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Beniamino Fazio, capo della Dia di Catanzaro, ha incontrato gli studenti nel seminario di Pedagogia dell’Antimafia all’Unical
RENDE – Educare le future generazioni perché diventino faro di speranza del domani è fondamentale. La premessa doverosa da fare è che l’educazione si compone di due elementi fondamentali: informazione e sensibilizzazione. Il senso del ciclo seminariale di Pedagogia dell’Antimafia, inaugurato con l’appuntamento di ieri, giovedì 28 novembre 2024, nel Centro Congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria, verte sotto la guida di questi due fondamentali valori.
L’incontro dal titolo «La lotta alla ‘ndrangheta oggi» raduna il corpo studentesco universitario nel segno «dell’urgenza di rilanciare la parola Stato in Calabria», come spiega il professore Giancarlo Costabile. «Al silenzio e alla rassegnazione di un territorio, minacciato dalla consistente presenza mafiosa, opponiamo momenti significativi di questo tipo, rivolti, soprattutto, ai giovani» conclude Costabile.
«Dobbiamo essere attrezzati davanti a un’emergenza di questo tipo, non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista emotivo. Ciò che intendo dire è di lasciare brillare la nostra forza interiore, perché la parola cittadinanza si concateni alla parola Stato e i due percorsi si incrocino, invece di camminare in maniera parallela» è l’appello di Patrizia Piro, prorettrice dell’UniCal, che conclude con una sua definizione della parola Stato, inteso come «un processo di costruzione sociale nel quale ciascuno di noi è corresponsabile», invitando ad una riflessione sulla cittadinanza partecipata.
IL CAPO DELLA DIA DI CATANZARO TRA GLI STUDENTI DELL’UNICAL
A questa affermazione si riallaccia l’intervento della docente Ines Crispini: «il nostro Paese versa in uno stato di estrema fragilità in quanto manca la cultura della cosa pubblica, di uno Stato che non dobbiamo percepire come estraneo e ostile, bensì come una vera e propria parte di noi».
Dopo aver chiarito questi concetti preliminari, è Beniamino Fazio, capo del Centro operativo della Dia di Catanzaro, a passare alla parte informativa. In primis racconta la storia della nascita della Dia, istituita grazie a un’intuizione del giudice Falcone, come organo dedicato alle indagini sulla criminalità organizzata. In secondo luogo, dipinge un quadro dell’influenza della mafia nel panorama territoriale e nazionale: fa chiarezza riguardo la struttura della ‘ndrangheta, illustrandone l’organizzazione verticistica a cui essa risponde.
Poi, attraverso l’illustrazione dei casi più eclatanti e noti alla comunità, fa emergere l’influenza della ‘ndrangheta nello Stato: una perversa ragnatela di comunicazione con politici, impresari, aziende e altri attori che lascia intendere la pericolosa connessione creatasi nel corso della storia anche con Stato e istituzioni. «La nostra lotta non è equa per colpa della poca conoscenza del fenomeno» sostiene Fazio. Infine, il suo appello a una maggioranza di giovani che si affacciano sul mondo dell’insegnamento è quello di «esercitare l’empatia. Svolgete il vostro lavoro con passione. Non trasmettete solo nozioni, ma anche valori umani perché la scuola è un presidio di legalità e il luogo dove si coltiva l’educazione alla cittadinanza».
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