X
<
>

La foto di Franco Lanzino sorridente all'entrata della chiesa

Share
2 minuti per la lettura

COSENZA – Una folla commossa ha voluto salutare per l’ultima volta Franco Lanzino, scomparso domenica 8 maggio, all’età di 86 anni, dopo essersi lungamente battuto accanto alle vittime di violenza nel ricordo di sua figlia Roberta, barbaramente uccisa, 19enne, a Falconara Albanese il 26 luglio 1988; data nell’immaginario collettivo di un omicidio tuttora rimasto impunito.

Parenti, amici e colleghi si sono dunque riuniti ieri pomeriggio nella chiesa di sant’Antonio, a Commenda, dove sono stati celebrati i funerali dell’uomo, bancario e sindacalista della Cisl e, come si accennava, presidente di quella Fondazione che non solo porta il nome di Roberta Lanzino, ma da 34 anni a questa parte offre assistenza gratuita e accoglienza a donne e bambini, fornendo loro ospitalità, supporto psicologico, legale, sociale, sanitario e scolastico.

Stretta nel suo soprabito nero c’era naturalmente la moglie di Franco, Matilde Spadafora, ex insegnante e già assessore all’Istruzione di Palazzo dei Bruzi (numerosi i dipendenti comunali presenti e ancora chi ha fatto parte, insieme alla donna, dell’amministrazione targata Mario Occhiuto, da Francesco Caruso a Bianca Rende fino a Pierluigi Caputo). Poi c’erano i figli Giuseppe, Luca e Marilena e dal cielo Roberta.

«Tutte le nostre vite sono state toccate dalla tua presenza, Franco», ha esordito nell’omelia don Domenico Sturino, celebrante della funzione religiosa insieme al parroco padre Luigi Loricchio e pure insieme a don Ennio Stamile, don Giacomo Tuoto, don Pasquale Panaro, padre Antonio Martella e padre Sergio Tropea. «Più ti conoscevamo – ha aggiunto don Sturino – più ci rendevamo conto della tua straordinarietà. In te in tanti hanno trovato risposte, nonostante la tempesta, nonostante le numerose domande a cui non hai mai trovato risoluzione. Nella vita – ha proseguito il sacerdote – ti sei sentito debole, ma mai impotente; hai resistito sebbene la notte volesse coprirti; sei stato derubato del tempo eppure, come un seme in un campo di grano, hai dato speranza a chi soffriva costruendo un sogno e restituendo il sorriso a tante donne; e quello ecco era il sorriso di Roberta. Possiamo dire – ha concluso il celebrante – che ogniqualvolta hai salvato una vita, hai salvato pure e soprattutto la vita di tua figlia».

A prendere la parola infine Giuseppe Lanzino, figlio, appunto, di un uomo che i numerosi volontari e operatori della Fondazione hanno paragonato al vento, ieri impetuoso e inarrestabile. «Sei stato un papà instancabile e tenace – ha detto Lanzino – Ci hai insegnato cosa significhi essere padri. Non lo dimenticheremo». E non dimenticherà la città quanto costruito da Franco con Matilde, una vita insieme.

Fuori dalla chiesa un cavalletto con una grande foto di questo marito, padre e nonno ritratto mentre sorride e tende la mano verso l’obiettivo, nell’atto quasi di abbracciare, accogliere, d’altronde come con gli altri ha fatto per la sua intera esistenza. «Ora ad accoglierlo – hanno detto in molti, moltissimi a fine celebrazione – sarà proprio Roberta» e probabilmente sarà estate di nuovo. Come quella volta in cui si videro ma era l’ultima volta.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE