L'ospedale dell'Annunziata di Cosenza dove la donna è deceduta
2 minuti per la letturaCACCURI (CROTONE) – E’ morta la donna di 46 anni, Irene Lomoro, che era stata ricoverata in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dopo la somministrazione della prima dose del vaccino Astrazeneca. Sembra che soffrisse di problemi di coagulazione del sangue.
I medici del nosocomio cosentino le hanno diagnosticato una trombosi e un’emorragia cerebrale, quando la presero in carico, proveniente dall’ospedale di Crotone. Per il trasferimento da Crotone a Cosenza fu utilizzato l’elicottero del Pronto soccorso.
Ieri, un familiare della sfortunata donna ha accettato, malgrado il dolore, di ricostruire la sequenza degli eventi. «A Irene – ricorda- è stata somministrata la prima dose del vaccino Astrazeneca il 27 maggio scorso presso l’hub di Mesoraca, il 4 giugno si è sentita male». Quali sintomi aveva? «Avvertiva mal di testa e mal di stomaco e mi pare che le facesse male anche il braccio, il dolore più forte lo avvertiva allo stomaco e alla testa, ecco perché Irene è andata subito al pronto soccorso dell’ospedale di Crotone», risponde il nostro interlocutore.
«Dal giorno in cui è stata trasportata in eliambulanza a Cosenza – aggiunge – noi familiari dovevamo seguire l’evoluzione del suo quadro clinico a distanza, Irene è stata operata, ma le sue condizioni sono rimaste sempre gravi». Ma è vero che aveva una patologia pregressa? «Questo non lo so, non ne ho idea», puntualizza l’uomo, che è di Caccuri, come il marito della quarantaseienne deceduta.
Ma chi era Irene Lomoro? Era originaria di Cerenzia, caccurese di adozione, sposata con due figlie. La primogenita della coppia di coniugi ha 26 anni, la secondogenita 23. Irene lavorava in un’impresa di pulizie per ospedali e cliniche. C’era il rischio che venisse a contatto con persone o materiali potenzialmente infetti.
A dicembre, lei e i suoi familiari contrassero l’infezione da Covid-19, ma non si sa se riuscirono a risalire al contesto in cui si erano infettati. Nessuno di loro avrebbe mai potuto prevedere un epilogo così tragico per una moglie e una madre molto affettuosa, solare, ottimista, dinamica. Per il lavoro, che svolgeva, era impensabile che Irene rifiutasse di vaccinarsi. Il quesito è se effettivamente soffrisse di disturbi della coagulazione e, se sì, se lo sapesse.
«Non si può morire per un vaccino, Irene amava moltissimo la vita, era grintosa», ripete il succitato familiare. Sui social la sindaca Caligiuri e la sua Giunta hanno espresso la loro «personale vicinanza alla famiglia di Irene». Un’amica della 46enne, invece, ha scritto: «Ti ricorderò sempre col tuo splendido sorriso». Il funerale sarà celebrato oggi, nella frazione di Santa Rania.
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