CROTONE – Dopo sei giorni di permanente sul tetto dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, è esplosa l’esasperazione dei 132 precari dell’Asp crotonese. Da lunedì scorso protestano per vedere riconosciute dalla Regione le loro spettanze, il sussidio di mobilità in deroga dal mese di settembre. Si tratta di circa 450 euro mensili. Hanno tenuto ieri pomeriggio un’assemblea sindacale sul tetto dell’ospedale, insieme ai rappresentanti sindacali, della Cgil, l’unica sigla che li sta sostenendo nella battaglia, Raffaele Falbo, segretario provinciale e Franco Grillo.
Gli animi dei lavoratori erano piuttosto accesi. Troppe le promesse non mantenute e gli impegni presi che poi sono rimasti sulla carta che hanno dovuto sopportare in questi anni questi lavoratori, che si auto definiscono “i fantasmi dell’Asp”.
Sfidando l’aria gelida che c’è sul tetto del nosocomio crotonese, i lavoratori hanno mantenuto il presidio di lotta anche di notte, facendo i turni e trovando riparo, nella notte, in una stanza di pochi metri quadrati, attrezzata per l’occasione. «Ci hanno rinchiuso come in una cuccia per cani» – commento uno dei lavoratori con amarezza.
Sul tetto ancora la cenere dei fuochi che accendono per sconfiggere il freddo. Fuochi che a Crotone evocano altre lotte del passato, quando a scendere in piazza erano stati gli operai delle fabbriche dismesse.
Adesso i precari sono scesi in strada e saliti sul tetto dell’ospedale per scongiurare quello che per qualcuno è il tentativo di dismettere la sanità pubblica in questo territorio, con l’alibi del piano di rientro e dei debiti sanitari da ripianare.
Tengono a precisare, i 132 precari di Crotone, che la loro situazione non è paragonabile con quelli di altre realtà calabresi. «I politici – dice Luigi – sembrano non tener conto che noi, qui a Crotone, operiamo nell’assistenza diretta dei pazienti, e senza di noi, non ci possono essere i livelli minimi di assistenza che devono essere garantiti ai pazienti di un’ospedale. Ci stanno esasperando – continua – dimenticandoci qui sul tetto, fino a quando la nostra rabbia prenderà il sopravvento e non accadrà qualcosa di spiacevole». Tra i precari, ci sono davvero storie drammatiche, di persone che, a causa dei ritardi delle indennità sono finiti sott sfratto per morosità e alle prese con cartelle di Equitalia per migliaia di euro, ed ancora di chi, venendo da fuori Crotone, non ha neanche i soldi per raggiungere il posto di lavoro. Hanno segnato sul muro del tetto dell’spedale, i giorni della protesta, come solitamente fanno i reclusi, per vedere ancora quanto manca ancora da scontare. La loro pena, però, resta ancora da definire.
Dopo aver ascoltato il segretario della Cgil, Falbo, che ha invitato a interessare della vertenza anche le istituzioni, i lavoratori nell’assemblea i lavoratori avevano deciso di organizzare un sit in davanti alla prefettura per lunedì, mantenendo sempre il presidio permanente sul tetto. Finita l’assemblea, poi, i quasi cento lavoratori precari presenti, si sono affacciati sul tetto dell’ospedale, rivolgendosi alla città, che non sembra aver abbracciato la loro causa. Con ogni sorta di materiale trovato sul tetto, così, i “fantasmi” hanno cercato di attirare l’attenzione, di dire, come hanno scritto anche in ogni striscione, che loro ci sono sempre. A mancare, però, è la solidarietà dei cittadini, dei politici, delle istituzioni e delle stesse sigle sindacali (esclusa la Cgil).
Dal tetto, poi, una nutrita delegazione di manifestanti è scesa all’ingresso dell’ospedale, bloccando la strada. Hanno forzato un po’ la mano ottenendo che l’incontro che contavano di avere lunedì dal prefetto, lo hanno ottenuto già ieri sera.
Una delegazione di lavoratori, accompagnati da Franco Grillo e Aurelio Nunnari della Cgil, sono stati ricevuti in prefettura, dove è stato concordato un incontro per mercoledì, per affrontare la vertenza.
«All’incontro – dice Franco Grillo raggiunto telefonicamente – sarà invitata la Regione, il direttore generale dell’Asp di Crotone, Rocco Antonio Nostro, i sindacati ma anche il sindaco. Dobbiamo – ha continuato Grillo – verificare a che punto è la questione delle mensilità arretrate del sussidio di mobilità, così come l’altra questione di fondo, quella della società che si occuperà dell’esternalizzazione dei servizi dell’Asp e che dovrebbe assorbire i lavoratori in questione. Infine – ha concluso il rappresentante della Cgil – verificheremo la possibilità di accedere anche ad un secondo sussidio di mobilità».
Dopo l’incontro in prefettura, i lavoratori si sono nuovamente riuniti in assemblea e nonostante i sindacalisti abbiamo consigliato di sospendere l’agitazione fino a mercoledì, hanno deciso di rimanere a protestare sul tetto.
CROTONE – Dopo sei giorni di assemblea permanente sul tetto dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, è esplosa l’esasperazione dei 132 precari dell’Asp crotonese. Da lunedì scorso protestano per vedere riconosciute dalla Regione le loro spettanze, il sussidio di mobilità in deroga dal mese di settembre. Si tratta di circa 450 euro mensili. Hanno tenuto ieri pomeriggio un’assemblea sindacale sul tetto dell’ospedale, insieme ai rappresentanti sindacali, della Cgil, l’unica sigla che li sta sostenendo nella battaglia, Raffaele Falbo, segretario provinciale e Franco Grillo. Gli animi dei lavoratori erano piuttosto accesi. Si auto definiscono “i fantasmi dell’Asp”. Sfidando l’aria gelida che c’è sul tetto del nosocomio crotonese, i lavoratori hanno mantenuto il presidio di lotta anche di notte, facendo i turni e trovando riparo, nella notte, in una stanza di pochi metri quadrati, attrezzata per l’occasione. «Ci hanno rinchiuso come in una cuccia per cani» – commento uno dei lavoratori con amarezza. Sul tetto ancora la cenere dei fuochi che accendono per sconfiggere il freddo. Fuochi che a Crotone evocano altre lotte del passato, quando a scendere in piazza erano stati gli operai delle fabbriche dismesse.
Adesso i precari sono scesi in strada e saliti sul tetto dell’ospedale per scongiurare quello che per qualcuno è il tentativo di dismettere la sanità pubblica in questo territorio, con l’alibi del piano di rientro e dei debiti sanitari da ripianare. Tra i precari, ci sono davvero storie drammatiche, di persone che, a causa dei ritardi delle indennità sono finiti sott sfratto per morosità e alle prese con cartelle di Equitalia per migliaia di euro, ed ancora di chi, venendo da fuori Crotone, non ha neanche i soldi per raggiungere il posto di lavoro. Hanno segnato sul muro del tetto dell’spedale, i giorni della protesta, come solitamente fanno i reclusi, per vedere ancora quanto manca ancora da scontare. La loro pena, però, resta ancora da definire.
Con ogni sorta di materiale trovato sul tetto, così, i “fantasmi” hanno cercato di attirare l’attenzione, di dire, come hanno scritto anche in ogni striscione, che loro ci sono sempre. A mancare, però, è la solidarietà dei cittadini, dei politici, delle istituzioni e delle stesse sigle sindacali (esclusa la Cgil). Dal tetto, poi, una nutrita delegazione di manifestanti è scesa all’ingresso dell’ospedale, bloccando la strada. Hanno forzato un po’ la mano ottenendo che l’incontro che contavano di avere lunedì dal prefetto, lo hanno ottenuto già ieri sera. In prefettura è stato concordato un incontro per mercoledì, per affrontare la vertenza. «All’incontro – dice Franco Grillo raggiunto telefonicamente – sarà invitata la Regione, il direttore generale dell’Asp di Crotone, Rocco Antonio Nostro, i sindacati ma anche il sindaco. Dobbiamo – ha continuato Grillo – verificare a che punto è la questione delle mensilità arretrate del sussidio di mobilità, così come l’altra questione di fondo, quella della società che si occuperà dell’esternalizzazione dei servizi dell’Asp e che dovrebbe assorbire i lavoratori in questione. Infine – ha concluso il rappresentante della Cgil – verificheremo la possibilità di accedere anche ad un secondo sussidio di mobilità». Dopo l’incontro in prefettura, i lavoratori si sono nuovamente riuniti in assemblea e nonostante i sindacalisti abbiamo consigliato di sospendere l’agitazione fino a mercoledì, hanno deciso di rimanere a protestare sul tetto.