VIBO VALENTIA – S’ispiri o meno a Cesare Mori, Giovanni Bruno per molti è già il «prefetto di ferro». Il capo dell’Ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia passerà alla storia come il primo ad aver “commissariato” una funzione religiosa (LEGGI). E con largo anticipo rispetto ai fatti di Oppido (LEGGI). Anzi, alla scorsa Pasqua, in occasione delle tradizionali Affruntate, ne commissariò due: a Stefanaconi e Sant’Onofrio. Dopo aver decapitato la Polizia locale, revocando le qualifiche di pubblica sicurezza ai comandanti che non avrebbero ottemperato all’ordine di sorvegliare la Stazione di Vibo Pizzo (LEGGI), potrebbe passare alla storia anche per aver chiamato, per la prima volta in Calabria, l’Esercito a contrastare l’emergenza rifiuti.
Si tratterebbe di una decisione – secondo quanto riferito ieri mattina dal sindaco della città capoluogo di provincia Nicola D’Agostino ai membri della sua giunta – di carattere preventivo. Il prefetto Bruno, in pratica, avrebbe allertato i militari, che potrebbero diventare operativi sin dall’1 agosto, con lo scopo di esorcizzare il rischio che Vibo Valentia diventi una città pattumiera durante il cambio delle consegne tra la Eurocoop, il cui contratto è ormai scaduto da un pezzo, e la Progettambiente, azienda aggiudicataria del servizio di raccolta dei rifiuti sulla scorta del nuovo bando emanato dall’amministrazione comunale. E’ una fase carica di tensioni, in una città che nei rifiuti si ritrova ciclicamente ad affogare.
Gli oltre ottanta operatori ecologici in forza all’Eurocoop chiedono di essere tutti riassorbiti dalla Progettambiente, ma il Comune (peraltro già in dissesto) ha tagliato drasticamente i costi: non ci sono i soldi, dunque, per assicurare la prosecuzione del lavoro per tutte le maestranze e il clima, davanti al baratro della disoccupazione, si fa rovente. Il fronte dei lavoratori è compatto: «Tutti o nessuno», il grido delle tute arancio. Mentre Slai Cobas e Ugl, sinistra e destra del sindacato, si ritrovano a combattere una battaglia dura e unitaria ad oltranza, ieri si è svolta una marcia pacifica, benché controllata da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, che ha attraversato la città facendo tappa nei suoi diversi presidi istituzionali. Se il grido è «tutti o nessuno», rischierebbe di essere paralizzato l’avvio del servizio ad opera della Progettambiente, in una realtà, in cui, peraltro, la raccolta dei rifiuti è storicamente un disastro.
Qui dove la pressione della fiscalità locale, col Comune in dissesto, è al massimo, il servizio per settimane si ferma completamente. Da un lato pesa l’assenza, in provincia, di un luogo per lo stoccaggio dei rifiuti: in pratica se chiudono i siti lametini, nei quali Vibo e i comuni limitrofi conferiscono, il sistema va in tilt. Dall’altro le noie storiche dell’Eurocoop, azienda messa sott’inchiesta dalla Procura di Vibo che ne ha perfino arrestato i vertici per presunti illeciti nella percezione dei contributi pubblici: indumenti putridi, mezzi fatiscenti e diritti violati – denunciano i sindacati – per gli operai sovente costretti ad iniziative di proteste o a recarsi in pellegrinaggio proprio in Prefettura. Questa situazione, aggravatasi nelle ultime settimane, aveva portato Vibo Valentia, con le sue strade, i suoi parchi e le sue spiagge, ad una condizione di degrado igienico-sanitario senza precedenti nella sua storia, inducendo lo stesso prefetto Bruno, già una volta, a diffidare il sindaco D’Agostino a provvedere, entro dieci giorni, a ripristinare le condizioni di igiene urbana altrimenti avrebbe fatto intervenire, appunto, l’Esercito.