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REGGIO CALABRIA – Alle prime ore di oggi, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, gli investigatori della Squadra mobile e dell’Arma dei carabinieri, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal gip del tribunale reggino.

I destinatari sono otto persone, indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla programmazione e preparazione di delitti di natura predatoria, segnatamente rapine ad uffici postali e furti di autovetture impiegate nella consumazione delle rapine, nonché per ricettazione e detenzione e porto illegale di armi.

Sei persone sono finite in carcere e due agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Organetto”. Questi i nomi:

  • Carmine Alvaro, 34 anni;
  • Antonio Rocco Leone, 53 anni;
  • Francesco Trefiletti, 28 anni;
  • Giuseppe Agostino, 50 anni;
  • Antonio Giuseppe Palmisano, 52 anni;
  • Rosa Soccorsa Delfino, 55 anni;
  • Maria Giovanna Punturiero, 33 anni (ai domiciliari);
  • Salvatore De Francesco, 54 anni (ai domiciliari).

L’indagine è stata avviata a seguito della rapina avvenuta il 2 ottobre 2017 presso l’ufficio postale della frazione Sambatello, a Reggio, nel corso della quale vennero rubati circa 11.000 euro, oltre ai soldi in contanti che la direttrice aveva all’interno della propria borsa. Gli autori della rapina avevano utilizzato due autovetture (una Fiat Uno bianca e una Fiat Cinquecento rossa) risultate rubate pochi giorni prima. Con la Fiat Uno i rapinatori erano giunti presso l’ufficio postale, mentre con la Fiat Cinquecento avevano bloccato, ancor prima di avviarsi all’obiettivo e qualche centinaio di metri prima dello stesso, la strada che porta all’ufficio postale in direzione opposta a quella da cui erano giunti.

Intercettazioni telefoniche successive hanno fatto emergere come Alvaro, Leonello, Trefiletti, Delfino e Punturiero avessero organizzato, il 27 novembre 2017, una rapina all’Ufficio postale di Pellegrina di Bagnara Calabra. Punteriero, figlia di Delfino, aveva il ruolo di basista all’interno dell’ufficio postale: aveva il compito di aprire la porta antipanico ai complici, ma non vi riuscì e pertanto si camuffò da semplice cliente delle Poste, venendo anche sentita come testimone dai militari dell’Arma intervenuti sul luogo per un segnalato tentativo di rapina.

Leonello e Alvaro, secondo gli inquirenti, costituivano, con Trefiletti, il vertice del gruppo, mentre Agostino e Delfino rappresentavano i punti di riferimento per le rapine compiute nella periferia nord di Reggio Calabria e di Scilla e Bagnara Calabra.

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