Un'aula vuota
3 minuti per la letturaContinua a “spopolarsi” la scuola calabrese. I dati di quest’anno parlano di quasi 4mila studenti in meno iscritti, confermando il trend negativo degli ultimi anni. Il calo di iscrizioni si traduce in un taglio delle classi, con inevitabili ricadute su docenti e personale Ata.
«Più di un Atp (l’ufficio scolastico provinciale, per intenderci, ndr) non ha autorizzato la formazione di classi in quasi tutti gli ordini di scuola. Un dato che deve far riflettere – commenta Pino Assalone, segretario regionale Unicobas Scuola-Università – Il calo demografico è ormai strutturale; da anni la Calabria ci fa i conti, senza che venga mai affrontato nelle dovute sedi, con un problema che non è solo scolastico ma sociale. A fronte del calo delle iscrizioni aumentano gli studenti con disabilità che dovranno andare incontro a criticità di non poco conto. Il docente di sostegno è uno dei punti di forza del nostro sistema scolastico, ma non basta. Molte scuole presentano ancora barriere architettoniche diffuse e l’assistenza in classe non è sufficiente. Né i percorsi formativi sono sempre ben calibrati sulle esigenze degli studenti. È evidente come il sistema scolastico calabrese rappresenti uno dei tanti anelli deboli con cui bisogna fare i conti quotidianamente. C’è la necessità che il diritto allo studio, costituzionalmente sancito, venga di fatto realizzato e reso esigibile».
Peraltro sul quaderno delle doglianze della scuola calabrese c’è ancora altro da annotare. È il caso ad esempio dei divari nella dotazione delle strutture. Non tutti i bambini, ricorda ad esempio Assalone, beneficiano per esempio del servizio mensa e per effetti strutturali e di organici non tutti accedono al tempo pieno e purtroppo non tutte le scuole sono dotate di una palestra.
Ci sono poi le aree interne da salvaguardare, che rischiano – con il nuovo dimensionamento – di perdere i propri presidi e di svuotarsi, ancora. «Come non capire che la debolezza dell’offerta scolastica alimenta il processo di denatalità e flussi di immigrazione giovanile che a loro volta comprimono il numero degli alunni con il conseguente adeguamento al ribasso dell’offerta di istruzione? Per contrastare queste dinamiche negative occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche nazionali e regionali in tema di istruzione. Il Pnrr è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali tra i paesi interni e non solo. Tuttavia la messa a terra delle risorse – dice Assalone – deve avvenire attraverso una proficua mappatura dei bisogni. La priorità oggi è rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali della regione garantendo asili nido, tempo pieno, una viabilità moderna, scuole sicure, connessione a internet, potenziando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono degli studi. Quello dei Neet (i giovani che non studiano e non lavorano, ndr) in Calabria resta un fenomeno importante».
Gli ultimi dati Istat segnalano che i Neet rappresentano in regione il 28 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni, contro una media nazionale del 19 per cento.
«Abbiamo bisogno di uno Stato e di una Regione forti, inclini a ridurre le disuguaglianze scolastiche – conclude Assalone -. Occorre sedersi ad un tavolo per progettare una programmazione degli interventi a breve, medio e lungo termine».
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