Un cassonetto per i rifiuti trovato sul corso di uno dei fiumi
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VIBO VALENTIA – A causa della presenza di rifiuti, lo stato di salute dei fiumi vibonesi è preoccupante, e a certificarlo sono i dati dell’ultimo report di Legambiente illustrati nel corso di uno specifico evento svoltosi martedì scorso a Ricadi: una situazione allarmante che, nonostante le operazioni delle forze dell’ordine e magistratura, è ancora lontana dall’essere risolta. Dai controlli che Legambiente e i Circoli locali effettuano costantemente sul territorio e emerso, in maniera del tutto evidente, che la causa prevalente delle criticità del mare in provincia di Vibo Valentia è determinata, in misura consistente, dall’apporto di sostanze di natura organica provenienti dai corsi d’acqua, ma anche dal malfunzionamento e/o sottodimensionamento di alcuni depuratori e da scarichi abusivi. Da qui l’iniziativa di un monitoraggio di alcune aste fluviali al fine di comprendere le cause delle criticità emerse lungo la costa vibonese.
BREVI DATI REGIONALI SUI RIFIUTI NEI FIUMI
Nel corso dell’ultima campagna di Goletta Verde, in Calabria, i volontari di Legambiente, tra il 28 giugno e il 17 luglio 2023, hanno monitorato le acque di 24 punti lungo le coste calabresi: 17 in punti critici come foci di fiumi, canali, scarichi, fiumare, e i restanti 7 in mare. I risultati dei campionamenti hanno evidenziato che 14 punti hanno oltrepassato i limiti di legge, più del 58% del totale dei punti monitorati, di cui 13 fortemente inquinati e 1 inquinato. In provincia di Cosenza 7 punti campionati di cui 1 fortemente inquinato; in quella di Catanzaro 3 punti campionati di cui 1 fortemente inquinato e 1 punto inquinato; nel Crotonese 3 punti campionati di cui 2 risultati fortemente inquinati; in provincia di Reggio Calabria: 6 punti campionati di cui 4 fortemente inquinati; nel territorio di Vibo Valentia, infine, tutti i 5 punti campionati sono risultati fortemente inquinati: la foce Fiume Angitola a Pizzo, la Foce Trainiti a Vibo, la Foce del torrente Murria a Briatico, la foce del torrente Ruffa a Ricadi e la foce del Torrente Mandricelle a Coccorino di Joppolo.
SVERSAMENTO DI RIFIUTI NEI FIUMI
Molti dei corsi d’acqua vibonesi presentano varie criticità come e stato verificato nel corso del tempo dai volontari dei circoli locali e per le quali, in vario modo, sono state effettuate opportune segnalazioni e interventi. Tra le criticità, lo sversamento di rifiuti che rappresenta un denominatore comune tra tutti i fiumi. “In tutti i corsi d’acqua, infatti – rileva Legambiente – è stata rilevata la presenza di micro-discariche, frutto di abbandono di materiali di vario genere, con prevalenza di plastica, rottami di ferro, elettrodomestici e copertoni ma anche carcasse di auto, scarti dell’edilizia e finanche bidoni per la raccolta dei rifiuti urbani”. In alcuni casi è stata verificata anche l’esistenza di vecchie discariche mai bonificate che, talvolta, per la mole di materiale accumulato, formano delle “vere e proprie colate che dal punto di conferimento raggiungono, per caduta, l’alveo dei fiumi”. Lo scorrere delle acque, gli eventi atmosferici e la periodicità delle piene fanno il resto, trasportando a valle e in mare cumuli di rifiuti in prevalenza di natura plastica.
L’ATTIVITA’ DEI CIRCOLI
I circoli locali hanno proceduto a ripulire dai rifiuti alcune porzioni di fiumi e in particolare, grazie ad un progetto finalizzato, presso la Fiumara Ruffa sono stati rimossi ingenti quantitativi di rifiuti. Tuttavia è ancora insufficiente visto che gli interventi dell’uomo lungo i corsi d’acqua “concorrono, in misura rilevante, ad alimentare il dissesto idrogeologico, altri, a causa della fragilità del territorio rappresentano un pericolo per l’incolumità delle persone e per la funzionalità delle strutture”.
DEPURATORI ACCANTO AI CORSI D’ACQUA
Addirittura, in alcuni alvei o nella loro prossimità insistono strutture anche di proprietà pubblica come, ad esempio, il depuratore consortile presente all’interno del Torrente La Grazia a Parghelia (il più inquinato), ma grave danno agli ecosistemi è stato causato anche dal taglio indiscriminato di alberi, “spesso avvenuto senza le prescritte autorizzazioni e/o in difformità delle stesse” e al riguardo viene definito eloquente quanto accaduto nella Fiumara Ruffa, dove il taglio di porzioni di bosco “ha determinato la perdita di numerosi esemplari di Woodwardia Radicans, rara felce bulbifera. Anche in questo caso il circolo ha segnalato gli abusi alle autorità competenti, riuscendo, almeno in parte, a fermare gli scempi e a preservare, per quanto possibile, il sito che, per ampiezza e numero di piante, rappresenta l’areale più importante d’Europa. In alcune aste fluviali, in passato, sono state realizzate briglie di contenimento la cui finalità era la mitigazione della forza delle acque”
NON SOLO RIFIUTI NEI FIUMI, ANCHE SCARICHI ILLEGALI DI LIQUAMI
È, questo, uno dei maggiori problemi dell’inquinamento dei corsi d’acqua per come avvalorato dalle analisi e da alcune inchieste realizzate dalle autorità inquirenti. “In gran parte dei fiumi – rileva ancora Legambiente – è scomparsa quasi del tutto la fauna ittica; anguille e trote ne rappresentavano una risorsa, mentre la caccia di frodo ha ridotto la presenza di altre specie anche protette”. Nello specifico, le analisi hanno dato risultati allarmanti di escherichia coli ed enterococchi soprattutto al fosso La Grazia (a cavallo tra Parghelia e Tropea) al fosso Bevilacqua (Pizzo), al Cotura-La Badessa (Vibo Marina), al torrente La Morte (Joppolo), al Rivo Zinzolo (Zambrone), ma non se la passano meglio il Rio Bravo/Calzone (Bivona di Vibo), Agnone (Joppolo) e fosso San Giovanni (Nicotera).
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