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CATANZARO – Dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità della norma di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche del primo ciclo, ogni Regione diventa ora arbitro dell’applicazione della sentenza sul proprio territorio, con la tentazione di rivedere il piano già varato. Sembra improbabile, comunque, una revisione per il prossimo anno scolastico, che metterebbe in crisi l’avvio delle lezioni. Delle 10.213 istituzioni scolastiche funzionanti quest’anno, ne dovrebbero essere soppresse dal prossimo anno – riporta le newsletter di Tuttoscuola in uscita lunedì – ben 1.078 (il 10,6%) e ne dovrebbero, quindi, rimanere 9.135. 

E proprio rispetto ai tagli il record spetta alla Calabria  con 330 unità in meno (-45%), seguita dalla Puglia con 302 (-30%), dalla Campania con 271 e dalla Sicilia 270. «Ma il taglio delle scuole – prosegue lo studio – viene da lontano, in particolare dalla prima razionalizzazione avvenuta con l’avvio dell’autonomia scolastica nel 2000». Secondo i calcoli di Tuttoscuola, erano complessivamente 11.276 le istituzioni scolastiche nel 2000-01; saranno 9.135 nel 2012-13: 2.141 in meno (-19%). «In 12 anni è scomparsa una scuola su cinque. Metà di quel decremento è avvenuto al Sud con la soppressione di 1.068 istituzioni (-28%); le Isole ne hanno perso il 22%, il Centro il 16% e il Nord il 10%». La Regione che nel confronto 2000-01/2012-13 fa registrare la più elevata diminuzione di istituzioni scolastiche è, appunto, la Calabria con 330 unità in meno (-45%). Al Centro spicca la nuova situazione del Lazio che, pur avendo avuto un discreto incremento della popolazione, ha tagliato recentemente in modo netto, perdendo il 20% delle istituzioni (erano 194 in più nel 2000). L’Emilia-Romagna, grazie anche al notevole aumento di alunni (+28% dal 2000), ha contenuto le perdite di istituzioni scolastiche a sole 17 unità (-3%).    

«Quali le cause di questo dimagrimento della rete di istituzioni scolastiche (va ricordato che non ci si riferisce alle sedi di scuole sul territorio, ma alle istituzioni giuridiche con presidenza e direzione amministrativa)?», si domanda Tuttoscuola. «La riforma del 2011, voluta dall’allora ministro Gelmini è la prima – rileva lo studio – che interviene pesantemente sulla struttura della rete (scuole di almeno mille alunni e riorganizzazione in istituti comprensivi). Le modifiche di questo decennio sono state prevalentemente il frutto degli assestamenti conseguenti alle variazioni demografiche della popolazione scolastica (in calo nelle aree meridionali e in aumento al Centro-Nord)». «Nelle istituzioni scolastiche del Sud e delle Isole, rispetto al 2000, ci sono oggi circa 355 mila alunni in meno (oltre il 10% in meno); in quelle del Centro-Nord ci sono 562 mila alunni in più (nel Nord Est + 21%). Nonostante varie resistenze per applicare completamente la nuova riforma della rete, al Sud e nelle Isole, le Regioni hanno dovuto adattarsi al pesante decremento della popolazione e, quindi, hanno soppresso di conseguenza, mentre altrove hanno potuto agire con mano leggera. La nuova situazione della rete è, dunque, conseguenza del combinato disposto della legge 111/2011 e della variazione demografica», conclude lo studio.

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