2 minuti per la lettura
FALERNA (CATANZARO) – Violenza sessuale su una migrante transgender tunisina all’interno di un Centro d’accoglienza: l’ha denunciata una 31enne richiedente protezione internazionale, da un anno ospite presso un Cas di Falerna. A compiere lo stupro sarebbe stato un connazionale della giovane, che avrebbe approfittato di lei dopo averla indotta a fumare droga. Secondo quanto riferito dalla migrante ai carabinieri, in tre, nelle settimane scorse, sarebbero usciti dalla struttura per fare spese in un supermercato della zona. Al rientro, si accomodano nella sua stanza, in quanto suo cugino e il fratello di colui che l’avrebbe violentata si trovavano in cucina a studiare. I tre consumano le birre che avevano comprato. A un certo punto l’indagato va a prendere delle sigarette confezionate artigianalmente. Lei pensava di fumare tabacco, invece dopo i primi tiri sente forti dolori alla testa e si sdraia sul letto mentre gli altri due continuano a parlare. Stordita da una seconda sigaretta, riesce comunque a sentire che uno dei due migranti invitava l’altro ad andare perché lei ormai dormiva. Mentre dorme, si sveglia di soprassalto sentendo dolore alle parti intime. Scopre di essere stata spogliata mentre il suo connazionale, che nel frattempo aveva chiuso la porta a chiave ed era rimasto solo con lei, era nudo dalla pancia in giù ed era su di lei. Poi lei oppone resistenza spingendolo con le mani e si mette a urlare.
La transgender ne parla con la sua insegnante di storia che la invita a contattare il numero anti violenza 1522 e, dopo essere stata ascoltata, viene accompagnata dal centro accoglienza all’ospedale di Lamezia Terme dove viene sottoposta a una visita. Dimessa dall’ospedale, trascorre la notte, insieme a suo cugino, a casa della sua insegnante. Il giorno dopo presenta la denuncia ai carabinieri. Sembra che l’uomo su cui i carabinieri hanno già avviato le indagini sia stato allontanato dal Centro in cui è accolta la migrante e trasferito presso un’altra struttura.
Il procedimento penale farà il suo corso. Ma chissà se la migrante riuscirà a dimenticare. In Italia era venuta anche perché aveva scoperto che la sua identità di genere non corrisponde al genere e al sesso che è stato determinato alla nascita. E aveva deciso così che le sue condizioni anatomiche assumessero le caratteristiche somatiche di un altro sesso, quello maschile. In Tunisia le persone Lgbt sono però esposte al rischio di arresto e persecuzione. Ma al disagio correlato alla sensazione che il suo sesso fosse un altro, si aggiunge anche la sofferenza per la violenza subita.
Una storia triste, meritevole di ulteriori approfondimenti da parte degli investigatori chiamati a fare luce. Il fatto di essere accolta in un centro per migranti non ha protetto la giovane da un evento traumatico come la violenza sessuale. L’unica cosa certa, per il momento, è che il Centro d’accoglienza dovrà ora occuparsi anche di mantenere una situazione protettiva che possa cooperare con l’intervento giudiziario.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA