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La frana caudta sulla Statale 107 a San Giovanni in Fiore

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SAN GIOVANNI IN FIORE (COSENZA) – Sulla frana sulla Statale 107, che sta provocando diversi disagi alla circolazione è intervenuta Legambiente. Il vertice in Prefettura chiesto dal sindaco Rosaria Succurro non si è potuto svolgere ed è stato rinviato al prossimo 2 novembre. Intanto proseguono i lavori per liberare la carreggiata.

«Il maltempo non è la causa principale dello smottamento, che ha interessato la SS 107 – dice il responsabile Legambiente Antonio Nicoletti – la cui origine è da ricercare nella mancanza di prevenzione e controllo del territorio, che, anche per effetto del cambiamento climatico, che accelera i fenomeni negativi, provoca effetti devastanti sul territorio».

«Per questo motivo – continua Nicoletti –  le dichiarazioni della sindaca Succurro, secondo la quale la frana sarebbe stata causata da lavori abusivi, non ci sorprendono. Anzi, la incoraggiamo a chiedere un intervento della Prefettura per affrontare il degrado del territorio. Noi lo denunciamo da anni e la Procura di Cosenza ha emesso 526 ordinanze di demolizione di opere edilizie abusive, realizzate dal 2002».

«Oltre a questo – continua Nicoletti – chiediamo all’Amministrazione Succurro di realizzare un piano a lungo termine per la manutenzione urbana e la messa in sicurezza dei servizi e delle infrastrutture tecnologiche (sistema idrico, fognature, reti…), e che preveda il recupero delle aree a rischio idrogeologico già identificate dal Piano di assetto idrogeologico (PAI) e nuovi studi per aree di recente costruzione e non adeguatamente classificate dal punto di vista idrogeologico».

«Occorre – conclude Legambiente – imprimere una svolta nella gestione sostenibile del territorio completando l’iter di approvazione del Piano Strutturale Comunale (PSC) e che è il principale strumento di gestione del territorio, necessario per frenare il consumo di suolo e per proseguire con determinazione al taglio di almeno il 70% delle previsioni di crescita dell’edificato contenute nel vecchio e vigente Prg del 1999 che, per accontentare il partito del cemento e della speculazione edilizia, prevede la folle realizzazione di ulteriori edifici per 114mila abitanti, come se nel nostro paese ci fosse una carenza di abitazioni, quando la realtà dice l’esatto opposto».

«E’ preferibile – conclude Nicoletti – uno strumento come il PSC, magari imperfetto, che nessuno strumento di gestione del territorio, o peggio ancora continuare a mantenere in vigore l’attuale PRG che ha fatto tanti danni ed ha favorito il consumo di suolo. Approvare il PSC sarebbe utile anche per poter usufruire dei bonus per le ristrutturazioni edilizie e per puntare sul recupero del patrimonio edilizio esistente, frenare l’abusivismo e mitigare il rischio idrogeologico»

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