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COSENZA – “Da giorni sosteniamo che le attività dei call center dell’area urbana di Cosenza e dell’intera Calabria vadano sospese. Lavoriamo in sale chiuse con centinaia di operatori e operatrici. Il sindaco di Rende ha emanato venerdì 13 marzo un’ordinanza in cui si disponeva la chiusura immediata di tutti i call center che non erogassero servizi essenziali. Qualcosa di simile hanno fatto i sindaci di Montalto Uffugo e Lamezia Terme disponendo la temporanea chiusura della Abramo Customer Care per inadempienze nell’attuazione dei protocolli di sicurezza”.

La denuncia è del sindacato Cobas Telecomunicazione Cosenza resa nota con un comunicato

“Una buona parte di call center – scrive Cobas Telecomunicazioni – però ha già riaperto i battenti, e seppur con numeri minori, i lavoratori e le lavoratrici usciranno di casa (e ci torneranno) per continuare a fornire servizi alle grandi multinazionali e agli enti statali a capo della filiera. Crediamo che i servizi essenziali siano ben altri, in realtà siamo essenziali solo al fatturato delle grandi aziende e non alla tutela dei diritti del cittadino e della persona. In base all’ultimo protocollo siglato tra sindacati confederali, Confindustria e governo, tutti i front-end telefonici delle varie filiere (internet e telefonia, energia, previdenza, credito, assicurazioni, soccorso stradale, intrattenimento, etc) dovrebbero essere erogati in regime di telelavoro”.

“In alternativa – dichiara il sindacato Cobas Telecomunicazioni Cosenza – saremo a richiedere di nuovo la temporanea sospensione delle attività non essenziali attingendo alle risorse messe in campo dal governo. Dichiariamo aperto lo stato di agitazione per le aziende di call center presenti nei comuni dell’area urbana di Cosenza al fine di: garantire il rispetto delle misure di prevenzione del contagio da Covid19 in ogni call center che non sospenderà le attività; fare pressione per l’adozione dello smart working per tutti i contact center delle varie filiere e limitare così in maniera seria e radicale il possibile emergere di focolai di infezione nel nostro e in altri territori. Siamo pronti a dichiarare sciopero in qualsiasi azienda qualora le misure di prevenzione non dovessero essere rispettate e qualora si continuasse oltre ogni ragionevole tempistica a procrastinare l’adozione dello smart working, unico strumento in grado di garantire continuità lavorativa e reale protezione dal contagio”.

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