Roberto Scarpinato, ex Procuratore generale della Corte d’Appello di Palermo e oggi senatore del Movimento Cinque Stelle
1 minuto per la lettura«È UNA vittoria dello Stato e non di questo Governo». Guardando allo storico arresto di Matteo Messina Denaro, non si può non essere d’accordo con Roberto Scarpinato, ex Procuratore generale della Corte d’Appello di Palermo e oggi senatore del Movimento Cinque Stelle, siciliano eletto in Calabria. Il merito della cattura della primula rossa della mafia è delle Forze dell’ordine e dei magistrati di Palermo, coordinati dal Procuratore, Maurizio De Lucia, e dall’aggiunto, il cosentino Paolo Guido. La politica, insomma, non c’entra nulla.
Ma riavvolgiamo un attimo il nastro e torniamo al 26 ottobre del 2022. Matteo Messina Denaro è ancora un uomo libero, o meglio latitante. E il Governo Meloni, che ha appena giurato nelle mani del Capo dello Stato, si è presentato in Parlamento per ottenerne la fiducia.
Parla Roberto Scarpinato: «Quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia mantenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire perplessità al riguardo, tenuto conto che il suo Governo si regge sui voti di una forza politica il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali con i mafiosi e che ha tra i suoi soci fondatori Marcello Dell’Utri».
Ecco, tra il non attribuire meriti al Governo e il sostenere che il Presidente del Consiglio non sia in grado di mantenere una linea dura contro la mafia, quando meno di tre mesi dopo verrà arrestato il ricercato più famoso d’Italia, un po’ ce ne corre… Ma, si sa, nemo profeta in patria.
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