I sindaci calabresi pronti alla mobilitazione contro la legge sull'autonomia differenziata
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I SINDACI calabresi si preparano a scendere di nuovo in piazza contro l’autonomia differenziata. In testa alla mobilitazione la presidente di Anci Calabria, Rosaria Succurro, forzista, ma che già da un po’ ha superato ogni prudenza d’appartenenza – forte, del resto, anche delle posizioni del governatore – passando nella schiera di chi vede nella riforma Calderoli rischi per il Mezzogiorno. «Noi sindaci calabresi siamo molto preoccupati per la spedita approvazione dell’autonomia differenziata, che nella forma attuale può compromettere il futuro dei nostri territori – dice Succurro – Da presidente dell’Anci Calabria, avevo intercettato anzitempo le perplessità e le riserve dei sindaci calabresi sul testo sull’autonomia differenziata. Pertanto, tutti insieme avevamo chiesto, tramite i prefetti delle cinque province della Calabria, che l’articolato contenesse la definizione dei Lep e le modalità di finanziamento, che purtroppo mancano nel testo approvato. Nel testo finale dell’autonomia differenziata non ci sono certezze – sottolinea la presidente Succurro – sulla definizione e sul finanziamento dei Lep e neppure per le Regioni che non vorranno proporre forme di autonomia o che vorranno proporle su materie al di fuori dei Lep. Inoltre, del caposaldo della perequazione non si è tenuto conto, non c’è stato un dibattito maturo sul disegno di legge né il necessario approfondimento sull’impatto della riforma per le Regioni meridionali». I sindaci calabresi torneranno quindi di nuovo dai prefetti, «portando avanti una battaglia che non ha né può avere colori politici».
L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, I SINDACI E GLI UMORI IN FORZA ITALIA
Intanto, gli occhi restano puntati sul governatore Occhiuto: la sua posizione critica è ancora notizia del giorno nel dibattito politico. E fonte di malumori nel centrodestra, con gli alleati che forse non pensavano che gli avvertimenti del governatore calabrese sul testo della legge (con quel “no money, no party” che pure in forma più istituzionale risuonava già un anno fa, in Conferenza Stato-Regioni) si sarebbero trasformati in aperto dissenso. In Forza Italia, per smorzare le polemiche, gli uomini di Tajani continuano a ribadire che la legge è stata migliorata proprio dagli azzurri, in Senato prima con le modifiche sul testo, alla Camera poi, con il più blando strumento degli ordini del giorno. Maurizio Gasparri, senza mai nominare il governatore, c’ha tenuto a ricordare nelle scorse ore che la dichiarazione di voto a favore sulla legge, a palazzo Madama, l’aveva fatta il fratello, Mario Occhiuto. E tuttavia le parole del presidente di Regione – l’autonomia differenziata come boomerang elettorale per tutto il centrodestra – hanno fatto breccia in altri azzurri, fuori dalla Calabria. «I voti a Forza Italia alle europee sono una cambiale in bianco che va onorata con i fatti. Non possiamo sbagliare sull’autonomia perché non ci verrebbe perdonato» dice il deputato Giorgio Mulè, siciliano, in una intervista a Repubblica.
Lo stesso Mulè sugli ordini del giorno presentati da Forza Italia, va detto, è più realista di chi – il portavoce azzurro Nevi – li aveva definiti «vincolanti». Potrebbero esserlo politicamente (ma dipenderà dal governo), non lo sono però giuridicamente. Mulè lo spiega bene. «Alcuni parlamentari li definiscono (gli ordini del giorno, ndr) carta igienica – dice sempre a Repubblica – Ma la serietà e l’affidabilità del governo si misurerà nel trasformare questi odg in norme». Mulè è fiducioso, perché il segretario azzurro e vicepremier Tajani «ha detto che c’è l’impegno, reale, del governo a renderli esecutivi». A quel punto «le preoccupazioni del governatore calabrese Occhiuto e degli altri esponenti forzisti del Sud si dissolveranno».
OPPOSIZIONE ALLA CARICA
Dal centrosinistra intanto si continua a sollecitare (o provocare, dipende dai punti di vista) Occhiuto, perché partecipi alla battaglia per cancellare la legge appena approvata. Battaglia che percorre due strade. La prima è quella del referendum abrogativo, che può esser richiesto da 500mila elettori o da cinque consigli regionali. C’è un ostacolo però su questa strada: la possibilità, paventata da alcuni giuristi, che la Corte Costituzionale giudichi il referendum non ammissibile, perché la legge Calderoli è collegata alla manovra di Bilancio (e le leggi di Bilancio non possono essere soggette a referendum). Ecco perché il centrosinistra – e le Regioni che governa, in testa la Campania – stanno valutando anche la possibilità di impugnare la legge davanti alla Consulta.
I consiglieri regionali della Calabria Lo Schiavo e Mammoliti incitano Occhiuto in questa direzione (con tanto di interrogazione già depositata a Palazzo Campanella). Sul punto insiste anche Amalia Bruni, consigliera dem: «Anche l’Ue ha bocciato l’Autonomia, Occhiuto sia per una volta presidente di tutti e impugni la legge». C’è poi il governatore campano Vincenzo De Luca a chiamare Occhiuto alla ‘battaglia’. «Devo dire all’amico Roberto Occhiuto, persona perbene e bravo amministratore, che forse potevamo mobilitarci un po’ prima – dice nella sua consueta diretta – Io lo sentii alla vigilia della nostra manifestazione a Roma il 16 febbraio a Roma. Roberto mi disse che aveva un po’ di problemi in relazione alla situazione nazionale, e io stavo a dirgli: “ma che te ne frega della situazione nazionale, tu fai il governatore della Calabria, pensiamo alle nostre comunità”. Comunque meglio tardi che mai».
CONTROMOSSA AZZURRA?
Intanto, però, c’è un’altra voce che inizia a farsi strada negli ambienti politici (ne hanno dato conto nelle scorse ore Repubblica e HuffPost. Per riconciliare il partito tra gli azzurri si sarebbe delineata una contromossa: portare Francesco Cannizzaro al Mef, come sottosegretario con delega ai Lep. La poltrona oggi è dell’azzurra Sandra Savino, che potrebbe però volare a Strasburgo se Tosi rinunciasse al seggio nel nord-est. Fantapolitica?
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