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LAGO (COSENZA) – Bimba di 7 anni rifiutata a scuola da una maestra e dal dirigente scolastico perché ha avuto il Covid-19. Il caso singolare a Lago, in provincia di Cosenza.
A ricostruire la vicenda è il primo cittadino, Enzo Scanga, intervistato dal Quotidiano: «La bambina (che frequenta la classe seconda della primaria) ha avuto il Coronavirus, ma nel mese di agosto, ed il 3 settembre ho provveduto ad emanare l’ordinanza di revoca dell’isolamento obbligatorio. Sono venuto a conoscenza dell’incresciosa situazione – ha proseguito amareggiato il primo cittadino – dalla mamma della bimba, che nel giorno di apertura delle scuole si è presentata nel mio ufficio con la bimba dicendo che dirigente scolastico e maestra, per poter autorizzare la frequenza alle lezioni dell’alunna, avevano necessità della copia di revoca dell’ordinanza, documento che io ho rilasciato immediatamente alla donna».
La mamma della minore, quindi, si è recata a scuola ed ha consegnato quanto richiesto. Ma dopo neanche mezz’ora è arrivata una telefonata con la quale veniva informata di andare a riprendere la piccola perché la scuola era in attesa di ricevere una Pec dell’ordinanza.
«Sono rimasto sconcertato dalla richiesta – ha proseguito il sindaco Scanga – anche perché la bambina aveva contratto il virus ad agosto e si era negativizzata i primi giorni di settembre, quando la scuola era chiusa. Nonostante tutto, al fine di evitare di traumatizzare ulteriormente la piccola, ho inviato la Pec richiesta. Con quest’ultimo passaggio la scuola si era detta disponibile ad accettare la riammissione a lezione dell’alunna. Peccato, però, che la bimba, dopo tutto quello che ha dovuto sopportare, non vuole più tornare in quell’Istituto. Situazioni simili – ha concluso il primo cittadino – non dovrebbero accadere, soprattutto in una Istituzione scolastica che dovrebbe accogliere gli alunni, tranquillizzarli, rasserenarsi, farli sentire protetti».
In merito, la mamma della piccola, ha denunciato sul web: «Mia figlia era già scossa psicologicamente visto che ad agosto è risultata positiva, e in vista del primo giorno di scuola aveva paura di tornare a scuola», ma la mamma ha raccontato di averla tranquillizzata dicendole che il giorno dopo sarebbe dovuta andare. «In concomitanza ed educatamente ho informato la sua maestra per questa situazione che purtroppo ha vissuto. La stessa maestra mi ha prima telefonata dicendo che avendo avuto il Covid mia figlia, ero stata negligente a non aver presentato apposita documentazione di revoca dell’obbligo di quarantena e che dovevo avvisare il dirigente scolastico. Ma non ho fatto neanche in tempo perché, dopo qualche minuto mi ha richiamata mettendomi in collegamento con la vice dirigente la quale mi ha invitata ad andare a prelevare immediatamente le mie figlie da scuola, adducendo le stesse motivazioni della maestra: dovevo presentare una documentazione che in realtà non è dovuta».
A quel punto «ho chiesto l’intervento del sindaco, Enzo Scanga, il quale mi ha invitato ad esibire i documenti richiesti per evitare che la bimba venisse allontanata da scuola. Ma nonostante io abbia fatto come richiesto la maestra ha respinto la mia documentazione e mi ha invitata a portare via la bambina che è stata prelevata da scuola e allontanata dalla classe. Lascio immaginare lo stato emotivo di mia figlia: ha subito avuto un fortissimo attacco di panico. Io ed il sindaco abbiamo cercato di calmarla e lo stesso, ha chiamato il dirigente per tentare di fargli capire che il fatto accaduto era alquanto grave e specificando che, non solo si trattava di una violazione della privacy, ma non era neanche necessario presentare quella documentazione perché il fatto era ormai chiuso, e da tempo. Le mie figlie infatti sono negative dal 1° settembre e la scuola è iniziata il 20 settembre, ma lo stesso Dirigente ha insistito come le maestre sull’esistenza di tale obbligo».
Infine: «Il primo cittadino ha inviato una mail e, allo stesso tempo, io sono andata a darne copia cartacea alla maestra, ma la bimba, piangendo, non è voluta più rientrare in classe. Rivive l’incubo e la paura di essere cacciata da scuola per colpa del Covid».
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