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La Regione Calabria verso la riforma della legge elettorale. La maggioranza spinge per introdurre il consigliere supplente mentre la presidente della commissione Affari istituzionali solleciterà l’avvio di un tavolo bipartisan


L’INTENZIONE di metter mano alla legge elettorale calabrese c’è tutta a Palazzo Campanella ed è condivisa, seppur con obiettivi diversi, da più forze presenti in aula. Da qui alla fine della legislatura, quindi, è prevedibile che si rimetta mano alla legge 1 del 2005, che disciplina l’elezione del presidente e del consiglio regionale.

Se ne occuperà un tavolo di lavoro, aperto a tutti i gruppi, e che doveva essere avviato già un anno fa. Questa almeno è la conclusione a cui è giunta ieri, 16 ottobre 2024, su input della presidente Luciana de Francesco, la commissione Affari istituzionali di Palazzo Campanella. Qui è approdata, per la seconda volta, la proposta di inserire l’incompatibilità tra assessore e consigliere regionale, risolvendola con l’introduzione del ‘supplente’. Ovvero una carica ‘a tempo’, assegnata per sostituire un consigliere eletto quando nominato in Giunta. Ne consegue che se l’assessore viene defenestrato dal governatore o decide di lasciare l’esecutivo, rientra in Consiglio e il supplente torna a casa. Un anno fa una proposta analoga venne stralciata e rinviata, dopo l’intervento del presidente Occhiuto che considerò inopportuno in quel momento approvare una legge destinata a passare alla ‘storia’ come un provvedimento aumenta poltrone.

COSA CAMBIA NELLA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE DELLA REGIONE CALABRIA

Cosa cambia nella nuova proposta? Rispetto al testo precedente, nel nuovo si prevede che la modifica, una volta approvata, entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura. «Questa scelta temporale permette di implementare le nuove norme in modo ordinato e graduale» si legge nella relazione. La sensazione però è che i gruppi di centrodestra vogliano mostrare di non agire per proprio interesse (nel caso di un nuovo rimpasto). La seconda novità è che la proposta di legge non viaggia da sola, stavolta. Si accompagna a un intervento di modifica dello Statuto (oggi in discussione in commissione Riforme) che limita a due il numero di assessori esterni nominabili dalla prossima legislatura.

Questo secondo tentativo di introdurre il consigliere supplente avrà più fortuna? Le premesse ci sono tutte, perché la proposta ha la firma di tutti i capigruppo di maggioranza e del presidente del Consiglio Filippo Mancuso. Poco probabile, al momento, che la condivisione sia bipartisan perché l’opposizione in commissione ieri ha mosso una serie di rilievi. Antonio Lo Schiavo, che sulla proposta, ha anticipato, si asterrà in attesa di approfondirla, ha ravvisato il rischio che il consigliere supplente si ritrovi in condizione di debolezza rispetto al presidente di Regione che di fatto, defenestrando un assessore, può rispedirlo a casa in qualsiasi momento.

I DUBBI SUI RISCHI DI UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA DEL CONSIGLIERE SUPPLENTE

Dubbi anche dal dem Ernesto Alecci. «Se il mandato può interrompersi nel corso della legislatura, le funzioni del supplente, anche quelle di ascolto del territorio, sono indebolite – ha detto –. Se si vuole separare le due funzioni, meglio prevedere allora che il consigliere nominato assessore debba dimettersi, come avviene nei Comuni». Ipotesi bocciata da Giuseppe Mattiani. C’è il rischio, ha obiettato, di «deludere» gli elettori, perché, se si viene poi estromessi dalla Giunta, si rimane fuori dalla Regione. «Beh, anche cambiare gruppo può deludere gli elettori. Forse andrebbe esclusa questa possibilità» ha commentato, rispondendo a Mattiani, che nel corso della legislatura, peraltro, è passato da Forza Italia (gruppo in cui è stato eletto) alla Lega.

Per l’opposizione, in ogni caso, «riforme di tale portata vanno condivise da tutti i consiglieri» ha ribadito Lo Schiavo. Del resto, in giacenza da quasi due anni c’è anche una sua proposta di riforma elettorale, che prevede il ritorno del voto disgiunto (cancellato nel 2014) e abbassa al 3 per cento la soglia di sbarramento per partecipare al riparto dei seggi (oggi è del 4 per cento per le liste e dell’8 per i candidati presidenti). Chissà che non se ne torni a discutere al tavolo di lavoro dedicato alla riforma elettorale.

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