Perquisizioni legate all'operazione Katarion
5 minuti per la letturaOltre 325 anni di carcere e multe per svariate migliaia di euro assieme a diverse pene accessorie, l’accusa ha presentato la richiesta di condanne per i 35 imputati dell’operazione Katarion
CETRARO (COSENZA) – Arrivano le richieste di condanna della corte d’Appello di Catanzaro per il processo, celebrato con rito ordinario, scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Katarion”. Una attività di indagine che, come si ricorderà, si è svolta principalmente nell’area del Tirreno cosentino e riferita al sodalizio criminale legato al clan Muto di Cetraro, terminata nel mese di marzo del 2021.
Si tratta di pene pesanti, che arrivano anche fino a 24 anni, richieste dal sostituto procuratore Romano Gallo all’udienza che si è svolta ieri. Un totale di 325 anni e 6 mesi di reclusione oltre alle pene accessorie per i 35 imputati nel processo noto come “Katarion”. C’è, invece, una sola richiesta di assoluzione per insufficienza o contraddittorietà della prova per Davide Caccamo, assistito dall’avvocato Luigi Crusco di Scalea. Fra le parti civili risultano l’associazione antiracket di Cosenza; sono 7 le parti offese, fra le quali anche i ministeri della salute e dell’interno oltre a titolari e amministratori di aziende.
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Il pubblico ministero Romano Gallo, inoltre ha fatto richiesta di trasmettere alla Procura della Repubblica competente la contestazione del reato di falsa testimonianza per la deposizione, ritenuta appunto non veritiera, di ben 17 testimoni. Chiesta anche l’applicazione delle pene accessorie, come per legge, la revoca dei benefici assistenziali e previdenziali, oltre alla confisca di quanto è stato posto sotto sequestro.
OPERAZIONE KATARION, LA RICHIESTA DI CONDANNE AVANZA DALL’ACCUSA
Queste, quindi, le richieste di condanna:
- Salvatore Addino, “Salvatorino”, di Buonvicino, 6 anni di reclusione e 5.000 euro di multa;
- Giovanni Aita, di Diamante, 6 anni di reclusione e 2600 euro di multa;
- Salvatore Amoroso, di Buonvicino, 7 anni e 6.000 euro di multa;
- Carmine Antonuccio, detto “Garibaldi”, di Cetraro, 7 anni di reclusione 8000 euro di multa;
- Ciriaco Casella di Buonvicino, 7 anni di reclusione e 7000 euro di multa, mentre c’è la richiesta di assoluzione per un reato al capo 52 per insufficienza e contraddittorietà della prova sulla sussistenza del fatto;
- Giovanni Franco, di Santa Maria del Cedro, chiesta la condanna alla pena di 8 anni di reclusione e 9000 euro di multa;
- Stefano Greco, alias “Tetano”, di Buonvicino, condanna 6 anni e 6 mesi di reclusione e 4000 euro di multa;
- Luca Grosso Ciponte, di Belvedere marittimo, condanna a 15 anni di reclusione e 20.000 euro di multa;
- Agostino Iacovo di Cetraro, condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione e 4000 euro di multa;
- Michele Iannelli, “Tavolone” di Cetraro, chiesta la condanna a 5 anni di reclusione e 10.000 euro di multa;
- Ciro Impieri, “U Cicciu” di Cetraro, chiesta la condanna a 15 anni di reclusione e 20.000 euro di multa;
- Luca Impieri, di Belvedere marittimo, condanna a 6 anni di reclusione e 3000 euro di multa;
- Rosario Alessandro Impieri, di Belvedere marittimo, condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 9000 euro di multa, mentre viene richiesta di assoluzione per il reato al capo 66, per insufficienza o contraddittorietà della prova;
- Rossella Lombardi, di Buonvicino, chiesta la condanna a 12 anni di reclusione e 7mila euro di multa;
- Giuseppe Mandaliti, di Diamante, chiesta la condanna a 21 anni di reclusione e 8mila euro di multa;
- Pasquale Napoli, di Scalea, chiesta la condanna alla pena di 24 anni di reclusione e 20mila euro di multa;
- Pierluigi Oliverio, di Sangineto, chiesti 6 anni di reclusione e 2.600 euro di multa;
- Salvatore Orto, di Buonvicino, 6 anni di reclusione e 2.600 euro di multa;
- Lorenzo Pastorelli, di Buonvicino, 13 anni di reclusione e 15mila euro di multa, chiesta anche l’assoluzione per due capi di imputazione;
- Carmine Perrone chiesta la condanna a 6 anni di reclusione e 2600 euro di multa, mentre viene chiesta l’assoluzione per un capo di imputazione;
- Carlo Ricca di Buonvicino, chiesta la condanna a 18 anni di reclusione e 26mila euro di multa, assoluzione per un capo di imputazione;
- Stefania Ricca di Buonvicino, il pm ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione e 2600 euro di multa;
- Loris Ricco, di Cetraro, 6 anni di reclusione e 2.600 euro di multa;
- Marcello Ricco, “U cinese” di Cetraro, chiesti 6 anni e 6 mesi di reclusione e 3mila euro di multa;
- Franco Scorza chiesta la condanna a 12 anni di reclusione e 6mila euro di multa;
- Giuseppe Spanò, “Pelè”, di Cetraro, chiesta la condanna a 7 anni di reclusione e 6mila euro di multa;
- Anna Maria Sollazzo, di Scalea, chiesti 16 anni di reclusione e 18mila euro di multa;
- Giuseppe Stabilito, 8 anni di reclusione e 15mila euro di multa;
- Andrea Trombino, 8 anni di reclusione e 15mila euro di multa;
- Carmine Alessio Tundis, “Carrello” di Cetraro, 4 anni di reclusione e 6mila euro di multa;
- Andrea Valente, di Buonvicino, 6 anni e 6 mesi di reclusione e 3mila euro di multa;
- Ivan Vilardi, di Cetraro, chiesti 24 anni di reclusione e 20mila euro di multa, ma anche l’assoluzione per un capo di imputazione;
- Tatiana Vitale chiesti 6 anni di reclusione e 2.600 euro di multa;
- Marco Zaccaro, chiesti 7 anni di reclusione e 5mila euro di multa.
L’INCHIESTA E LE ACCUSE
Sono circa 250 gli episodi di cessione di stupefacenti documentati agli atti, dalle attività investigative ed è questa la base dell’operazione denominata Katarion per la quale è scattata la richiesta di condanne, un’attività complessa portata avanti dai carabinieri e dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra gli altri reati contestati, anche: associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti; estorsione, tentata e consumata, aggravata dal ricorso al metodo mafioso; detenzione illegale di armi da fuoco. L’operazione Katarion era stata portata a termine dai carabinieri delle compagnie di Paola e Scalea, il 10 marzo 2021, quando avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, nei confronti di numerosi soggetti.
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