2 minuti per la lettura
CUTRO (KR) – Quattordici anni e otto mesi di reclusione è la pena inflitta oggi dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro nel terzo processo di secondo grado a carico di Rocco Grande, imputato per concorso nel duplice omicidio di Carmine Arcuri, 57 anni, e il figlio di quest’ultimo, Antonio Arcuri, di 29, titolari di un distributore di carburanti, uccisi a colpi di pistola e di accetta la mattina del 29 dicembre 2008 nella piazza principale di Cutro, nel crotonese.
I giudici (presidente Palma Talerico, consigliere Vincenzo Galati) lo hanno stabilito pronunciandosi dopo il secondo rinvio della Corte di Cassazione fatto proprio relativamente alla determinazione della pena. Del duplice omicidio fu chiamato a rispondere Rocco Grande assieme a suo fratello, Domenico, il quale in un primo momento si addossò tutta la responsabilità delle due morti. In seguito, però, fu accertato che entrambi gli imputati parteciparono all’uccisione dei due Arcuri, anche se, per come sentenziato nei vari gradi di giudizio, in risposta ad una provocazione avvenuta durante una lite, nel corso della quale Domenico Grande venne anche ferito alla testa con un’ascia.
Infatti, all’epoca della sentenza di primo grado, il 5 dicembre del 2009, il giudice dell’udienza preliminare di Crotone che celebrò i giudizi abbreviati per i due Grande (che gli valsero lo sconto di pena di un terzo) escluse per loro l’aggravante della premeditazione ed anzi riconobbe l’attenuante della provocazione, infliggendo a Domenico Grande 18 anni di reclusione, ed a Rocco 16 anni e 8 mesi di reclusione. Dopo l’impugnazione della difesa, il 25 gennaio del 2010 la Corte d’assise d’appello di Catanzaro decise di assolvere Rocco Grande per alcuni capi d’accusa, fra i quali la morte di Antonio Arcuri, riducendo per lui la pena a 12 anni di reclusione. Seguì la prima pronuncia della Corte di cassazione che, il 7 febbraio del 2012, annullò la sentenza d’appello limitatamente all’assoluzione per l’omicidio di Antonio Arcuri e rinviò a Catanzaro per un nuovo giudizio di secondo grado.
Di qui l’appello-bis al termine del quale, il 29 ottobre del 2012, l’Assise (una diversa sezione rispetto a quella che si era già pronunciata), emise una sentenza con cui ridusse la pena per Rocco Grande a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Ma la vicenda giudiziaria tornò ancora una volta davanti al Giudice supremo che, il 20 marzo scorso, ha annullato la seconda pronuncia dei giudici d’appello quanto alla determinazione della pena rinviando per un terzo giudizio, quello che si è concluso oggi con una rideterminazione della pena in 14 anni e 8 mesi di reclusione.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA