Una delle proteste in corso in Italia
3 minuti per la letturaPreoccupazione e allarme per il rischio di infiltrazione della ‘ndrangheta nella protesta dei trattori, accertamenti su presenze mafiose ai presidi di Steccato, Botricello e Cropani
CUTRO – Tentacoli sulla protesta degli agricoltori? Segnalate ai presidi di Steccato di Cutro, Botricello e Cropani sulla strada statale 106 presenze mafiose. Figli di capi bastone della ‘ndrangheta del Crotonese e della Presila catanzarese avrebbero cavalcato la rabbia dei manifestanti una settimana dopo che è iniziata la mobilitazione. I presidi sono scattati lo scorso 24 gennaio, come si ricorderà. Poi la manifestazione è andata avanti a oltranza.
Quando, circa sette giorni dopo, sono arrivati gli emissari dei clan, la protesta ha assunto toni più duri. I presidi si sono irrigiditi, al punto da paralizzare il traffico sulla 106. C’erano anche figli di boss, almeno in alcuni casi, davanti agli autobus in fila e ai cortei di auto che non riuscivano a passare. Le presenze anomale, da quanto è stato possibile apprendere, si stanno protraendo. Il fenomeno sarebbe già stato oggetto di accertamenti da parte delle forze dell’ordine.
Al di là delle più che legittime ragioni alla base della protesta che coinvolge la componente sana del comparto contro le politiche agricole dell’Ue, e che hanno portato ai presidi con i trattori in tutta Italia, si sarebbe allungata, dunque, l’ombra dei clan. L’infiltrazione non è sfuggita alle forze dell’ordine che hanno vigilato sui cortei, ormai in via di smobilitazione perché la protesta sta per trasferirsi a Roma, e avrebbero annotato qualcosa nei loro taccuini.
Non è inusuale, né in Calabria né in Sicilia. Le memorie storiche dell’apparato investigativo ricordano episodi analoghi. Le organizzazioni criminali sono in passato riuscite a governare persino le proteste di agricoltori e camionisti. Un quadro già noto, insomma.
L’INTERESSE DELLA ‘NDRANGHETA SULLE RIVENDICAZIONI ALLA BASE DELLA PROTESTA DEI TRATTORI
Del resto, varie inchieste della Dda di Catanzaro hanno accertato, anche di recente, gli interessi della ‘ndrangheta anche nel settore primario. In alcune zone del Crotonese e del Catanzarese è ancora persistente una ‘ndrangheta rurale che lucra, per esempio, sull’impossessamento illecito di terreni. Un mix di tradizione e innovazione caratterizza, in particolare, il modus operandi delle cosche del Crotonese, capaci di guardare a scenari criminali sofisticati, come il mondo delle criptovalute o delle piattaforme del trading clandestino on line, ma anche di attuare metodi violenti e intimidatori nei confronti dei piccoli imprenditori agricoli con tagli di piante e danneggiamenti nei fondi.
Quello che è stato rilevato negli ultimi giorni non sorprende ma preoccupa, anche perché potrebbe costituire fattore di inquinamento della protesta le cui ragioni – lo ribadiamo ancora una volta – sono sacrosante. Al di là dei disagi che i blocchi stanno arrecando, le legittime rivendicazioni degli agricoltori stanno incontrando il sostegno dei sindaci e della Regione che hanno annunciato interventi mirati a venire incontro ad alcune specifiche richieste dei manifestanti, che peraltro non si riconoscono più nelle associazioni di categoria e chiedono le dimissioni dei vertici regionali dei loro stessi rappresentanti.
Ma il rischio di infiltrazione mafiosa è dietro l’angolo. Ed è già sotto la lente di ingrandimento degli investigatori.
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