Rocco Barbaro
1 minuto per la letturaDA martedì primo febbraio, Rocco Barbaro detto “U sparitu”, colui che in un’intercettazione è stato definito “Il capo dei capi” è un uomo libero.
Dopo il rinvio della Cassazione e l’appello bis, è caduta parzialmente la condanna a 16 anni per associazione mafiosa e intestazione fittiza di beni emanata a Milano per l’acquisto, grazie ad un prestanome, del bar “Vecchia Milano”.
La storia risale a dieci anni fa, quando a Buccinasco, la Platì del Nord, Barbaro lavorava come gommista ai servizi sociali dopo una sua scarcerazione. Con la complicità del figlio Francesco, Rocco Barbaro, aveva utilizzato un parente come prestanome per l’acquisto dell’officina.
Secondo Dda e Dia della Lombardia Rocco Barbaro è maggiore plenipotenziario della ‘ndrangheta in Lombardia. Tesi che non ha comunque retto davanti alla suprema corte di Cassazione che hanno rinviato ad un nuovo Appello al processo, hanno derubricato l’accusa di associazione mafiosa e mantenuto solo quella per la fittizia intestazione del bene.
Nel maggio del 2017, la sua cattura a Platì, dopo un anno e mezzo di latitanza, era stata salutata come un colpo mortale alla ‘ndrangheta del Nord. All’epoca, infatti Barbaro, era nella lista dei latitanti più ricercati d’Italia.
La sua cattura era stata idealmente dedicata alla memoria del brigadiere Antonio Marino, brigadiere di Platì, ucciso nel 1990 a Bovalino. Il carabiniere era stato ucciso dal padre di Rocco Barbaro, Ciccio, fondatore del ramo “Castanu” della cosca
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