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I sindaci Mimmo Lo Polito e Franz Caruso

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COSENZA – Un’Alta Velocità utile a «ricucire la Calabria» e che faccia «decollare tutti i territori insieme senza penalizzarne altri»: per realizzare tale visione, il «cambio di rotta» di Rfi, che rinuncia alla tratta Praia-Tarsia per tornare sulla dorsale tirrenica, sembra proprio non convincere. È questo il filo rosso del tavolo operativo dei sindaci dell’area urbana, del Pollino e dello Ionio, chiamati a raccolta ieri pomeriggio nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, dal primo cittadino di Cosenza, Franz Caruso e dal sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, promotori dell’iniziativa.

«Nel giugno del 2022 alla Cittadella regionale ci siamo incontrati con l’amministratore di Rfi che ci ha illustrato il progetto dell’Alta Velocità in Calabria: la scelta della Praia-Tarsia era stata validata da uno studio di fattibilità, costato 35 milioni di euro allo Stato, come la scelta tecnicamente possibile. La linea tirrenica non era realizzabile per una serie di problemi legati alla conformazione del territorio. A distanza di un po’ di tempo, però, si apprende un cambiamento di prospettiva di Rfi, che dirotta sulla linea tirrenica». Così apre i lavori Franz Caruso, andando subito al sodo: «Adesso due sono le cose: o siamo stati presi in giro nel giugno del 2022 o ci stanno prendendo in giro oggi. Chiediamo chiarezza e spiegazioni. La riunione di oggi, con sindaci interessati a quest’opera, non avrà conclusioni, perché rappresenta un punto di partenza indispensabile e fondamentale per convincere anche il nostro presidente regionale dell’importanza strategica del progetto originario, affinché lui stesso interceda sulle decisioni di Rfi. Non accetto che Occhiuto possa demandare ad una scelta tecnica quella che è una scelta di natura prettamente politica». Un’iniziativa che dovrà quindi farsi «battaglia comune scevra dalla politicizzazione», per quanto «sia evidente che, a seconda dei colori politici, cambi il tracciato».

Per Domenico Lo Polito, «individuare le strategie che rivendichino il diritto alla mobilità e allo sviluppo economico», vuol dire partire da un presupposto fondamentale: «la Calabria è l’ultima Regione d’Europa e lo è soprattutto per le difficoltà di collegamento. L’esistenza di trasporti veloci di persone e merci, laddove esistono, generano un aumento del Pil di circa il 6%. Non vogliamo fare una guerra – dice il sindaco di Castrovillari – al ponte sullo Stretto, ma bisogna pensare prima ai residenti: è troppo facile liquidare un progetto con uno studio di fattibilità a fronte di un’ipotesi di raddoppio della linea tirrenica, rispetto al quale non c’è alcun progetto in essere. Chiamare a raccolta tutti i territori significa allora coinvolgere i cittadini e le associazioni che avvertono il bisogno di essere proiettati verso il futuro».

La parola passa poi agli esperti Demetrio Festa, ex docente Unical, che ripercorre le tappe di questo andirivieni decisionale, Luigi Martirano, dell’Università la Sapienza di Roma e Roberto Musmanno, docente Unical, ex assessore regionale ai Trasporti nella giunta Oliverio, che, avendo seguito dal principio le vicende dell’Av in Calabria, non ha dubbi e tuona: «A mio parere Rfi è perfettamente in grado di realizzare un progetto di Alta Velocità che possa prevedere e realizzare il collegamento tra Praia e Tarsia. Si possono superare tutte le criticità. Il nodo di Tarsia è il baricentro per la provincia. E ciò non toglie nulla al Tirreno. Vorrebbe dire aggiungere, non eliminare un tracciato, senza lasciare indietro nessuno».

Al microfono, poi, si alternano le voci di diversi sindaci presenti: «Dobbiamo recuperare l’idea di fare rete, superando i campanilismi», dice il sindaco di Acri, Pino Capalbo, a cui fanno eco il primo cittadino di Cassano, Gianni Papasso convinto che «un solo comune non può smuovere un colosso come Rfi» e Gregorio Iannotta, per San Vincenzo La Costa, che sottolinea anche la «preoccupazione per l’assenza di parecchi rappresentanti».

A chiusura dei lavori, l’intervento della dirigente dem Enza Bruno Bossio, da sempre in prima linea sul fronte dell’Alta Velocità: «Questa non è una battaglia legata all’infrastrutturazione della nostra Regione, ma è una battaglia di cambiamento culturale. La filosofia, le linee guida del Pnrr erano proprio queste: lo Stato doveva intervenire sui divari. E si scelse la rete ferroviaria dentro un ragionamento di sostenibilità. Prima ancora dello studio di fattibilità si capì la necessità di questo rovesciamento culturale, di ricucitura del Paese e di riunificare la Calabria da una sponda all’altra. Ma la verità è che a questo governo e a questa regione non frega niente. La disamina sulla relazione finale del dibattito pubblico sul tratto Romagnano-Paria riportata sul Quotidiano del Sud, inoltre, parla chiaro: probabilmente i soldi per arrivare a Praia – nonostante abbiano raddoppiato da 4 a 8 miliardi le spese dell’investimento – non ci sono. I finanziamenti non arrivano nemmeno alla porta della Calabria, se va bene pare si fermino a Vallo della Lucania. In buona sostanza, stiamo parlando del nulla: e in questo nulla c’è bisogno della reazione dei territori. Dobbiamo pretendere che l’Alta Velocità non solo si realizzi, ma che si realizzi per tutti».

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