Il pronto soccorso dell'ospedale di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Cosa è accaduto nelle ultime ore di vita di Maria Malatacca, la 36enne originaria di Spezzano Albanese deceduta nei giorni scorsi all’ospedale “Annunziata” di Cosenza? La risposta alla domanda è ancora avvolta da molti interrogativi ai quali l’autopsia, effettuata ieri presso il policlinico universitario “Mater Domini” di Germaneto, ha fornito soltanto un parziale riscontro.
Nella notte tra il 18 e il 19 aprile scorsi, infatti, la donna si era recata autonomamente al Pronto soccorso di Castrovillari insieme alla figlioletta di tre anni: nel giro di alcune ore, però, le condizioni di mamma e figlia, entrambe positive al Covid, si sarebbero aggravate rapidamente rendendo necessario il ricovero nel reparto di Rianimazione del nosocomio bruzio, dove la piccola si trova tuttora in coma farmacologico.
Per la giovane mamma, purtroppo, non c’è stato nulla da fare ma le cause del decesso – sopraggiunto a seguito di edema cerebrale e presumibilmente non collegato al solo Covid – restano tutte da decifrare. Una dinamica dai molti punti oscuri sulla quale i familiari della donna – assistiti dall’avvocato Luigi Malomo del foro di Castrovillari -, dopo aver formalizzato apposita denuncia, chiedono sia fatta piena luce. A tal fine la Procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo di inchiesta e iscritto nel registro degli indagati M. A. S., il medico del Pronto soccorso che ha preso in carico la donna somministrandole le prime cure.
Tuttavia il raggio dell’indagine, di cui è titolare il sostituto Antonino Iannotta, sembra destinato ad ampliarsi: il personale sanitario di turno in quella drammatica notte ha fatto il possibile per salvare la vita di Maria e della sua bambina? Tutti i protocolli sono stati adeguatamente seguiti?
Aspetti alla cui definizione lavora anche l’Azienda ospedaliera bruzia, che ha avviato parallelamente un’indagine conoscitiva interna. Per ora l’esame autoptico eseguito ieri pomeriggio a Catanzaro (l’unica sede della Calabria attrezzata in materia di Coronavirus) dal consulente tecnico Vannio Vercillo e dal medico legale Isabella Aquila, pur non avendo chiarito la patologia in grado di determinare il tragico epilogo, ha fatto rilevare la presenza di importanti lesioni vascolari a livello cerebrale dovuti alla presenza dell’edema.
Di fondamentale importanza saranno adesso gli esiti degli esami tossicologici sui campioni di sangue e tessuti già trasmessi al Centro Veleni di Pavia e le analisi per la tipizzazione del ceppo di Coronavirus da cui la donna era stata infettata. Un tassello in più per risalire a una verità che oggi appare, ancora, assai lontana.
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