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Scopelliti e Gentile hanno esultato quando le urne erano ancora aperte, ma 24 ore dopo arriva anche il plauso da Roma per il Pdl calabrese. A prescindere dalla vittoria al primo turno che resta in bilico a Catanzaro, il vessillo del partito è apparso in controtendenza rispetto ai livelli del resto del Paese. E il capogruppo alla Camera dei deputati, Fabrizio Cicchitto, ha rivendicato il risultato parlando con i giornalisti la mattina dopo lo scrutinio: in Calabria, ha detto, «come in Campania, in Puglia e nella stessa Sicilia, Palermo a parte», il Pdl «ha fortemente tenuto» mentre nel Lazio «è andato davvero bene».

Cicchitto ha rivolto poi una considerazione agli ex alleati dell’Udc: «Casini – ha affermato il deputato – non si faccia illusioni: per un verso il suo partito nazionale si è disarticolato al suo interno, per altro verso si è presentato con alleanze variabili in molte parti d’Italia che non hanno dato forti rese sul piano dei voti, mentre la linea del Partito Democratico è del tutto bipolare per l’oggi e per il futuro».

La posizione dei centristi, tema caldo della campagna elettorale, è esplosa ancora di più ieri alla luce dei risultati. Il segretario regionale dell’Udc, Gino Trematerra, si preoccupa da parte sua di dare una lettura dei numeri per smentire chi vede una bocciatura del suo partito: «Invito – afferma – tutti coloro che si lanciano in analisi affrettate ed incomplete ad avere maggiore prudenza: il dato di Catanzaro per quanto riguarda l’Udc e il Terzo Polo non può essere indicativo dell’ottimo risultato registrato dal partito negli altri comuni calabresi». Gino Trematerra sottolinea che «in 4 comuni oltre i 30.000 abitanti come Cassano allo Ionio (Udc al 22%), Palmi (30%), Castrovillari (10%), Paola (8%) il partito sarà protagonista dei ballottaggi con i suoi candidati. Sotto i 15.000 abitanti sono tantissimi i sindaci Udc scelti già al primo turno dai cittadini per guidare le amministrazioni. Insomma – conclude Trematerra – questo voto ha confermato e rafforzato il progetto dell’Udc sul territorio calabrese, premiando la coesione, il gioco di squadra, la credibilità e la serietà amministrativa che il partito ha saputo costruire con entusiasmo e sacrificio». 

Una difesa, quindi, della posizione del partito che già ieri era stato oggetto di riferimenti taglienti da parte dei vertici regionali del Pdl: «Nel capoluogo regionale – hanno detto a caldo Scopelliti e Gentile – avremmo già vinto al primo turno se non fossero intervenute incomprensibili divisioni. Un contributo importante all’affermarsi della Calabria migliore». Secondo il governatore e il senatore, comunque, «il modello politico sperimentato sin dalla costruzione dell’alleanza che ha portato alla vittoria regionale si radica in un momento assai delicato per il Paese e la Regione, indicando una strada e un percorso da seguire nella rotta dell’area del centrodestra. Il gruppo dirigente del partito, sin dai vertici regionali alle rappresentanze territoriali, ha fatto della coesione e della selezione accurata dei candidati un punto di forza imprescindibile, che è visibile quotidianamente. Ora è fondamentale che i militanti ed i dirigenti di tutte le forze di centrodestra si uniscano in vista dei ballottaggi per dare continuità amministrativa e politica ad un progetto che è calato nei bisogni della gente e che non viene minimamente intaccato dal vento dell’antipolitica». 

 

Un’analisi antitetica a quella proposta oggi dal coordinatore calabrese di Sinistra e libertà, Andrea Di Martino, secondo il quale «i risultati della tornata amministrativa in Calabria mostrano le prime crepe di un sistema di potere in disgregazione». Visti da sinistra, insomma i risultati delle amministrative rivelerebbero che «pur non scomparendo, com’è avvenuto nel resto del Paese il Pdl e il suo leader locale, sembrano essersi trasformati in vaso di creta con numerose crepe. In tutti i comuni superiori ai 15.000 abitanti, il sindaco si eleggerà ai ballottaggi. I fasti del modello Reggio sembrano essere dimenticati e lontani, inghiottiti nel buco nero che si è aperto nel comune da cui tutto era partito, Reggio Calabria». 

 

«In pochi mesi – sottolinea Di Martino – tutto sembra essere pronto a una nuova fase, la marcia trionfale, svolta solo qualche mese fa sulla città di Cosenza, con a capo il governatore Scodellini, ha subito una battuta d’arresto. Il crollo nazionale del partito di Berlusconi, determinerà anche in Calabria un’inevitabile accelerazione del declino, anche dal turno di ballottaggio che si terrà tra quindici giorni». Di Martino esulta per il risultato del suo partito: «Elegge tre sindaci nei comuni inferiori ai 15.000 abitanti, a Casole, Cellara e Pietrafitta in pre Sila, contribuisce in modo decisivo alla vittoria a Luzzi, eleggendo ben tre consiglieri comunali, ed è determinante nella vittoria a Pizzo Calabro e a Roccabernarda, dove siamo protagonisti dell’elezione di due giovani sindaci portando in consigli nostri rappresentanti». 

 

E poi guarda al futuro: «Ora però sta al campo di forze che si riconosce nel centrosinistra avviare l’opera di riorganizzazione e rinnovamento, per offrire ai calabresi una proposta di cambiamento». E qui torna in ballo la posizione dei centristi: «Anche l’Udc alla luce dei risultati in regione e nazionali è chiamata a fare una scelta, deve decidere se lasciare ora l’alleato morente, quando ancora non è avvenuto il crollo o lasciarsi travolgere dalla frana che ci sarà».

 

 

 

 

 

 

 

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