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L'ex super latitante Giuseppe Romeo

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Inflitte 35 condanne per 4 secoli nel processo Aspromonte Emiliano. Sinergie tra le cosche di San Luca e del Crotonese

CROTONE – Il gup di Bologna Sandro Romito ha inflitto condanne per circa quattro secoli di reclusione ai 35 imputati che hanno scelto il rito abbreviato dopo essere stati coinvolti nell’operazione “Aspromonte Emiliano”, con cui nel maggio 2023 sarebbero state disarticolate sinergie criminali nel narcotraffico internazionale strette in Emilia dalla ‘ndrangheta di San Luca e da quella del Crotonese.

Accolte quasi in toto le richieste del pm antimafia Roberto Ceroni. Significativo che le pene più alte, a 20 anni di reclusione ciascuno, siano quelle disposte per il presunto vertice dell’organizzazione, l’ex super latitante Giuseppe Romeo, della nota famiglia mafiosa detta anche “Staccu” di San Luca, e per il petilino Pietro Costanzo, che avrebbe svolto un ruolo importante dopo l’arresto del capo.

L’emblema di quelle sinergie criminali sono lingotti d’oro puro. I proventi della droga venivano investiti, infatti, anche in beni rifugio di natura speculativa. Tant’è che al boss sanlucoto e a due imputati ritenuti vicini alle cosche del Crotonese, come il cutrese Francesco Silipo e il melissese Gennaro Lonetti, è contestato anche il riciclaggio.

Dietro la regia di Romeo, i crotonesi emigrati sarebbero stati tra i corrieri più attivi nell’ambito della presunta holding della droga di matrice calabro-emiliana che avrebbe gestito traffici di oltre mille chili di cocaina, centinaia di chili di hashish, decine di chili di marijuana per un giro di affari di svariati milioni di euro.

ASPROMONTE EMILIANO: INCHIESTA, CONDANNE E DENARO VOLANTE

L’inchiesta condotta dal Gruppo operativo antidroga della Guardia di finanza di Bologna avrebbe fatto luce su traffici di droga per svariati milioni di euro, di cui almeno cinque riciclati grazie all’apporto di cinesi dediti al cosiddetto fei ch’ien, il denaro volante.

I proventi, infatti, sarebbero stati reinvestiti in società di capitali fittiziamente intestate a prestanome, utilizzate per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nonché per ottenere il supporto logistico e documentale con cui “mascherare” i trasporti di droga, in pieno lockdown per il Covid, attraverso false bolle di accompagnamento.

CHAT CRIPTATE

Gli imputati, secondo l’accusa, creavano i gruppi sulla chat criptata SKY ECC per condurre indisturbati i loro affari di droga. I broker utilizzavano utenze telefoniche sudamericane per sondare la disponibilità dei prelevatori di denaro e dare loro indicazioni su giorno, ora, coordinate geografiche della consegna e informazioni utili ai corrieri incaricati. Una volta ottenuta la disponibilità del prelevatore, i broker richiedevano un numero seriale di banconota (token) che gli avrebbe dovuto comunicare tramite messaggistica, il prelevatore e il corriere si incontravano con la banconota token quale segno di riconoscimento e apponevano la loro firma con la data e l’importo.

A conferma dell’avvenuto scambio, la foto della banconota veniva inviata al broker sudamericano. Il prelevatore depositava poi il denaro su conti a lui riconducibili da cui partivano i bonifici presso aziende commerciali in Asia e Sudamerica, trattenendo per sé una percentuale a titolo di commissione.

ASPROMONTE EMILIANO, LE CONDANNE

Ecco, nel dettaglio, le decisioni (in parentesi richieste della Dda):

  • 5 anni (6 anni) per Teresa Alfì (32), di Cirò Marina;
  • 12 anni (13 anni e 4 mesi) per Francesco Barbera (54), di Rizziconi;
  • 6 anni (9 anni) per Simone Bumbaca (29), di Roma;
  • 14 anni (14 anni) per Giuseppe Cardaciotto (35), di Cinquefrondi;
  • 14 anni (14 anni) per Rosario Cistaro (42), di Petilia Policastro;
  • 18 anni (18 anni) per Giuseppe Condello (54), di Taurianova;
  • 6 anni (6 anni) per Niko Costanzo (30), di Petilia Policastro;
  • 20 anni (20 anni) per Pietro Costanzo (32), di Petilia Policastro;
  • 8 anni (8 anni) per Rosario Costanzo (60), di Petilia Policastro;
  • 12 anni (11 anni e 4) mesi per Alessio Drago (31), di Cariati;
  • 10 anni (10 anni e 8 mesi) per Claudio Fava (42), di Scandiano;
  • 10 anni (8 anni) per Vincenzo Ferrinda (42), di Oppido Mamertina;
  • 3 anni (5 anni e 4 mesi) per Luca Frustillo (39), di Cirò Marina;
  • 7 anni (10 anni) per Giovanni Generoso (30), di Guastalla (RE) ma originario di Cutro;
  • 16 anni (18 anni) per Fortunato Giorgi (59), di San Luca;
  • 10 anni (10 anni e 8 mesi) per Giuseppe Giorgi (28), di Melito P. S.;
  • 10 anni (10 anni e 8 mesi) per Giuseppe Giorgi (24), nato in Belgio;
  • 12 anni (14 anni) per Nertil Hoxhaj (49), nato in Albania;
  • 15 anni (16 anni) per Gennaro Lonetti (37), di Melissa;
  • 10 anni (10 anni e 8 mesi) per Massimiliano Masi (43), di Roma;
  • 9 anni e 4 mesi (8 anni) per Domenico Napoli (38), di Locri;
  • 6 anni (6 anni) per Daniele Pezzella (45), di Napoli;
  • 1 anno (1 anno) per Emiliano Ponticelli (57), di Caivano (NA);
  • 12 anni (11 anni) per Francesco Procopio (41), di Melissa;
  • 9 anni e 4 mesi (8 anni) per Ervin Proshka (33), nato in Albania;
  • 20 anni (20 anni) per Giuseppe Romeo (38), di San Luca;
  • 6 anni e 8 mesi (6 anni e 8 mesi) per Costanzo Sanna (61), di Sassari;
  • 3 anni (6 anni e 8 mesi) per Francesca Santoriello (25), di Bagnolo in Piano (RE);
  • 12 anni (12 anni) per Michele Saracino (33), di Cerignola (FG);
  • 18 anni (18 anni) per Francesco Silipo (36), di Cutro;
  • 3 anni (4 anni) per Francesco Sirto (39), di Crotone;
  • 3 anni (4 anni) per Ottavio Sirto (63), di Isola Capo Rizzuto;
  • 12 anni (16 anni) per Ankeloid Tuci (42), nato in Albania;
  • 4 anni e 6 mesi (5 anni) per Francesco Ventura (45), di Isola Capo Rizzuto;
  • 1 anno (2 anni) per Chunxiong Ye (69), nata in Cina.

LA DIFESA

Gli interventi della difesa si sono così protratti per varie udienze ma non hanno scalfito l’impianto accusatorio. Della folta pattuglia difensiva fanno parte gli avvocati Giovanni Mauro, Luigi Luppino, Alessandro Marcucci, Guido Contestabile, Salvatore Staiano, Tiziano Saporito, Vincenzo Belli, Carmen Pisanello, Luca Cianferoni, Stefano Vigna, Lorenzo Maria Zangari, Fausto Bruzzese, Luigi Colacino, Alessandro Bavaro, Leone Fonte, Liborio Cataliotti e altri.

FILONE ALTOATESINO

C’è anche un processo a Trento. La competenza territoriale dei giudici altoatesini, dunque, deriva dal fatto che le somme venivano versate dagli interposti indicati dall’organizzazione a Trento, su conti bancari di copertura, e poi trasferite all’estero, come accertato da un agente infiltrato.

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