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COSENZA – Estate quasi chiusa, campionati in arrivo e problemi irrisolti: quelli dei certificati sportivi falsi per i giovani agonisti delle società calabresi, un caso, sollevato dal Quotidiano pochi mesi fa, che continua a tenere banco tra gli addetti ai lavori, i medici soprattutto. Il succo è sempre lo stesso: in Calabria, attraverso diverse società sportive, i ragazzi vengono “invitati” ad effettuare le visite mediche direttamente all’interno dei gruppi sportivi, con medici provenienti in larga parte dalla Campania e a ritmi industriali. In alcuni casi anche oltre un centinaio di certificati approvati e controfirmati in un solo giorno. Tutti, quindi, senza effettiva validità in quanto illegali.

In Calabria il problema è a macchia d’olio. Diverse società, grossi agglomerati sportivi in provincia di Cosenza, polisportive nel catanzarese, alcune squadre dilettantistiche, ma anche attività sportive piuttosto rischiose come pesca subacquea e apnea. Alcune di queste strutture sono state contattate dal Quotidiano ma non hanno rilasciato dichiarazioni. Lo fanno, però, attraverso i social con vere e proprie campagne informative rivolte agli iscritti su come ottenere il certificato medico senza passare da una struttura accreditata.

Ora la denuncia arriva da un gruppo di medici di medicina dello sport del Cosentino: negli ultimi tempi hanno ricevuto centinaia di segnalazioni, conversazioni in gruppi sportivi whatsapp e avvisi di vere e proprie campagne di visite mediche svolte in luoghi non solo non autorizzati ma in alcuni casi senza neanche la strumentazione necessaria per effettuare i test necessari all’idoneità agonistica e quindi a ottenere i certificati. Un lungo carteggio che chiama in causa le società sui metodi di raccolta “a strascico” dei giovanissimi.

UNA QUESTIONE DI SALUTE

In diverse occasioni nell’anno in corso ci si è trovati in mezzo ad incidenti particolari. In fase di visita “ufficiale” sono state respinte alcune richieste di certificazione proprio per la presenza di alcune patologie potenzialmente pericolose. In primis cardiache. La visita medica, infatti, prevede un test sotto sforzo proprio per capire la risposta del corpo durante l’affaticamento. Gran parte di questi test sono completamente “saltati”. Dall’altra parte c’è un sistema pubblico incapace di rispondere alle richieste, con tempi di prenotazione enormi che possono compromettere le stagioni dei ragazzi. In ogni caso c’è un problema da arginare.

IL RUOLO DEI MEDICI SPORTIVI E I CERTIFICATI

In alcuni casi è come assistere ad uno schema ricorrente. Le firme dei dottori sono quasi sempre le stesse e si ripetono per centinaia di certificati. In alcuni casi vengono raggruppate le visite in una sola giornata. È accaduto per esempio lo scorso ottobre a Paola per un giro visite complessivo del quale si conosce poco del metodo. La questione è anche legata ad un presunto risparmio per le famiglie. Il procedimento di certificazione interno alle società sportive ha un costo fortemente ridotto rispetto alla visita in un centro di medicina dello sport accreditato (circa 25 euro) e fa leva anche e soprattutto sull’incapacità del sistema sanitario pubblico calabrese di rispondere in tempi certi. Le prenotazioni per visite alle Asp, infatti, devono essere fatte con larghissimo anticipo, necessitano di documentazione autorizzativa da parte delle società (che spesso non comunicano con le Asp). In alcuni casi dalla prenotazione alla visita medica vera e propria possono passare anche quattro mesi. In piena stagione sportiva significherebbe escludere un potenziale atleta dal suo percorso.

La soluzione? O i centri privati autorizzati, negli ultimi tempi al lavoro per rafforzare le convenzioni con le società sportive, o la scorciatoia dei certificati con medici da altre regioni e il dubbio sull’effettivo svolgimento delle visite.

CHI DEVE INTERVENIRE?

Da un lato per tutelare la salute dei ragazzi, dall’altro ripristinare i controlli. Chiamati in causa sono il Coni, in primo luogo, ampiamente informato della pratica scorretta e i presidenti delle società sportive calabresi. Uno scenario che preannuncia battaglia su un caso che rischia di deflagrare con l’arrivo della prossima stagione.

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