Un'immagine del film di Calopresti sul naufragio di Cutro
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Nel docufilm di Calopresti sul naufragio di Cutro si avvera la profezia di Pasolini sui «pescatori di uomini».
CATANZARO – La profezia di Pasolini riemerge dal naufragio di Cutro nel docufilm di Mimmo Calopresti. La scena del barcone che affonda a un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato, mentre viene ripreso dai video sporchi registrati con i telefonini in una gelida alba del febbraio 2023, “dialoga” con pezzi del “Vangelo secondo Matteo”, il capolavoro del 1964 che fu in parte girato a Cutro e Crotone, e con immagini di altri sbarchi di migranti e di altre stragi. C’è anche questo in “Cutro, Calabria, Italia”, prodotto dalla Calabria Film Commission e realizzato da Silvia Innocenzi e Giovanni Saulini per Alfa Multimedia, presentato, in anteprima mondiale, alla 21esima edizione del Magna Graecia Film Festival di Catanzaro, nella sezione “Sguardi di Calabria”. C’era un emozionato Calopresti alla prima del film che in autunno sarà trasmesso dalla Rai.
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ALÌ DAGLI OCCHI AZZURRI
La profezia di Pasolini, che vedeva tutto prima, è potente e aleggia come un’aura intorno al film. Da una parte, c’è Alì dagli occhi azzurri e quanti come lui «sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci, asiatici, e di camice americane». Quelli che non riusciranno ad approdare perché troveranno la morte sono i «banditi in fondo al mare». Dall’altra parte, sulla terraferma, c’è il «paese dei banditi» che lo scrittore corsaro col suo linguaggio poetico aveva raccontato in un reportage che fece discutere, come ricorda uno dei protagonisti di quella stagione, Luigi Chiellino, intervistato anche lui dal regista originario di Polistena.
PESCATORI DI UOMINI
Calopresti è stato sulla spiaggia del naufragio, ha parlato con soccorritori, volontari, pescatori. «Pescatori di uomini», come dice Gesù nel Vangelo pasoliniano rivolgendosi ai discepoli, reclutati tra figuranti nel “paese” dei banditi”. Poi ci sono le storie degli scampati al massacro. Qualcuno è stato accolto nei progetti Sai a Cassano allo Jonio, qualcun altro si è rifatto una vita in Germania. Nessuno è mai andato via da quella spiaggia e ci ritorna sempre con la mente. Il regista ha ripreso le terribili scene delle sepolture di bare senza nome, con sigle anonime al posto delle generalità, e le urla strazianti dei familiari delle vittime che abbracciavano urne nel PalaMilone di Crotone trasformato in camera ardente.
LA SOLIDARIETÀ
Ha documentato la solidarietà della popolazione locale, testimoniata anche dal Papa e dal Presidente Mattarella, e tradottasi in poesia, grazie ai versi della poetessa cutrese Vittoria Colacino Diletto. Toccante anche il racconto di Maurizio Giglio, l’artista di Isola Capo Rizzuto che con pezzi di legno dell’imbarcazione schiantatasi contro una secca, e nella cui stiva viaggiavano ammassati i disperati, ha realizzato la croce custodita nella chiesetta di Steccato e portata in processione durante una partecipatissima Via Crucis. Da allora quella croce odorante di gasolio, e con un braccio solo perché con l’altro Cristo abbraccia il mondo, sta attraversando l’Italia, nel tentativo di tamponare quell’«emorragia di umanità» denunciata da don Ciotti, ripreso anche lui.
C’è tanta Cutro che parla e sanguina, nel film. Dall’attore Antonio Bevilacqua, che descrive pasolinianamente Cutro come «terra sacra», al pescatore Vincenzo Luciano, che pensava di aver salvato un bimbo ma poi si è accorto che era morto, al volontario Gaetano Rossi, che ricorda la frustrazione dei soccorritori perché il mare restituiva soltanto salme.
TECNICA PASOLINIANA
Il film si apre con la luce della luna che rischiara i volti dei migranti al grido di “Italia, Italia”, ma quella speranza naufraga in un buio di lamenti. Una tecnica pasoliniana, meravigliosamente espressa anche dallo sguardo di una migrante con cui il film si chiude. Uno sguardo che “dialoga” con quello di Maria, una giovanissima Margherita Caruso, che Pasolini scelse perché interpretasse la madre di Gesù. Allora aveva 14 anni. Calopresti la intervista 60 anni dopo. E l’attrice crotonese ricorda: «Pasolini amava i primi piani».
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