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Antonio Guastalegname

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VIBO VALENTIA – Un piano per uccidere Andrea Mantella ma anche quelli che erano stati i suoi adepti poi divenuti autonomi dopo il pentimento dell’ex boss scissionista che sarebbe dovuto essere eliminato per mezzo addirittura di esplosivo, queste alcune delle rivelazioni del pentito Antonio Guastalegname.

Le rivelazioni di Guastalegname: Fare pulizia su Vibo.

Agguato che però poi non fu commesso ma la cui progettazione è rimasta nelle parole del collaboratore di giustizia Antonio Guastalegname i cui nuovi verbali sono stati acquisiti al processo “Rinascita-Scott” e nei quali racconta che una volta Nazzareno Colace, nel periodo di Natale 2015, «mi portò in un luogo alberato tra Trainiti e Triparni, facendomi scendere dall’autovettura lasciando i telefoni cellulari in macchina. In questa occasione mi disse che avrei dovuto procurare molte armi perché bisognava “fare pulizia” a Vibo Valentia».

In particolare «mi spiegò che in quella città il gruppo nuovo dei Ranisi e dei Pardea, facendo i nomi di Salvatore Morelli e Mommo Macrì, stava facendo un sacco di danni e quindi era arrivato il momento di fronteggiare tale situazione. Io osservai che, trattandosi di Vibo Valentia, dovevano essere i Lo Bianco-Barba ed in particolare Paolino Lo Bianco a sistemare la situazione, al che mi rispose che Paolino era in difficoltà tanto è vero che si era lamentato “la sotto dallo Zio” della situazione che si era creata a Vibo e aveva chiesto il loro aiuto per sistemare le cose».

Il summit dal boss Luigi Mancuso

Il pentito riferiva di aver appreso da Colace che il giorno che si era dovuto allontanare improvvisamente in quanto era stato convocato ad una riunione alla presenza di Luigi Mancuso per discutere di queste problematiche e che in quella occasione oltre ovviamente a al boss era presente anche “Peppone Accorinti di Zungri, mentre non ricordo con certezza se mi parlò della presenza anche di Totò Prenesti”, e infine Paolino Lo Bianco, dal momento che la richiesta di intervento su Vibo, a suo dire, fu formulata da quest’ultimo in quel contesto”.

Guastalegname racconta poi che Colace gli chiese di “procurare armi ed ordigni esplosivi che sarebbero stati utilizzati per sistemare la situazione su Vibo, indicando come possibili bersagli Salvatore Morelli, che tuttavia non so se in quel preciso momento fosse libero o meno, ma che sicuramente aveva un ruolo in quelle dinamiche ed i suoi accoliti che stavano seminando scompiglio a Vibo.

Il Pentito Guastalegname: Uccidere Mantella per 30mila euro.

Nella stessa circostanza mi disse che si era parlato alla riunione di attentare anche alla vita di Andrea Mantella e che a tal fine io avrei dovuto individuare due “talebani”,  come lui chiamava i criminali di altre nazionalità presenti ad Asti, in particolare i Sinti e gli Albanesi, che potessero essere assoldati per recarsi nel luogo  dove era detenuto Mantella solo il tempo necessario per attentare alla sua  vita, ad esempio una volta uscito dal carcere, per poi commettere il delitto non appena lui avesse messo piede fuori dall’Istituto, e quindi tornare subito dopo in Piemonte”. E questo perché “doveva essere una cosa fatta per bene, utilizzando dei killer di fuori, evitando di commettere gli stessi errori fatti durante la faida tra Piscopisani e i Patania”.

Per compiere tale agguato il pentito ricorda che Colace gli “propose una retribuzione di 30mila euro”.

I killer stranieri e l’esplosivo.

Secondo quello che sarebbe stato il progetto di eliminazione del boss emergente di Vibo, ogni aspetto sarebbe stato  studiato nei minimi dettagli “nel corso della riunione dal momento che già si sapeva chi sarebbe dovuto andare a prendere Mantella all’uscita del carcere  ed al momento opportuno sarebbe stata messa a disposizione una macchina rubata, per cui io avrei dovuto soltanto assoldare i killer e mostrare loro il bersaglio”.

Guastalegname accettò subito l’incarico e una volta tornato ad Asti racconta di aver individuato due soggetti, uno kosovaro ed un albanese (“che si chiamavano Flo e Fred, e che incontravo al centro scommesse) i quali si sarebbero resi disponibili a compiere l’omicidio per circa 5.000 euro cadauno, mentre il resto l’avrei trattenuto per me”.

Il pentito aggiunge di aver incontrato in segui Rocco Zangrà, considerato uno dei massimi esponenti della mala calabrese in Piemonte, il quale mi disse che “poteva reperire gli ordigni con telecomando per l’importo di circa 6.000 euro cadauno, mentre aveva prontamente disponibili delle bombe a mano.

Nella medesima occasione affermò che aveva ricevuto una imbasciata da Rosarno nel corso della quale avevano richiesto ulteriori “pezzi” (armi) da scendere per mio tramite e che io già sapevo cosa dovevo fare. Io pensai che erano necessarie sempre per attentare alla vita di Mantella e che evidentemente anche i rosarnesi erano stati messi a conoscenza delle decisioni assunte nella riunione di cui vi ho parlato in precedenza”.

Il Pentito Guastalegname: “Mantella era troppo pericoloso”.

Il movente che avrebbe animato Colace a far fuori Andrea Mantella sarebbe stato la sua paventata – per il primo – intenzione di vendicare Francesco Scrugli (ucciso durante la faida contro i Patania, nel marzo 2012); è sempre Guastalegname a parlarne: “Colace mi disse che l’idea di uccidere Mantella era maturata anche quale prevenzione di una probabile vendetta del medesimo in relazione all’omicidio di Francesco Scrugli, dal momento che questo omicidio seppur commesso dai Patania era riconducibile alla volontà ed alle strategie di Luni Mancuso alias “Scarpuni”, peraltro vicino allo stesso Colace, per cui era facile immaginare che Mantella, una volta uscito dal carcere, potesse rivolgere le sue “intenzioni” a qualcuna del versante dei Mancuso. Ricordo, inoltre, che sempre Colace disse la frase: “Questo come esce ci viene a prendere a noi, meglio che ci guardiamo perché questo è malato di testa è pericoloso”.

L’intoppo e l’arresto di Colace

Ma il progetto andò in fumo sia perché  sembra che l’ex boss di Vibo avesse subodorato l’agguato sia per l’arresto di Colace: “Mentre erano ancora in corsa questi preparativi e la ricerca delle armi Colace mi disse di sospendere le attività, per quando riguardava l’agguato a Mantella, dal momento che avevano saputo che quest’ultimo avesse “mangiato la foglia” e fosse in procinto di collaborare con la giustizia. In ogni caso egli insisteva per il reperimento delle armi ma fu poco dopo arrestato nell’operazione antimafia Costa Pulita”.

Il pentito Guastalegname e l’omicidio di Roberto Soriano

Nelle nuove rivelazioni del pentito Antonio Guastalegname c’è anche un altro episodio di sangue, questa volta consumato: quello di Roberto Soriano, vittima di Lupara Bianca ma sulla cui sorte hanno parlato diversi pentiti vibonesi che hanno chiamato in causa Saverio Razionale e Peppone Accorinti (ritenuti ai vertici rispettivamente delle ’ndrine di San Gregorio d’Ippona e di Zungri).

Il fratello di Leone, boss di Pizzinni di Filandari, sarebbe stato attirato in una trappola insieme ad Antonio Lo Giudice, torturato e fatto sparire.

Afferma di aver appreso la circostanza da non meglio precisati «ambienti criminali che frequentavo in Calabria” secondo i quali “la scomparsa di Roberto Soriano e l’omicidio di Antonio Lo Giudice era stata effettuata da Saverio Razionale ed era maturato in un contesto relativo al traffico di sostanze stupefacenti. Ho appreso soltanto nel corso dell’udienza di “Rinascita-Scott” che vi sarebbe stato anche il coinvolgimento di Peppone Accorinti nella vicenda, notizia che all’epoca (1993-1994) non circolava anche perché questi  aveva buoni rapporti coi Soriano».

Inoltre, aggiunge «sono a conoscenza – ha aggiunto il collaboratore – che Roberto Soriano aveva attentato alla vita di Razionale ma non sono in grado di riferire la fonte di queste notizie sia per quanto riguarda le intenzioni di Soriano di uccidere Razionale sia per quanto riguarda la scomparsa del primo. Negli ambienti criminali si sapeva che Razionale aveva schiaffeggiato Soriano e si attribuiva a quest’ultimo la responsabilità del tentato omicidio commesso a Briatico. Quando poi Soriano scomparve, erano notorie le responsabilità di Razionale ma, per come ho detto, ma non so dirvi chi di preciso mi riferì tutte queste notizie”.

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