Il sit in di protesta davanti all'ospedale "Cosentino" di Cariati
3 minuti per la letturaCARIATI (COSENZA) – “Non ci fermeremo, qui la gente continua a morire e a non potersi curare. Ora alla guida della sanità abbiamo un commissario calabrese, il presidente Occhiuto, dovrebbe essere la volta buona. La politica faccia la sua parte, non stiamo chiedendo la luna, ma un presidio salvavita per la gestione dell’emergenza urgenza, con un pronto soccorso e almeno trenta posti letto”.
È il grido di dolore, intriso di speranza, che si leva ancora una volta da Cariati.
Esattamente come un anno fa. Lo spirito e gli obiettivi sono gli stessi, ma la determinazione è maggiore rispetto a quel 19 novembre 2020 quando, per la prima volta in Italia, venne occupato un ospedale, il “Vittorio Cosentino” di Cariati. E come un anno fa, sono ancora i cittadini a reclamare la riapertura di un presidio ospedaliero, allo scopo di vedersi garantito il diritto alla salute e alle cure negate dal 2010 ad una popolazione di circa 80 mila abitanti.
All’esterno dell’ex ospedale, divenuto luogo simbolo della protesta, sono stati centinaia i manifestanti che si sono radunati e hanno espresso la loro rabbia e le ragioni di una lotta che – assicurano – continua. Tra i manifestanti, per la prima volta, alcune donne anziane che, dopo una vita di lavoro trascorsa in Germania, hanno fatto rientro in paese e chiedono un ospedale per poter curare le loro patologie e quelle dei familiari.
Ad organizzare il sit-in, il movimento Le Lampare e il comitato Uniti nella Speranza che hanno condotto per otto mesi l’occupazione dell’ospedale, riuscendo a far riaprire una partita che sembrava definitivamente chiusa e facendo emergere a livello nazionale la situazione sanitaria calabrese e quella del territorio di Cariati. Presenti al sit-in i rappresentanti di “Fem. In Cosentine in lotta” e alcuni politici e amministratori del territorio, tra cui il sindaco di Campana Agostino Chiarello, che ha rimarcato l’urgenza di ripristinare il “Cosentino” anche per i comuni collinari che sono impossibilitati a raggiungere il Pronto Soccorso più vicino entro la canonica ora di tempo.
«Queste iniziative sono importantissime – ha affermato anche il consigliere regionale Ferdinando Laghi – in un momento in cui la sanità pubblica è in fase di riorganizzazione, affinché si facciano scelte che garantiscano a Cariati e al suo interland il diritto alla salute. «Qui c’è una struttura enorme, bellissima e funzionale – ha asserito Laghi – non è accettabile che rimanga inutilizzata. Spero che il presidente Occhiuto sopperisca all’errore fatto in passato, come lui stesso ha ammesso».
Per l’altro consigliere regionale intervenuto, Davide Tavernise, questa dell’ospedale di Cariati è la madre di tutte le battaglie, che porterà in consiglio regionale. «Il presidente Occhiuto ora deve dimostrare il suo attaccamento a questo territorio – ha dichiarato il consigliere pentastellato – le strutture di Cariati e Trebisacce, insieme all’Ospedale Unico della Sibaritide, sono fondamentali per garantire il diritto alla salute ai cittadini del Basso Jonio cosentino. Se non troverò ascolto – ha concluso il regionale pentastellato – metterò in atto una prova di forza, ad esempio con l’incatenamento».
Intanto, nel pieno della quarta ondata pandemica, la condizione della sanità in Calabria e nella Sibaritide continua a peggiorare e i comitati, oltre la riapertura del “Cosentino” come ospedale di zona disagiata, chiedono alla Regione un Piano straordinario per la sanità pubblica e lo stop alla sanità privata mantenuta con i soldi pubblici.
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