Il Cara S. Anna di Isola Capo Rizzuto
2 minuti per la letturaISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Regge, al vaglio del Tar della Calabria, l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Crotone nei confronti dell’associazione Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto. Il provvedimento è sorretto da «elementi plurimi, significativi e convergenti», scrivono i giudici nell’ordinanza con cui respingono l’istanza cautelare predisposta dall’avvocato Gaetano Liperoti, del quale pure avevano accolto la richiesta di sospensiva. L’associazione, insieme alla società Translator di Agrigento, fa parte del raggruppamento che un anno fa si aggiudicò la gestione del Cara S. Anna, struttura per migranti tra le più grandi d’Europa, per un importo di quasi sei milioni di euro per la durata di 24 mesi. Translator si è detta ora disponibile a gestire da sola l’appalto. Stessa sorte potrebbe essere quella di tre progetti Sai dell’accoglienza che l’associazione gestiva in Ati con altre coop.
In particolare, il collegio giudicante presieduto da Giancarlo Pennetti ha rilevato che il provvedimento si fonda su «una pluralità di controindicazioni relative ad un numero significativo di soggetti intranei all’associazione (rappresentante legale, vicepresidente del cda, dipendenti dell’associazione, soci volontari) nonché sui rapporti con organizzazioni ‘ndranghetistiche operanti sul territorio e su elementi da cui si desume una contiguità e/o vicinanza con altre realtà associative coinvolte in recenti operazioni di polizia giudiziaria antimafia». Il riferimento è alla contiguità con la Misericordia, i cui vertici sono stati condannati per mafia nel processo scaturito dall’inchiesta che portò all’operazione Jonny. I giudici rilevano che la difesa non ha peraltro contestato il «coacervo» di quegli «elementi plurimi, significativi e convergenti», ma ha incentrato i suoi argomenti sulla «non significatività» di quegli «elementi di criticità».
Per il Tar, invece, non è “irragionevole” deporre per le conclusioni della Prefettura, «nel senso della complessiva vicinanza dell’associazione ricorrente ad ambienti insani con rischi di permeabilità mafiosa della stessa». Non è irragionevole nemmeno la valutazione di «non sufficienza» delle operazioni di self cleaning, perché le “criticità” permangono.
Il provvedimento scaturiva da accertamenti della Dia di Catanzaro che ha continuato a indagare su tentativi di infiltrazione mafiosa nella gestione dell’appalto anche dopo la rimozione dei vertici della Prociv e alcuni licenziamenti, dietro i quali gli inquirenti ipotizzano una “regia collettiva” proprio al fine di eludere l’interdittiva, il cui iter era stato avviato con una comunicazione antimafia. Era stata riscontrata una serie di controindicazioni sul conto di 18 (su 28) dipendenti di Prociv, per parentele e rapporti economici con personaggi vicini o appartenenti ai clan di Cutro e Isola.
La tesi degli inquirenti è che la cosca Arena, anche dopo l’affaire Misericordia, puntava a controllare il Cara. La sospensiva cessa. La Prociv Arci di Isola si appresta, con ogni probabilità, a fare ricorso al Consiglio di Stato.
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