Alessio Boni con la moglie Nina Verdelli
5 minuti per la letturaACRI (COSENZA) – Si accendono i riflettori sull’undicesima edizione del Cineincontriamoci, il festival ideato da Mattia Scaramuzzo, che si terrà il 27 agosto ad Acri in piazza Annunziata. Ospite d’onore della kermesse sarà Alessio Boni, uno degli attori italiani più amati di sempre. Per saperne di più, abbiamo intervistato l’artista.
Dopo tanti successi, chi è oggi Alessio Boni?
«Lo sto ancora cercando. È il viaggio più bello ed è immenso cercare dentro di noi chi siamo. Non è importante la professione: puoi essere un attore, un artista, un pittore, uno spedizioniere, un industriale. Credo che la cosa fondamentale quando vieni in vita sia proprio cercare sé stessi e la propria dimensione. Forse, il raggiungimento più alto è il progredire nell’umanità. Non saprei mai dirti chi sono io: credo che a questa domanda dovreste rispondere voi che mi vedete dall’esterno. Io posso trovarmi bene in una dimensione ed essere ciò che mi sento di essere e, magari, a voi appare tutt’altro».
Cosa preferisce tra cinema, teatro e fiction?
«Io preferisco ciò che mi colpisce: un bel personaggio che faccia parte di una bella sceneggiatura o di un testo teatrale. Ovviamente, ci sono tutte le attenzioni del caso: chi c’è accanto a te, chi è il regista, ecc. Qualsiasi cosa deve prendermi dalle viscere. Ca va sans dire che io vengo dall’Accademia d’arte drammatica Silvio D’amico. Il mio primo amore è il teatro. Non riesco a stare senza. Ogni anno, faccio 3-4 mesi di tour teatrali. Purtroppo, con il lockdown ci hanno fermato».
Quali sono le qualità imprescindibili che deve avere un bravo attore?
«Una domanda difficile. Ci sono delle personalità che hanno delle caratteristiche e che piacciono per quel modo di essere. In generale, posso dirti che le prerogative di chi vuol far l’attore sono la duttilità, l’ascolto, la sensibilità ad approcciarsi al personaggio, la propensione a lasciarsi andare completamente e ad elargire la completa nudità dei sentimenti umani e, soprattutto, tanta umiltà perché si impara in continuazione. Anche a 70anni si scopre qualcosa. Devi fare 100 passi indietro se vuoi interpretare Amleto, perché devi annientarti totalmente».
Sogno nel cassetto? Potrebbe esserci in futuro una regia cinematografica?
«Sì, il sogno nel cassetto l’hai già accennato nella domanda. L’unica cosa è che quando inizi a fare una regia cinematografica, se ti va bene, devi fermarti totalmente almeno per un anno. In questo momento, forse, non riesco a star fermo anche perché mi arrivano progetti talmente belli e interessanti ai quali non riesco a dire di no, però è nel mio intento ed ho già l’idea tratta da una storia realmente accaduta. Poi, ho scritto un libro ed è in arrivo il mio secondo figlio».
A proposito di cinema, il 27 agosto sarà l’ospite d’onore dell’XI edizione di CineIcontriamoci. Come ha accolto l’invito del direttore artistico?
«Mi ha chiamato Mattia e mi ha proposto di essere premiato. Il premio è un onore. Scoprirò la kermesse non appena sarò lì. Non ci sono mai stato. Ho guardato su Internet e sui social e, quindi, so di cosa si tratta. Sai, è come se tu leggessi mille libri sulla Cina e non fossi mai stato lì. Non sentirai mai il sapore di quel posto. Acri non la conosco e la voglio scoprire. Non vedo l’ora di passare il 27 insieme a Mattia e a tutto il suo staff».
Tema del CineIncontriamoci 2021 è “La bellezza salverà il mondo.” Cos’è per lei la bellezza?
«Di primo acchito, direi che la bellezza è tutto ciò che l’uomo fa per il suo simile, per accoglierlo e farlo sentire bene. Una piazza di un borgo costruita in una maniera meravigliosa da un architetto è una bellezza che accoglie la gente, la fa stare a suo agio, non la giudica. Quando ti trovi davanti a un Bernini rimani estasiato e quella bellezza può farti solo bene, è una panacea per l’anima. Così davanti a un quadro, un libro, un romanzo, una poesia, un buon teatro, un film meraviglioso, una serie televisiva fatta bene. Sono tutte cose che partono dall’uomo per l’uomo. Per me, la bellezza è ciò che fa sentire bene l’animo dell’essere umano».
Il festival mira a promuovere la migliore cultura cinematografica italiana in Calabria e a celebrare la “Calabria d’autore”. A suo parere, quali sono le potenzialità di questa terra?
«La Calabria ha molte potenzialità. Non lo dico perché è la vostra terra, ma ne sono convinto. Il Parco del Pollino e tutta la costa sono inesplorati cinematograficamente. Poi, c’è la Sila».
In occasione del festival cinematografico avrà la possibilità di visitare la Calabria insieme alla sua famiglia. Quali sono le mete previste nel suo tour?
«Ci stabiliamo sulla costa dello Ionio e credo staremo in relax. Forse, faremo una capatina lì vicino: a Le Castella con il suo fantastico castello sul mare. Non faremo grandi viaggi, perché siamo stanchi, ma sono sicuro che quel che vedremo ci basterà».
Un consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la carriera di attore o regista?
«Consiglio di dedicarsi a un loro modo di percepire sia la recitazione che la regia, ovviamente tenendo conto delle cose basilari e tradizionali. Quello colpirà sempre perché è diverso da una norma collettiva, può fare la differenza in uno spartito che abbiamo sempre ascoltato. Quindi, una tonalità diversa, un modo di sentire diverso, una fisicità diversa, una voce diversa possono toccarti. Bisogna credere in quello che si ha dentro e arricchirlo sempre di più con la cultura, i viaggi e il confronto».
Progetti futuri?
«A breve, uscirà su Netflix il film Yara, tratto dalla vicenda di Yara Gambirasio. Sarò un tenente colonnello dei carabinieri che affianca Letizia Ruggeri, il pm che segue il caso, interpretata da Isabella Ragonese. La regia è di Marco Tullio Giordana. Dal 30 agosto, mi sposterò a Praga per un film sulle terme di Terezín, un ghetto in cui Hitler aveva messo i più grandi artisti (musicisti, direttori d’orchestra, compositori, cantanti, scrittori, ecc.); io sarò il capo degli anziani della delegazione ebraica. La regia del film, prodotto dalla Minerva, è un’opera prima di Gabriele Guidi. Poi, ho altre proposte: delle letture al Franco Parenti di Milano e a Lecce sulla vita di Molière accanto ad Alessandro Quarta. A settembre, nel chiostro del duomo di Salerno, insieme a Marcello Prayer faremo un concertato a due voci su Alda Merini. A gennaio, ripartirò con il mio Don Chisciotte, interrotto il 23 febbraio 2020. Poi, c’è un’altra proposta di cui non posso parlarti perché non è ancora ufficiale, ma ufficiosa».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA