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CIRO’ MARINA – La moglie: «Non ti bacio. Che stai facendo, Salvatò… Parla Salvatò… parla con me… io e tuo figlio rischiamo la galera… l’ergastolo… Parla, confessa». E il figlio: «Io di crederti ti ho creduto, e le prove, su di te sono le prove… le dita e il sangue… l’ho preso a casa e io rischio la galera, papà… sono un ragazzo, tengo la fidanzata». E ancora: «Tu non c’eri a casa». Ci sono anche conversazioni intercettate in carcere tra Salvatore Fuscaldo, il figlio Francesco e la moglie Caterina Avena alla base delle motivazioni della sentenza (appena depositate) con cui, nel gennaio scorso, è stato condannato a 30 anni di reclusione il bracciante agricolo reo confesso dell’omicidio di Antonella Lettieri, la commessa massacrata in casa sua, con un grosso tubo e un coltello, la sera dell’8 marzo 2017 (LEGGI IL FATTO).

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SULL’OMICIDIO DI ANTONELLA LETTIERI

Era il 14 aprile, quando i colloqui venivano captati dagli inquirenti, e, una settimana dopo, Fuscaldo avrebbe confessato tutto al sostituto procuratore di Crotone Alfredo Manca e alla presenza del suo avvocato, Francesco Amodeo. Proprio dalle intercettazioni – ma non solo – emerge la prova dell’esclusione di qualsiasi coinvolgimento del figlio Francesco, che originariamente era finito sul registro degli indagati poiché sulle sue dita erano state rinvenute tracce di sangue della vittima. «Debolissimo elemento indiziario», osserva il gup del Tribunale di Crotone Francesca Familiari, spiegabile con la circostanza che Francesco avrebbe «potuto toccare qualche indumento o oggetto già toccato dal padre che, a sua volta, recava su di sé tracce del delitto commesso».

LEGGI LA NOTIZIA DELLA CONDANNA DI FUSCALDO

Del resto, nessun contatto è emerso tra il giovane e la vittima, che frequentava casa Fuscaldo per intrattenersi con la madre, né tracce della presenza di Francesco sul luogo del delitto sono state rilevate durante gli accurati sopralluoghi dei carabinieri della Compagnia di Cirò Marina e i loro colleghi del Ris di Messina e dal medico legale Isabella Aquila. Per questo madre e figlio, assistiti dall’avvocato Mario Nigro, sono usciti dall’inchiesta. Le tracce, «al contrario», scrive il gup, sono «a carico del padre», la cui relazione con Antonella è stata provata, tra l’altro, dal rinvenimento del suo liquido seminale su un cuscino e un paio di slip della vittima. Ma la prova della colpevolezza è scientifica. «La presenza di sangue della vittima è stata accertata all’interno della vettura in uso all’imputato nonché sulle scarpe dal medesimo indossate e recuperate dalla polizia giudiziaria». Ma andiamo con ordine.

LE INCONGRUENZE

La responsabilità di Fuscaldo, imputato di omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà, è «indubbiamente comprovata», innanzitutto perché l’uomo ha reso «piena confessione», sia pure «non in tutto coerente con gli esiti di sopralluoghi e accertamenti».

Il riferimento è all’incongruenza secondo cui l’omicidio sarebbe scaturito da una lite con la vittima che avrebbe avuto il tempo di andare in cucina e poggiare sul pavimento una busta, in quanto il cadavere, col soprabito ancora addosso, è stato rinvenuto all’ingresso dell’abitazione, in cui Fuscaldo, che possedeva le chiavi, si era già introdotto dalla porta secondaria. Anche i piatti rotti all’interno della busta provano che questa era stata lasciata cadere da Antonella «sorpresa dalla furia dell’assassino».

Neppure credibile è la circostanza che il coltello fosse stato prelevato da Fuscaldo in cucina in quanto ne manca uno da un armadio in camera da letto, dove ne erano riposti vari in un armadio, all’interno di pezzi di stoffa (il padre di Antonella era macellaio).

Ulteriori «perplessità» suscitano nel giudice le affermazioni di Fuscaldo circa un presunto ricatto attuato da Antonella «verosimilmente per tentare di alleggerire la propria posizione processuale».

Da varie testimonianze sono emerse, infatti, gli aiuti economici della Lettieri in favore di Fuscaldo.

Si ricordi, inoltre, che la sorella Silvia, titolare del market in cui la vittima lavorava, la riprese in quanto dalle immagini della videosorveglianza era emerso che lei restituiva la somma da lui pagata per la spesa. Un’altra sorella, Rosa, ha riferito agli inquirenti che Antonella aveva consegnato ai coniugi Fuscaldo somme di denaro perché le custodissero.

LA CONFESSIONE

Il gup richiama una sentenza prodotta dall’avvocato di parte civile, Mariano Salerno, sull’efficacia probante delle dichiarazioni auto-accusatorie, in quanto «non ricorre legittima ragione per sospettare un intendimento autocalunniatorio o un’azione costrittiva volta a indurre l’imputato a rendenre confessione», anche perché gli elementi acquisiti durante le indagini avevano già portato al fermo a una settimana dal delitto.

(LEGGI LA NOTIZIA DELLA CONFESSIONE DI FUSCALDO)

Del resto, «anche gli spostamenti risalenti al giorno successivo al delitto, precisati in sede d’interrogatorio, hanno trovato conferma nelle immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza», oltre che nel ritrovamento, nei luoghi indicati, del tubo e degli scarponcini intrisi del sangue della vittima e di tracce degli indumenti bruciati. Soltanto il coltello non è stato trovato, e anche in quel caso l’imputato aveva indicato l’area (sia pure molto estesa) in cui lo occultò.

IL MOVENTE

Resta oscuro il movente, «per il probabile motivo – scrive il gup – che sconosciuto, sul piano razionale, è rimasto allo stesso agente». Per il gup è «plausibile» che il gup abbia agito «sulla spinta di pulsioni irrazionali legate alla relazione extraconiugale che lo univa alla vittima» ma «non vi è alcun indizio» che autorizzi a ritenere che «il proposito omicida fosse scaturito dall’intenzione della vittima di interrompere la relazione», considerati anche i numerosi sms partiti in gran parte dal cellulare di Antonella.

LA PREMEDITAZIONE

Nessun dubbio, poi, sulle aggravanti della crudeltà e della premeditazione, quest’ultima comprovata dal fatto che Fuscaldo fosse giunto a casa di Antonella indossando sui propri abiti un’ulteriore tuta (quella poi bruciata) al fine di sbarazzarsene subito dopo il fattaccio. Ma a ciò deve aggiungersi che proprio la sera del delitto Fuscaldo non si era presentato al market, com’era solito fare, e che l’ultima sua chiamata ad Antonella, a fronte di un traffico intenso, era stata la sera precedente.

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