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Il carcere di Cosenza

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Suggestivo tentativo di fuga dal carcere di Cosenza dal sapore hollywoodiano tra i sacchi della spazzatura ma spunta un piede e viene subito scoperto


COSENZA – Tenta di evadere dal carcere nascondendosi dentro un sacco della spazzatura. È il curioso quanto insolito stratagemma adottato, nei giorni scorsi, da un detenuto nel penitenziario “Sergio Cosmai” di Cosenza. L’uomo si è infilato in un bustone dei rifiuti, posto nel carrello che il personale, ogni giorno, raccoglie per poi portarlo all’esterno della struttura. Ma non si è accorto che a “tradirlo” c’era un particolare: la punta della sua scarpa che fuoriusciva dal sacco.

Il dettaglio è stato notato da alcuni detenuti che si trovavano all’esterno della casa circondariale per svolgere dei lavori e che hanno subito allertato gli addetti alla sorveglianza. Una volta fallito il suo piano, il detenuto avrebbe cercato nuovamente di abbozzare una fuga arrampicandosi sul muro di cinta per poi scappare, ma è stato bloccato dagli agenti che lo hanno riportato in cella.

TENTA DI EVADERE DAL CARCERE DI COSENZA TRA I SACCHI DELLA SPAZZATURA MA LO SCOPRONO “DAI PIEDI”

L’uomo non è riuscito a mettere piedi fuori dal perimetro della struttura carceraria, pertanto il suo tentativo è morto sul nascere. Il rocambolesco episodio fa seguito soltanto di alcune ore a un altro, accaduto sempre all’interno del carcere di via Popilia. Martedì scorso, infatti, nel corso di una perquisizione nella sezione detentiva, gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato 7 cellulari. Erano stati introdotti illecitamente e sulla cui provenienza sono attualmente in corso indagini.

Una vera e propria emergenza, quella del traffico illegale di telefonini nelle carceri, che si somma a tutte le altre che la polizia penitenziaria è costretta a fronteggiare ogni giorno: «È una problematica che può essere risolta soltanto con una schermatura degli istituti che impedisca l’utilizzo e il funzionamento dei dispositivi – dichiara Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe -. Nonostante gli sforzi del governo e del sottosegretario Delmastro con i concorsi appena banditi, si fa fatica a sopperire carenze accumulate nel tempo. Solo nell’ultimo periodo, tre scuole di formazione sono state chiuse e stiamo avendo difficoltà a organizzare i corsi. Inoltre, il personale resta sempre ridotto ai minimi termini: basti pensare che l’organico previsto sulla carta è di circa 43mila unità, in realtà siamo solo 36 mila».

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