Salvatore Benincasa
3 minuti per la letturaROCCA DI NETO (CROTONE) – Dopo il clamore suscitato da un articolo del Quotidiano, salta il concerto del cantante neomelodico Salvatore Benincasa che era previsto in un primo momento per il prossimo 4 maggio nell’ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Setteporte. Il comitato festa, sotto la guida del parroco, don Oreste Mangiacapra, ha deciso di escludere dal programma l’evento col cantante di Rocca di Neto, il cui repertorio comprende brani come “Figghiolu ‘i ‘ndrangheta”, “Latitanti”, “Pè i carcerati”. Decisiva, da quanto è stato possibile apprendere, è stata l’interlocuzione con il questore della provincia di Crotone, Marco Giambra, che ha invitato gli organizzatori a riflettere sull’opportunità di inserire in una cornice religiosa e istituzionale il discusso cantante i cui testi simpatizzano con i disvalori legati al mondo criminale e inneggiano ai boss.
Il questore Giambra dev’essere saltato dalla sedia quando ha letto l’articolo del Quotidiano che annunciava che il neomelodico Benincasa, forte del successo ottenuto nell’esibizione in tandem con un “collega” ancora più noto, il siciliano Daniele De Martino, al “Transatlantico” di Torretta di Crucoli, si apprestava ad esibirsi alla festa patronale con un concerto nella sua Rocca di Neto. In Questura, infatti, Benincasa lo conoscono molto bene. Se non altro perché la Squadra Mobile ha redatto una scheda informativa di “sole” 46 pagine sulla sua posizione, essendo egli imputato per occultamento di fucili semiautomatici con l’aggravante mafiosa nel processo contro la cosca Comito-Corigliano di Rocca di Neto, quella che ha perfino attirato i sospetti del Fbi perché i tentacoli si allungavano fino a New York. Pochi giorni prima, proprio per l’impatto negativo che i testi delle canzoni di De Martino hanno sui giovani, la Questura di Salerno aveva annullato il concerto che la sera del 25 aprile era previsto a Teggiano. Ma una settimana prima era stato annullato il concerto che De Martino avrebbe dovuto tenere a Bagnara Calabra. Per motivi di sicurezza la Questura di Cosenza ha annullato anche il concerto di De Martino che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso 30 aprile a Mandatoriccio, in occasione della festa patronale di San Giuseppe Operaio. Adesso salta anche il concerto del neomelodico Benincasa, dopo che le locandine campeggiavano da un mese sui social.
Benincasa e De Martino compaiono insieme con la coppola in alcuni videoclip. La collaborazione con l’”artista” siciliano per il cantante di Rocca di Neto è quasi un punto d’arrivo dopo che si è fatto le ossa ai matrimoni dei clan. Per esempio, cantava lui al ricevimento, sempre al Transatlantico di Crucoli, per le nozze di una figlia di Domenico Berlingieri, indicato dai pentiti come il guardaspalle del boss di Papanice Domenico Megna, storico alleato della cosca di Rocca di Neto e ovviamente intervenuto all’incontro conviviale. Benincasa, detto “Sciuriddu”, secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, era tra quanti accolsero con casse di agrumi il boss Megna giunto a Rocca di Neto per un summit. Del resto, suo suocero è Martino Corigliano, fratello di Pietro, presunto capo bastone locale insieme al quale è stato più volte immortalato dagli inquirenti nel corso delle indagini sulla cosca egemone nella Valle del Neto. Chissà se avrebbe cantato alcuni suoi cavalli di battaglia alla festa della Madonna delle Setteporte.
In “Figghiolu ìi ‘ndrangheta” l’incipit è inequivoco: “Sugnu di famigghia malandrina, tutti mi salutanu ‘a matina”. In “Latitanti” l’attacco non è da meno: “Si nun sapiti cumi si po fari ‘u latitanti, a stari supra i munti e a pregare tutti i santi…”. In “Pè i carcerati” il lead suscita una certa apprensione: “Chista è na storia tristi e appassionata, a tutti i carcerati l’aiu dedicata”. Sorvoliamo sugli arrangiamenti “tamarri” delle produzioni home recording che spesso accompagnano le hit neomelodiche. Ma al questore Giambra più che il sound interessavano i testi, perché dev’essergli parso davvero inaccettabile che un imputato nel processo alla ‘ndrina di Rocca di Neto potesse esibirsi alla festa patronale. E le sue tiratine d’orecchi a chi sembrava cascare dal pero e diceva di non saperne nulla alla fine hanno portato all’annullamento dell’”evento”.
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