la sala cinematografica potrebbe rischiare l’imponderabile. Noi neanche ci vogliamo pensare.

Però va detta una cosa: i produttori però – va detto – che prima si facevano dare soldi dallo Stato, poi dalle piattaforme, visti scendere velocemente dalla nave che affondava. Bisogna andare a prendere il pubblico, scovarlo, portarlo al cinema. Costi quel che costi.


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