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Luigi Masciari

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La figura emergente delle cosche di Isola sapeva prima degli arresti dell’operazione Glicine. Connivenze con Agenzia delle entrate e forze dell’ordine


ISOLA CAPO RIZZUTO – Contatti del clan con dipendenti dell’Agenzia delle entrate per ottenere agevolazioni in Alto Adige. Rapporti di natura dubbia e utilitaristica con un carabiniere. Perfino finanzieri che chiedevano mazzette. E fughe di notizie sulle imminenti operazioni antimafia. Le cosche di Isola Capo Rizzuto sapevano già prima degli arresti che sarebbero scattati nel blitz Glicine Acheronte e nel blitz Garbino.

L’OPERAZIONE

Le interazioni con ambienti istituzionali che Luigi Masciari, figura emergente dei nuovi assetti criminali isolitani colpiti con l’operazione Folgore-Blizzard scattata nei giorni scorsi, era in grado di avviare erano tali e tante da occupare un posto consistente nella mega informativa dei carabinieri consegnata alla Dda di Catanzaro. In particolare, al pool guidato dal procuratore vicario (da poco procuratore di Cosenza) Vincenzo Capomolla e composto, inoltre, dai sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Davide Ognibene. Il fulcro economico-finanziario del presunto gruppo criminale affondava le sue radici nella provincia di Bolzano.

E proprio qui Masciari avrebbe avviato «un’intricata e affidabile rete di società e contatti» che gli avrebbe consentito di ottenere ricavi che intendeva investire in attività imprenditoriali da impiantare a Isola Capo Rizzuto. Nonostante il suo lungo periodo di assenza dalla Calabria, aveva già messo in campo iniziative, monitorate dagli inquirenti allo stadio del tentativo, per orientare la pubblica amministrazione anche in Calabria (il Comune di isola Capo Rizzuto, la Provincia di Crotone, la Regione Calabria) per ottenere agevolazioni e corsie preferenziali.

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AGENZIA DELLE ENTRATE

Innanzitutto, Masciari aveva una “fortuna”. Almeno così diceva nelle conversazioni intercettate. Una cugina della madre lavora all’Agenzia delle entrate di Bolzano. Più volte viene contattata dai fratelli Masciari in cerca di informazioni privilegiate sullo stato delle loro pratiche. E lei avrebbe assecondato le richieste accedendo alla banca dati dell’ente. Per esempio, avrebbe recuperato la cartella esattoriale da inviare all’avvocato tributarista di Masciari al quale chiedeva di cancellare traccia appena ricevuta una mail. E avrebbe fornito suggerimenti sulle migliori procedure da adottare in relazione a varie pratiche.

Ma, soprattutto, quando trascorreva periodi di ferie a Isola Capo Rizzuto, dispensando consigli sull’evasione fiscale, affermava che la responsabilità è da addebitare alla politica, tanto che bisognerebbe “andare a Roma e metterci una bomba”. Inoltre, avrebbe raccomandato a Masciari di distrarre denaro contante presso sula madre, Antonia Arena, tra gli indagati, per eludere l’eventuale sequestro dell’ingente patrimonio accumulato al Nord. Beni per 25 milioni sono stati poi sigillati nel corso dell’operazione. Ancora, la funzionaria si mostrerebbe a conoscenza di un sistema, ideato di un commercialista di Milano, per cancellare cartelle a suo carico e spiega sommariamente la procedura. «La imboscano sotto. Poi ti mandano una conciliazione. “Se non paghi ti pignoro, ti offro 10mila su 100mila”. E vincono la causa».

GUARDIA DI FINANZA

Masciari racconta alla donna di controlli subiti dalle Fiamme gialle in Alto Adige e di tangenti che gli sarebbero state chieste da alcuni finanzieri. «Mi hanno cercato la mazzetta e li stavo per menare. Gli ho detto “gli sbirri siete voi”. Io faccio l’imprenditore». Non ci sono riscontri sull’efefttivo pagamento delle mazzette. Ma il colloquio con la parente prosegue con riferimento all’impossibilità di cancellare cartelle esattoriali con i sistemi operativi in forza all’Agenzia delle Entrate.

L’approccio corruttivo di Masciari emergerebbe anche da un invito a procedere comunque dietro compenso del denaro di cui la funzionaria ha bisogno per ristrutturare la sua abitazione. Del resto, lo stesso Masciari annunciava alla madre che presto sarebbero arrivati dall’Agenzia delle entrate le cartelle che si è “fatto fare”. I contatti sarebbero stati intensi anche con un ex impiegato, chiamato “direttore” nelle intercettazioni, che emergerebbe come canale privilegiato utilizzato già in passato per ottenere informazioni. «Ci ha salvato il culo all’epoca. Ci ha fatto cancellare le cose». L’ex dipendente dell’Agenzia delle Entrate avrebbe incontrato anche l’avvocato di Masciari per dispensare consigli sui contenziosi.

CARABINIERI

Grande confidenza Masciari avrebbe con un brigadiere, all’epoca delle indagini in servizio presso la Compagnia di Egna, in provincia di Bolzano. Durante una cena in un ristorante con persone vicine ad ambienti ‘ndranghetisti, mentre Masciari si lasciava andare a commenti denigratori nei confronti di un procuratore aggiunto, il militare avrebbe assentito. «Un po’ razzista». Il carabiniere non contrastava le opinioni del suo interlocutore neanche quando attribuiva ai finanzieri il fallimento di sue iniziative imprenditoriali. Anzi, gli suggeriva di vendere tutto per evitare sequestri patrimoniali. E, mentre Masciari accennava alle sue parentele con condannati per mafia, il carabiniere sembrava condividere con Masciari la sua “gestione” del territorio quando affermava di godere del “rispetto” della comunità rom di Salorno a cui potrebbe chiedere di bruciare l’abitazione di qualcuno che gli dia fastidio.

L’OPERAZIONE E LA FUGA DI NOTIZIE

Durante un colloquio tra Masciari e i coindagati emergono elementi sull’imminente operazione contro la famiglia Pullano, soprannominata Tifone, per reati di usura. «Lo strozzo lo so. C’è anche la retata dei Tifone». Un riferimento, forse, all’operazione Garbino, gli undici fermi scattati contro i Pullano-Maesano, esponenti di un clan comunque operante sotto l’egida della cosca Arena. Anche Pasquale Manfredi detto Scarface, il bazookista ergastolano intercettato nel carcere di Livorno, accennerebbe, a colloquio con i familiari (tra i quali Masciari), a “qualcosa in giro”.

Masciari chiede se l’indagine riguardi il Comune di Isola, durante un’altra conversazione, e riceve la risposta con riferimenti sul numero di persone coinvolte – 260 – e la ‘ndrina dei Papaniciari guidata dal boss Doimenico Megna. Per gli inquirenti si tratta di una chiara allusione all’operazione Glicine Acheronte, che di lì a poco avrebbe coinvolto 123 persone e avrebbe inferto un duro colpo proprio alla cosca Megna. Masciari parlava spesso con Tommaso Zicchinello, che sarebbe stato implicato nel blitz e lo accompagnava spesso nei suoi viaggi al Nord. Ma pare che la cricca sapesse, due settimane prima, anche degli arresti di 26 persone messi a segno da carabinieri e polizia penitenziaria nel febbraio 2024.

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