L'Unical di Rende
3 minuti per la letturaCOSENZA – Dal laboratorio di Reologia e ingegneria alimentare dell’Università della Calabria al banco frigo dei supermercati. L’olio spalmabile, che il gruppo di ricerca del professor Bruno de Cindio è riuscito ad ottenere in laboratorio, da circa quindici giorni è in produzione. Avviene tutto senza alterare chimicamente il prodotto, ma con un procedimento fisico: si chiama organogelazione e sfrutta le proprietà termodinamiche e reologiche per produrre una “rete” fisica che costringe l’olio a cristallizzarsi.
Quello che si ottiene è un’emulsione a base d’olio d’oliva biologico (ma in fase di produzione industriale è stata creata anche una linea a base di olio di semi di girasole) a consistenza controllata. Un grasso simile al burro o alle margarine, ma che a differenza dei suoi competitor non contiene lattosio, colesterolo animale, grassi idrogenati, additivi chimici, olio o stearina di palma. L’intera filiera, dalla ricerca che è valsa un brevetto internazionale all’Unical fino all’impianto che in quel di Corigliano produce l’olio spalmabile e lo confeziona in vaschette da 200 grammi, è made in Calabria. Tutto parte da Spread Bio Oil, un progetto di ricerca finanziato nell’ambito del Programma operativo nazionale (Pon) “Ricerca e competitività” 2007/2013 che ha consentito al team di de Cindio, nell’ambito di un partenariato che comprendeva anche alcune piccole imprese del cosentino, di mettere a punto in laboratorio la procedura che “solidifica” l’olio. Completato il Pon e ottenuto il brevetto, la ricerca non è finita in un cassetto.
«A quel punto le strade erano due: concedere l’utilizzo del brevetto ad un’azienda del settore alimentare o passare alla produzione diretta. R&DCal, lo spin-off universitario al quale è affidata la valorizzazione del brevetto, ha deciso di produrre da sé e di farlo in Calabria» spiega il professor de Cindio. Si è partiti da un Pon e dalla ricerca in laboratorio e si è approdati ad un’azienda: Reolì, una società locale con capitale diffuso, di cui R&DCal detiene il 10 per cento. L’azienda ha realizzato il proprio stabilimento a Corigliano, iniziando da zero. «C’era solo un capannone vuoto: le pareti e un pavimento di cemento. L’impianto è stato interamente progettato e realizzato qui, perché la produzione di spread bio oil richiede condizioni particolari, non compatibili con i mezzi presenti in commercio», spiega de Cindio. A progettare e realizzare l’impianto è stato uno dei partner del progetto di ricerca, Mario Petramale con la sua “Ingegneria alimentare”.
Bruno de Cindio, che tra quindici giorni si congederà dall’Unical e andrà in pensione, si dice orgoglioso del risultato che il suo gruppo di ricerca – quasi tutto formato da giovani donne ingegnere chimico – ha conseguito. «Ma sono orgoglioso anche – aggiunge – che il progetto nasca dalla collaborazione di soggetti e dipartimenti diversi: hanno lavorato per il Pon almeno venti docenti dell’ateneo e altrettanti dottorandi e assegnisti di ricerca». Da oggi l’olio spalmabile prodotto da Reolì arriverà in alcuni supermercati di Corigliano, ma sono in corso trattative per stringere accordi commerciali con altre catene della grande distribuzione. La prima presentazione ufficiale è prevista in occasione del prossimo Sial di Parigi, il Salone internazionale dell’alimentazione, in programma dal 16 al 20 ottobre. L’olio spalmabile si propone di sostituire burro e margarine in tutti gli usi, che si tratti di preparare dolci o di mantecare risotti. «Spalmato sul pane – rivela il professor de Cindio – è però la morte sua».
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