La sede della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime
5 minuti per la letturaMILETO (VIBO VALENTIA) – Nuovo capitolo nella lunga crisi che sta animando i rapporti tra la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime, ente ispirato nella sua costituzione dalla mistica di Paravati Natuzza Evolo scomparsa all’età di 85 anni il primo novembre 2009 (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE), e la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, guidata dal vescovo Luigi Renzo.
LEGGI LA NOTIZIA DELL’APERTURA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI NATUZZA EVOLO
Dopo il decreto emanato lo scorso 3 luglio dal vescovo Luigi Renzo, che ha dato il via alla procedura di soppressione dell’ente (LEGGI), sono i soci della Fondazione che intervengono nelle more della trasmissione degli atti al ministero dell’Interno (cosa che decreterà l’effettiva soppressione della Fondazione) per cercare di riaprire una trattativa che ha raggiunto il suo apice di tensione in questo mese di luglio.
LEGGI DI COSA ACCADRÀ ALLA FONDAZIONE NELLE PROSSIME ORE
I soci fondatori, in sostanza, hanno presentato al vescovo una “supplicatio” con cui, in applicazione del diritto canonico, chiedono «la revoca del Decreto con cui il Vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha disposto, con esecuzione immediata la soppressione della persona giuridica privata denominata “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”» e «la revoca dell’assenso diocesano necessario ai fini della richiesta di riconoscimento della personalità giuridica di diritto civile della predetta persona giuridica privata».
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I soci fondatori, nelle motivazioni della richiesta (lunga una decina di pagine), hanno ripercorso le varie tappe della nascita e dello sviluppo della Fondazione stessa partendo dal quel 13 maggio 1987 in cui venne fondata l’Associazione che poi il 5 luglio 1998 venne convertita in Fondazione. Nel testo si rimarca come «sin dalla sua costituzione, la Fondazione ha operato sotto la guida della sua ispiratrice Natuzza Evolo e dei suoi padri spirituali, don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano, in comunione con la Chiesa, ispirandosi a ciò che Natuzza ha trasmesso con la sua vita e, in particolare, al messaggio da lei ricevuto dalla Madonna, consacrato nel suo Testamento spirituale, inserito nello Statuto, in quanto costituisce lo spirito della Fondazione stessa».
Inoltre, nei suoi 32 anni di storia la Fondazione ha realizzato le numerose opere architettoniche e assistenziali del complesso della Villa della Gioia oltre che aver «promosso, con l’autorizzazione della Diocesi, numerose celebrazioni liturgiche (che hanno visto la partecipazione anche di Vescovi e Cardinali) e iniziative di evangelizzazione, oltre a realizzare numerose opere di carità e di assistenza alle persone più bisognose».
LEGGI DEL SOSTEGNO DEL CLERO DIOCESANO ALLA DECISIONE DEL VESCOVO RENZO
Detto ciò, poi, i soci contestano a Renzo che «per 8 anni non ha mai sollevato dubbi o eccezioni in merito alla conformità dello Statuto alle leggi canoniche e civili o all’attività svolta dalla Fondazione. Anzi ha fatto parte, quale componente di diritto, del CdA della Fondazione, partecipando a diverse riunioni ed alle relative deliberazioni. Soltanto il 18 settembre 2015, ha comunicato di rinunciare a far parte di diritto del CdA, “per mia e vostra serenità nelle valutazioni ed iniziative da intraprendere da qui in avanti per regolare i rapporti tra la Diocesi e la Fondazione in merito al culto e alle attività religiose (art. 3/a dello Statuto) nel complesso ecclesiastico in via di completamento”, con ciò sottintendendo, per la prima volta, la necessità di ricercare una disciplina diversa da quella sino a quel momento avvenuta su base statutaria».
A questa decisione è seguita, il primo novembre 2015, la «prima bozza di modifica del vigente Statuto che, in sintesi, ordinava in maniera diversa gli articoli dello Statuto, introducendone uno specifico concernente i “Rapporti con l’Ordinario Diocesano”; operava la trasformazione della Fondazione in persona giuridica pubblica; conseguentemente, riconosceva al Vescovo più ampi poteri, compreso quello di nominare il Presidente; riduceva e, in parte, modificava il testo del Testamento spirituale di Natuzza; restringeva le competenze dell’Assemblea; privava il Consiglio di Amministrazione dei suoi poteri di gestione ordinaria e straordinaria, senza però affidarli ad alcun altro organo».
Questa proposta il 26 novembre 2015 veniva bocciata dal CdA della Fondazione che «ha deliberato di non poterla accogliere, che avrebbe portato ad una entità del tutto nuova e diversa da quella esistente, essendo ciò giuridicamente inammissibile. Il 3 dicembre 2015 Lei ha ribadito la necessità di rimodulare la forma giuridica-amministrativa della Fondazione per facilitare i rapporti con la Diocesi, improvvisamente ritenuti “inconciliabili”, precisando che “non sarà possibile consacrare la Chiesa senza questi accordi preliminari anche di natura canonica”».
Ne è seguito un fitto scambio epistolare tra i due enti comprensivo di varie nuove bozze di modifica dello Statuto fino ad arrivare agli eventi degli ultimi mesi e al decreto di soppressione.
Riepilogata la cronistoria degli eventi, i soci della Fondazione passano a contestare i contenuti del decreto evidenziandola volontà di tutelare «il Testamento Spirituale di Natuzza, che ispira l’Opera voluta della Madonna che la Fondazione si propone di realizzare e tutelare» e rimarcando i diversi punti che la separano dalla diocesi ribadendo, però, che «mai la Fondazione si è intromessa nell’esercizio del Suo ufficio pastorale e mai si è intromessa nella disciplina ecclesiastica, nel ministero della parola, nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto di Dio e dei Santi e nell’amministrazione dei beni: piuttosto, le attività di religione e culto sono state svolte dalla Fondazione, sino a quando ciò le è stato consentito, “secondo le disposizioni della Chiesa e dell’autorità competente” e l’Ente ha provveduto con scrupolo e diligenza ad amministrare i propri beni privati (pervenuti dalle donazioni di tutte le persone che hanno a cuore l’Opera) e a destinarli al raggiungimento dei suoi scopi statutari, secondo la volontà dell’ispiratrice Natuzza Evolo, realizzando tutto ciò che è ben visibile a tutti».
Tutta l’opera realizzata finora «fa parte di un unico progetto chiesto a Natuzza dalla Madonna, che la Fondazione, quale strumento operativo, si propone di realizzare, e che può portare a compimento soltanto mantenendo l’attuale identità».
Infine, evidenziando il rischio che quanto realizzato dalla Fondazione possa disperdersi in caso di soppressione dell’ente, i soci chiedono «umilmente, di revocare, previa sospensiva, il Decreto del 3 luglio 2019 proprio al fine di tutelare la Fondazione e proseguire con Lei un sereno e costruttivo dialogo circa le richieste da Lei avanzate inerenti le modifiche statutarie che non contrastino con gli scopi dell’ente e che non snaturino la Fondazione, evidenziando che lo spirito che anima la Fondazione è di profonda comunione con la Chiesa».
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