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Il consiglio regionale della Calabria

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LA RIFORMA sul consorzio di bonifica unico, tanto cara al presidente Occhiuto, da ieri è legge. E senza corsa al ventunesimo voto: la seduta fila via liscia, nessuna obiezione dal leghista Molinaro né i chiacchierati malumori di Fratelli d’Italia, dovuti al richiesto ritiro degli emendamenti, prendono sostanza, evaporati evidentemente durante la riunione di maggioranza che ha preceduto la seduta. Tutta la coalizione – 21 sì, quelli necessari a far passare la riforma – vota a favore e la proposta incassa in più il parere favorevole di Francesco Afflitto del M5S e di Ferdinando Laghi (De Magistris presidente). Alla fine non serve neanche la questione di fiducia: su richiesta di Giuseppe Graziano prima e di Antonello Talerico, Giuseppe Neri e Michele Comito poi, Occhiuto accetta di ritirarla. «I voti della maggioranza ci sono e sono convinti – ha detto Talerico – Senza la fiducia, la proposta può essere condivisa anche dai consiglieri di minoranza». E così è stato, almeno in parte.

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Francesco Afflitto, in verità, avrebbe votato la riforma anche con la fiducia – in commissione aveva detto che il suo sì, in ogni caso, riguardava solo la proposta – ma il venir meno del vincolo gli eviterà, probabilmente, un provvedimento del Movimento, che ieri pomeriggio con Orrico e il capogruppo Tavernise aveva ribadito contrarietà al progetto. Ferdinando Laghi, invece, con la fiducia non avrebbe mai votato il provvedimento: la riforma, ha detto, è migliorabile ma necessaria, ma la questione di fiducia «travalica il merito» ed è affare esclusivo della maggioranza.

Il presidente Occhiuto, d’altra parte, in aula con febbre a 39, nel corso del suo intervento aveva fatto intendere di non essere “innamorato” della fiducia come atto formale. «Io voglio che questa riforma passi con 21 voti. Secondo alcuni pareri ne bastano anche meno, ma Arrical l’abbiamo votata con maggioranza qualificata e oggi, su una riforma su cui metto la faccia, non mi espongo a possibili ricorsi. La fiducia in una Regione come la nostra, che si basa su modello presidenziale e non parlamentare, non serve a delimitare le maggioranze. Quelle si formano al voto. La questione di fiducia serve qui ad ancorare la vita della legislatura all’approvazione di atti strategici – ha detto Occhiuto – Per questo ho chiesto alla mia maggioranza di esprimere i 21 voti necessari: io resto a fare presidente se sono nelle condizioni di poter cambiare questa regione, altrimenti torno a sottopormi al voto dei cittadini».

Occhiuto ha ribadito, però, al tempo stesso che il suo non era un atto di forza né un ricatto verso la sua maggioranza, per cui ha avuto solo parole di elogio. «Io sono grato alla mia maggioranza, tante cose sono state fatte grazie alla coalizione che ha accompagnato il cambio di passo e che consente al presidente di lavorare un autonomia» ha detto il presidente.

Della riforma, che prevede il Consorzio di bonifica unico e la liquidazione degli 11 esistenti, Occhiuto ha detto che serve anche a mandare un messaggio al Paese. «Il Consorzio unico serve a dimostrare alla comunità nazionale che in Calabria si fanno riforme coraggiose: sono messaggi che consolidano una nuova idea di Calabria – ha detto – Solo l’opposizione non ha l’onestà intellettuale di riconoscere che da un anno e mezzo, anche per l’atto di generosità di una maggioranza che consente al presidente di lavorare in autonomia, abbiamo una Calabria di cui si parla come di una regione che cerca di risollevarsi e fa cose in controtendenza rispetto al passato. Il Consorzio di bonifica unico – ha spiegato Occhiuto – dimostra che quando facciamo le riforme le facciamo seriamente. Non più undici commissari, ma un solo ente che eviterà, ad esempio, che qualche commissario possa essere tentato, come in passato, di dare risposte clientelari indotte dalla politica». Il Consorzio unico «sarà la new company che garantirà i servizi agli agricoltori – ha concluso – Con un unico ruolo del personale, un bilancio unico, un unico centro di costo. Una rivoluzione».

Il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, c’aveva provato a stuzzicarlo. «Il presidente Occhiuto vuole governare da solo, lo ha detto oggi con chiarezza. Si impedisce all’aula di esprimere il dissenso con la minaccia delle dimissioni, è un atto che mette in discussione il processo democratico» ha detto il dem. «I muscoli li mostra chi è debole e vuole sembrare forte. Io non ho bisogno di mostrare i muscoli, tanto più nei confronti di una maggioranza che è sempre stata leale» ha commentato Occhiuto.

A dargli man forte del resto c’era stata una lunga sequenza di interventi del centrodestra, tutti tesi a ribadire la fiducia al presidente e a smentire qualsiasi forma di disagio o di subalternità. «Governare, comandare… Le parole non mi interessano – l’intervento di Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia) – Anche perché il tema non è l’uomo solo al comando. Bisogna anche saper comandare e raramente ho visto un presidente con il piglio del governatore Occhiuto». Michele Comito (Forza Italia) ha rilanciato: «La Calabria ha bisogno di un decisionista».

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