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MILANO – Un’associazione a delinquere, che distraeva fondi dai conti correnti di società fallite, per agevolare cosche di ‘ndrangheta tra la Lombardia e la Calabria, nello specifico la “locale” di Legnano-Lonate Pozzolo e quella di Vibo Valentia.
Di questo sono accusate sei persone, arrestate dalla Guardia di finanza di Varese e Milano nell’ambito di un’indagine della direzione distrettuale antimafia della procura di Milano. Tra gli indagati Gianluca Borelli, Cristiano Fusi e Josef Amini Kardavani.
L’ipotesi investigativa è che l’associazione di cui farebbero parte i sei arrestati acquisisse società in dissesto, o in forte difficoltà economica, che venivano portate al fallimento, dopo averne depauperato il patrimonio, con danni ai creditori, primo fra tutti l’Erario, verso il quale le imprese erano inadempienti sia per quanto riguarda le dichiarazioni obbligatorie, sia per il pagamento delle imposte dovute.
E’, altresì, emerso che il gruppo criminale avesse interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse alla pandemia da Covid 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati.
A questo proposito si segnala nell’inchiesta il particolare dell’offerta di sesso e prostitute a un manager del Gruppo San Donato, attivo nella sanità, in cambio di “contratti aventi ad oggetto la fornitura di materiale per Covid-19” come “mascherine e camici monouso”. Borelli, Fusi e Kardavani avrebbero pagato 500 euro una ragazza per concedere “prestazioni sessuali” al manager (non indagato) durante un soggiorno al Westin Palace Hotel di Milano in una stanza prenotata dagli stessi dalle ore 10 alle 17 nell’autunno 2020. “Da oggi pomeriggio il Principino è sotto scacco”, si dicono dopo l’incontro sessuale Fusi e Amini intercettati al telefono. “Eh speriamo, dobbiamo chiudere l’operazione”.
Nel corso delle indagini, svolte dalle fiamme gialle di Milano e Brescia e dai carabinieri del Nas di Milano, sono state ricostruite operazioni distrattive di denaro per oltre 4 milioni di euro, dai conti correnti di tre società dichiarate fallite dai Tribunali di Milano, Bergamo e Monza. Queste somme sono state successivamente drenate sotto forma di pagamenti di fatture per operazioni inesistenti da altre imprese riconducibili al ‘gruppò criminale, anche con sede all’estero.
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