Monsignor Giovanni Marra ritratto sulla copertina del libro
3 minuti per la letturaCITTA’ DEL VATICANO – Da ragazzo sognava di fare il semplice parroco di paese in Calabria, invece è diventato arcivescovo di Messina, ha girato il mondo e servito la Chiesa come Ordinario militare, ha lavorato fianco a fianco con Madre Teresa di Calcutta, ha creato dal nulla una grande opera nel panorama dei media vaticani, ha lottato per i diritti dei lavoratori.
E’ monsignor Giovanni Marra. Morto tre anni fa (l’11 luglio del 2018, a Roma), ora un libro, nel novantesimo anniversario della sua nascita, lo racconta: «Il generale di Dio» di Francesco Gerace per le edizioni L’Alba.
«Il generale di Dio» era il soprannome che scherzosamente gli aveva dato Giovanni Paolo II. In effetti, almeno per una parte della sua vita, Marra fu veramente generale, a capo di quella speciale legione di “soldati” che sono i cappellani militari.
Marra nasce il 3 febbraio del 1931 a Cinquefrondi (Reggio Calabria), un paesino di seimila anime sulle prime colline dell’Aspromonte. La famiglia vive del frutto dei terreni e del lavoro di una piccola bottega di tessuti. Un legame, quello con la sua terra, che non recise mai, anche se spese tutta la vita pastorale fuori dalla sua regione. Un rapporto, quello con la Calabria, all’impronta dell’impegno per la legalità e contro tutte le mafie. Ribadito poi anche in Sicilia dove è stato arcivescovo di Messina. L’incontro con don Luigi Sturzo, negli anni dell’università, e la collaborazione poi con don Primo Mazzolari, furono l’inizio di un percorso che portò Marra ad essere uno dei più stretti collaboratori di sei Papi.
Tra i primi impegni di giovane sacerdote, collaborò nella stesura dei testi del Concilio Vaticano II, e per la Cei, invece, entra nel gruppo di lavoro che “inventa” le Settimane sociali dei cattolici (l’ultima delle quali si è chiusa proprio nei giorni scorsi a Taranto). Poi l’arrivo in Vaticano, tra la Congregazione per il Clero, che allora si chiama Congregazione del Sacro Concilio, e il neonato Ctv, il Centro Televisivo Vaticano, del quale fu direttore generale. Lavorò in Segreteria di Stato, all’Apsa, alla diocesi di Roma dove curava l’amministrazione.
Ma nel libro si ripercorre non solo la carriera del presule ma soprattutto l’aspetto umano del pastore che era amico di ministri e sindaci ma poi ospitava in arcivescovado gli operai.
Tra i santi che frequentò da amico, una posizione particolare occupa Madre Teresa di Calcutta. E’ lui, su mandato di Giovanni Paolo II, un altro santo, a reperire l’immobile, una scuola in disuso, nel quartiere romano di Primavalle per aprire Casa Allegria, struttura delle Missionarie della Carità che dal 1980 ospita ragazze madri con i loro bambini. Nei ricoveri della suora albanese era Marra che andava a celebrare Messa in ospedale, con un carrello delle vivande per altare. E insieme a Madre Teresa corsero al Policlinico Gemelli quando Giovanni Paolo II fu ricoverato dopo l’attentato del 13 maggio del 1981.
L’ordinario militare, mons. Santo Marcianò, in un’intervista contenuta nel libro, ricorda: «Non smise mai di accompagnare Madre Teresa non solo per sostenerne e promuoverne le opere ma per impegnarsi in esse direttamente sebbene occupato in non poche mansioni a servizio della Santa Sede e del Santo Padre. Una carità in cui egli si è donato ma che gli ha donato tanto».
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