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Il direttore sportivo del Cosenza Roberto Goretti

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COSENZA – Resta o va via? L’interrogativo è quello che sta appassionando maggiormente i tifosi del Cosenza negli ultimi giorni: cosa farà il direttore sportivo Roberto Goretti? Continuerà a legare il suo nome a quello del club del presidente Guarascio o cambierà strada? E non è un quesito di poco conto, visto che da più parti stanno giungendo input al patron rossoblù affinché acceleri i tempi e decida al più presto, e con chiarezza, che tipo di progetto mettere in campo per la prossima stagione.

Le parti si sono incontrate due giorni fa, ma in via del tutto interlocutoria, per cui è impossibile fare previsioni, sia pure per sommi capi. A quanto è dato capire, al verificarsi di certe condizioni, il rapporto andrà avanti senza alcun problema. E lo stesso discorso può esser fatto per quanto riguarda il tecnico Pierpaolo Bisoli. A prescindere, però, da come andrà a finire (si deciderà a giorni), una settimana fa ha incassato una bella soddisfazione, quella della salvezza, obiettivo rincorso da inizio stagione, più volte messo in discussione da una serie di risultati deludenti, fino ad arrivare al colpo di coda di fine campionato, con le vittorie pesanti, frutto della compattezza del gruppo, di tutto lo staff e grazie al lavoro di un allenatore che ha dato una marcia in più. Anzi, ha regalato una speranza e tanto ottimismo fin dal giorno in cui ha messo piede nella città dei Bruzi.

Per Goretti, poi, è la quadratura di un lavoro iniziato dal nulla, nel quale qualcosa di amorfo e vuoto ha preso forma ed è diventato una bella realtà dalla quale ripartire.

Direttore, c’è una foto che la ritrae felice con la maglia del Centenario del Cosenza subito dopo la salvezza raggiunta. A parte la soddisfazione provata, quale è stato il suo primo pensiero al triplice fischio?

«Ero da solo nel mio ufficio perché squalificato. Le partite importanti preferisco sempre vederle nel mio ufficio, quando non sono in panchina. E dico subito che il boato del “Marulla” è davvero indimenticabile. Negli ultimi minuti pensavo ad un mio amico fraterno che è venuto a mancare due mesi fa e al momento in cui ho deciso di puntare su Larrivey. Al fischio finale ho detto semplicemente… Ci siamo riusciti!».

E’ stata una stagione difficilissima per svariati motivi. Quale è stato il problema più difficile da risolvere dal suo punto di vista? E come lo ha risolto?

«La difficoltà e l’emergenza sono state nostre fedeli compagne dall’inizio alla fine».

La rosa costruita in estate ha risentito dei ritardi dovuti alla riammissione in B. Ma solo di quelli o ha inciso anche altro, visto che comunque non tutte le scelte si sono rivelate fortunate?

«Ai primi di agosto mi sono seduto col presidente Guarascio che mi ha detto: “Goretti! Il Cosenza farà la serie B. Non siamo partiti per il ritiro, non abbiamo l’allenatore, abbiamo 7 calciatori sotto contratto di cui 2 infortunati, lo stesso budget della passata stagione (19°)”. Dopo 7 anni fatti con grandi risultati a Perugia… nei tre mesi post lockdown avevo praticamente buttato tutto! L’ho vista come una sfida impossibile. Ma volevo dimostrare a me stesso qualcosa! Ho risposto… “le possibilità sono poche, ma penso che ce la possiamo fare!”. Sono entrato in un ambiente che non conoscevo, ma chiaramente molto ostile per la sofferenza accumulata… Per l’impegno preso ho fatto da scudo a tutta la situazione che mi ero preso sulle spalle. Partendo con zero certezze, ho costruito la rosa in 20 giorni, con calciatori e allenatore che accettavano le condizioni di partenza del club».

Per quanto riguarda gli interventi fatti a gennaio, di cui gran parte rivelatisi decisivi, crede che  avrebbe potuto fare meglio? E se non ci è riuscito, per quali motivi?

«A gennaio sono arrivati calciatori che si sono rivelati determinanti e hanno alzato lo spessore umano del gruppo… Poi abbiamo preso due fuoriclasse: Gigi Novello e Alessandro Russo». (il professore fisioterapista che ha inciso in maniera decisiva sulle condizioni fisiche dei calciatori rossoblù, e al collega giornalista addetto alle relazioni esterne, ndr).

Si è pentito della scelta di richiamare Occhiuzzi lo scorso 8 gennaio? Se tecnicamente non si discutono le competenze del tecnico, non ritiene però che sia stata una scelta errata dal punto di vista dell’impatto con l’ambiente?

«Al presidente questa scelta non piaceva, ma valutando il tipo di rosa che avevamo in quel momento pensavo fosse il tipo di allenatore giusto. Lo considero un errore fortunato, perché mi ha permesso di capire le qualità caratteriali che deve avere l’allenatore del Cosenza. Russo mi ha raccontato molti episodi di Di Marzio…».

E veniamo al futuro: inutile nascondersi, la sua riconferma passa attraverso una serie di situazioni che dovranno verificarsi, come è giusto che, sia e come avviene in tutte le piazze. In particolare, però, cosa serve al Cosenza per fare il salto di qualità? Cosa manca e cosa ha chiesto al presidente Guarascio? Ma anche: cosa deve succedere perché Goretti resti al Cosenza e cosa deve succedere affinché Goretti lasci il Cosenza?

«Il presidente lo scorso anno voleva farmi tre anni di contratto. Ma io ho scelto di farne solo uno. Perché se fosse andata male… come sarei potuto rimanere…? Se fosse andata bene, dopo aver vissuto 9 mesi h24 alla società avrei potuto porre le mie istanze. Ed oggi siamo qui. La prossima settimana, se il presidente vorrà, entreremo nel merito in maniera concreta. Oltre al campo d’ allenamento e al budget… è necessario che il Cosenza Calcio compia una decisa “inversione ad U”».

Non è un mistero che il diesse abbia chiesto al presidente (o abbia intenzione di chiedergli),  maggiori sicurezze dal punto di vista delle strutture logistiche in cui la squadra dovrà muoversi. E’ qui che dovrà esser fatto un grande salto di qualità. Come pure dal punto di vista organizzativo. Nel caso dovesse restare a Cosenza, come immagina la squadra per la prossima stagione? Quali giocatori in prestito cercherebbe di riportare in rossoblù?

«Nella mia conferenza stampa di presentazione dissi che il modello era il Milan di Maldini e Massara (Kjaer, Ibra e tanti giovani)… Serve tempo, serve coraggio e serve migliorare… L’obiettivo chiaramente era la salvezza. Il Cosenza ha raggiunto l’obiettivo, è passato da ultima squadra per utilizzo di giovani a quarta… E inizia ad avere dei calciatori futuribili di proprietà».

Come giudica l’apporto, indiscutibile, di un tecnico come Bisoli? Lo riconfermerebbe per la prossima stagione?

«Dall’arrivo del mister si è creato uno staff coeso, impenetrabile. Chiodi, Bizzarri, Belmonte, De Lieto, Pizzimenti, io e poi il Misterone. È stato il nostro condottiero, una macchina da guerra. Ha grandi meriti».

Ritiene di aver fatto qualche errore? C’è qualche scelta che non rifarebbe?

«Certo che ho fatto tanti errori. Penso sempre che sia fondamentali riconoscerli e cercare di cancellarli».

Roberto Goretti, dunque, aspetta segnali dal presidente Guarascio. Arriva da una stagione tribolata e ricca di tensioni. Per fortuna tutto si è risolto nel miglior modo possibile e dal tono delle sue parole si comprende chiaramente come difficilmente abbia istinti di autolesionismo. Il Cosenza non può essere quello dello scorso anno, né quello degli ultimi anni. Serve un salto di qualità e le fondamenta, da punto di vista tecnico (ma anche organizzativo) sono state messe. Ora, da quelle fondamenta di dovrà partire perché è necessario “alzare”. Piano dopo piano è possibile realizzare il progetto.

Goretti su tutto questo ha le idee molto chiare. E vuole regalarsi la possibilità di metterle in atto, ma quel regalo a se stesso in fondo è il regalo che vorrebbe fare alla città di Cosenza, alla proprietà del club e a tutti i tifosi rossoblù.

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