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Don Edoardo Scordio

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ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – Annullamento con rinvio della condanna per associazione mafiosa, annullamento senza rinvio della condanna per le malversazioni: è da rivalutare, ma in parte si è già alleggerita, la posizione processuale dell’ex parroco di Isola Capo Rizzuto don Edoardo Scordio, figura chiave del maxi processo Jonny, scaturito dall’inchiesta che nel maggio 2017 portò a una maxi retata con cui la Dda di Catanzaro riteneva di aver reciso i tentacoli della cosca Arena sul Centro d’accoglienza S. Anna.

Questa la decisione più significativa assunta dalla Corte di Cassazione, che ha sostanzialmente stabilito che dovrà essere necessario un processo d’appello bis nel troncone del rito ordinario. Gli ermellini hanno, in buona sostanza, accolto le richieste dei difensori dell’ex parroco, gli avvocati Tiziano Saporito e Armando Veneto, che stanno per presentare istanza di revoca della misura cautelare per Scordio, attualmente agli arresti domiciliari a Rovereto, nell’istituto di carità intitolato ad Antonio Rosmini, il grande filosofo e teologo venerato dal 2007 come beato dalla Chiesa cattolica che nel centro in provincia di Trento nacque, e della cui dottrina l’imputato si diceva seguace.

Anche se per l’accusa sarebbe al vertice del sistema attraverso cui la cosca Arena avrebbe lucrato sul business dei migranti. Un anno fa furono nove le rideterminazioni di pena, tra cui quella per l’ex parroco condannato a 8 anni e 8 mesi a fronte dei 14 anni e 6 mesi inflittigli in primo grado, essendo ormai prescritti i reati di distrazione di fondi destinati ai migranti. Ma adesso per lui è da rivalutare anche l’accusa di associazione mafiosa, e cadono i reati fine.

Furono invece sette le assoluzioni in appello, e tra queste spiccava quella della guardia carceraria Francesco Cantore, di Scandale, che era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e in primo grado aveva avuto 10 anni: nei suoi confronti i supremi giudici, accogliendo il ricorso del pg, hanno annullato la sentenza con rinvio.

Dovranno essere rivalutate, dopo l’annullamento con rinvio, anche le assoluzioni di Luigi Gareri, di Isola, in primo grado condannato a 9 anni, e di Domenico Poerio, anche lui isolitano, che in primo grado ebbe, invece, 12 anni. Diventa definitiva l’assoluzione di Antonio Saporito, di Petilia Policastro, difeso dagli avvocati Tiziano Saporito e Gregorio Viscomi. In primo grado furono 20 le condanne disposte dal Tribunale penale di Crotone, per 150 anni di carcere.

Il troncone processuale svoltosi col rito abbreviato si è concluso in Cassazione, nel febbraio scorso, con l’annullamento con rinvio delle condanne per una quarantina di imputati, compreso Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola e vice di quella nazionale, che in appello aveva avuto 20 anni di reclusione e, insieme a Scordio, è considerato dagli inquirenti l’ideatore dell’affaire. Il “gruppo economico” di cui faceva parte Sacco, “socio occulto e amministratore di fatto” della società Quadrifoglio, principale azienda di catering servente il Cara, avrebbe, infatti, realizzato un vero e proprio affare sulla pelle dei profughi: le somme per la loro assistenza sarebbero state distratte per oltre un decennio, anche se i reati di malversazione erano stati dichiarati estinti per intervenuta prescrizione. Ma torniamo al troncone del rito ordinario. L’accusa di associazione mafiosa sostanzialmente regge ma sono caduti vari reati fine e sono diverse le condanne annullate con rinvio. L’unica condanna che non era stata impugnata dalla difesa era quella di Fabrizio Arena, esponente apicale dell’omonima cosca di Isola, al quale in appello furono inflitti 7 anni.

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