Vito Pitaro
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Pitaro con i suoi amici appoggia il candidato di centro a sindaoc di Vibo Muzzopappa. Ma “Città futura”, il movimento da lei fondato, non compare tra le sigle. Perché? Un ostracismo o che altro?
- 2 Pitaro farà una lista a Vibo?
- 3 D’accordo: Città Futura ha esaurito il suo percorso ma in lei non viene certo meno la voglia di fare politica. Domanda: dopo il voto vi “accaserete” da qualche parte? In quale partito?
- 4 Al centro, prima che si puntasse su Muzzopappa, c’erano due candidati: Pitaro e Luciano. Poi…
- 5 A Pitaro non sarebbe piaciuto essere il primo cittadino di Vibo?
- 6 Ha accettato di fare un passo indietro. Perché pensa che Luciano non abbia fatto anche lui altrettanto, fino al punto di lasciare l’alleanza e virare verso destra? Come se lo spiega?
- 7 Umanesimo Sociale è uscito dal centro e non si presenterà al voto. Che idea si è fatto? C’entra la sua presenza?
- 8 E allora perché?
- 9 Lei è stato ed è oggetto di illazioni, sussurri, allusioni… Eppure non è indagato, o sbaglio?
- 10 Killeraggio, dice lei. Una parola forte… Ma perché qualcuno dovrebbe farlo?
- 11 Com’è nata l’immagine di Pitaro uomo forte?
- 12 E allora perché?
- 13 La sua prima tessera è stata del Psi, poi Rifondazione comunista, poi si è spostato verso destra… Ha fatto un percorso, diciamo così, abbastanza ampio. Le ha giovato secondo lei?
- 14 Pitaro, perché gli elettori di Vibo dovrebbero votare per Muzzopappa?
- 15 Sembra uno dei tanti slogan elettorali… Si spieghi meglio.
- 16 Muzzopappa diventa sindaco: Pitaro dica due o tre cose che dovrebbe fare nell’immediato per Vibo.
VIBO VALENTIA – C’È chi lo definisce il vero (l’unico) uomo forte del centro, capace di portare una copiosa messe di voti, e chi invece si mostra scettico («è da tempo che non ha potere, farà flop»): lui è Vito Pitaro, già consigliere comunale e regionale. Chiacchierato per via di alcune intercettazioni ma mai indagato né tanto meno condannato, Pitaro è un soggetto politico con un suo indubbio peso. In questa intervista esclusiva al Quotidiano racconta il suo punto di vista, sfatando anche qualche luogo comune che lo riguarda.
Pitaro con i suoi amici appoggia il candidato di centro a sindaoc di Vibo Muzzopappa. Ma “Città futura”, il movimento da lei fondato, non compare tra le sigle. Perché? Un ostracismo o che altro?
«No, il motivo è più semplice: “Città futura” non è un mio movimento politico. È nata alle scorse amministrative come lista a sostegno di Maria Limardo. Ora, con le nuove elezioni quella lista ha concluso il suo percorso. Tutto qui».
Pitaro farà una lista a Vibo?
«No, niente lista. Appoggerò lealmente Franco Muzzopappa, invitando anche i miei amici a candidarsi nelle liste che lo sostengono».
D’accordo: Città Futura ha esaurito il suo percorso ma in lei non viene certo meno la voglia di fare politica. Domanda: dopo il voto vi “accaserete” da qualche parte? In quale partito?
«Abbiamo aderito al Centro per cercare d’intercettare i consensi di quanti non si riconoscono nella destra e nella sinistra. Lo abbiamo già fatto, con successo, alle elezioni provinciali. Auspichiamo la formazione a livello nazionale di un centro moderato alternativo ai due schieramenti, che vada da Forza Italia ad Azione a Italia Viva, Noi con l’Italia, Udc. Quella sarà la nostra nuova casa».
Al centro, prima che si puntasse su Muzzopappa, c’erano due candidati: Pitaro e Luciano. Poi…
«Non è così. La verità è un’altra: fatto il Centro, qualcuno ha pensato che io potessi essere la sintesi del progetto. Ci ho pensato, è vero, ma alla fine, ringraziando, ho declinato l’invito, ribadendo il mio sostegno al progetto Muzzopappa».
A Pitaro non sarebbe piaciuto essere il primo cittadino di Vibo?
«Guardi, per me fare il sindaco, al servizio dei cittadini è una cosa esaltante. Ma io ho sempre pensato che una candidatura debba unire, non dividere. Ho capito che la mia non avrebbe unito a sufficienza è così mi sono attivato con gli altri a trovare un altro nome. Franco Muzzopappa unisce più di quanto avrei potuto fare io».
Ha accettato di fare un passo indietro. Perché pensa che Luciano non abbia fatto anche lui altrettanto, fino al punto di lasciare l’alleanza e virare verso destra? Come se lo spiega?
«Ripeto: non ho fatto alcun passo indietro perché da parte mia la candidatura non si è mai concretizzata. Quanto a Luciano, dovrebbe chiederlo a lui. Ognuno fa le sue scelte. Non penso che egli sia uno sprovveduto, avrà immaginato una prospettiva diversa da quella che avrebbe potuto avere stando con noi».
Umanesimo Sociale è uscito dal centro e non si presenterà al voto. Che idea si è fatto? C’entra la sua presenza?
«Guardi, non ero candidato a sindaco, non devo avere ruoli nell’amministrazione per cui non penso che la mia presenza potesse essere motivo di abbandono. Anche perché non mi spiegherei come mai prima Umanesimo sociale aveva pensato di aderire, per poi ripensarci».
E allora perché?
«Credo si tratti di un movimento più affine al centrosinistra. Il suo leader (Mimmo Consoli, ndr) è stato candidato con loro alle ultime due elezioni regionali e dunque sarebbe stato con un certo disagio in un Centro moderato che guarda anche a destra. Non vedo altri motivi».
Lei è stato ed è oggetto di illazioni, sussurri, allusioni… Eppure non è indagato, o sbaglio?
«C’è chi pensa di fare politica sul chiacchiericcio, sulla denigrazione. Per me è una lotta impari: sono oggetto di denigrazione quasi quotidiana, di un killeraggio da parte di alcuni giornali da cui non riesco a difendermi perché è impensabile che io debba replicare ad ogni articolo che mi attacca. Con il giornalista che poi avrebbe comunque l’ultima parola. No, ho scelto di non farlo».
Killeraggio, dice lei. Una parola forte… Ma perché qualcuno dovrebbe farlo?
«Bah, forse per loro il nemico da abbattere è il centro e quindi attaccando me pensano di destabilizzarlo. Non vedo altra ragione. Ma si sbagliano, il Centro non è solo Pitaro, questo progetto è nato dall’impegno di tante persone, tra cui tanti giovani, che tengono davvero alla città».
Com’è nata l’immagine di Pitaro uomo forte?
«Non me lo spiego. Eppure dal 2003 al 2017 non ho ricoperto alcun ruolo, ho rifiutato anche diverse candidature a sindaco… Dunque per un quindicennio non ho avuto alcun potere, non ho gestito nulla, e ciò è in contrasto con l’idea del politico potente, che sposta pacchetti di voti dove gli conviene, del politico colluso…».
E allora perché?
«Il loro teorema è che i consensi mi giungano per la gestione del potere ma ho già ricordato che non ne ho affatto. E’ che non si rendono conto che il consenso mi deriva dal lavoro costante, quotidiano, di ascolto dei cittadini, dall’impegno per risolvere i loro problemi».
La sua prima tessera è stata del Psi, poi Rifondazione comunista, poi si è spostato verso destra… Ha fatto un percorso, diciamo così, abbastanza ampio. Le ha giovato secondo lei?
«Guardi, ero e rimango un socialista, che porta avanti le sue idee dovunque si trovi a militare. La gente non mi ha mai criticato per essermi candidato alle regionali con la Santelli, pur avendo avuto una storia col centrosinistra perché si apprezza il mio costante impegno a risolvere, nei fatti non a parole, i problemi delle persone e delle comunità».
Pitaro, perché gli elettori di Vibo dovrebbero votare per Muzzopappa?
«Perché lo considero un politico con una visione di città che in quest’amministrazione è mancata e che non vedo negli altri programmi elettorali».
Sembra uno dei tanti slogan elettorali… Si spieghi meglio.
«Ha una visione che va al di là dell’ordinario, una visione di città che si affaccia all’Italia e all’Europa, di una città con un futuro meno precario, con una migliore qualità di vita per la gente, in primis per i giovani, che non devono essere costretti ad andare altrove. E’ un politico che vede nelle frazioni non realtà periferiche ma borghi con una loro dignità finora calpestata».
Muzzopappa diventa sindaco: Pitaro dica due o tre cose che dovrebbe fare nell’immediato per Vibo.
«Concludere al più presto i lavori che stanno paralizzando la città. Migliorare il decoro urbano e la pulizia, sostenere e rilanciare il commercio. Valorizzare le Marinate in chiave turistica e anche industriale. Perché se quell’economia tira ne ha giovamento tutto il Comune».
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