Nicola Morra negli uffici della prefettura di Cosenza
3 minuti per la letturaCOSENZA – Le cosche calabresi tendono a dialogare tra loro, a spalleggiarsi in un sistema federativo in cui si sorreggono vicendevolmente invece che sottrarsi clienti. In prima battuta Nicola Morra sintetizza così ai giornalisti calabresi le ultime analisi della commissione parlamentare antimafia, in visita ieri mattina negli uffici della prefettura di Cosenza. Ma poi frena: «Non posso dire di più, la maggior parte delle audizioni sono secretate, tanti argomenti sono stati oggetto di nascondimento».
Quel che è certo, dice Morra, è che «la situazione è complessa e necessita di nuovi approfondimenti, soprattutto in merito alla gestione degli uffici giudiziari, alla tipologia di reati e di dibattimenti che si stanno portando avanti». L’intenzione, dunque, è quella di continuare a lavorare sodo, cercando di mobilitare tutti gli attori della lotta alla ‘ndrangheta «per realizzare una sinergia e una intesa ancora più efficace».
Poi il presidente dell’antimafia entra nel vivo della discussione, puntando il dito contro le amministrazioni locali, colpevoli spesso, a suo dire, di favorire le cosche. Fa anche un riferimento al parcheggio di piazza Bilotti, a Cosenza: «Io stesso ho parlato della vicenda singolare della costruzione del parcheggio sotterraneo di piazza Bilotti, vicenda singolare perché la gara è stata vinta in presenza di un unico concorrente».
Una dinamica che – rimarca l’ex grillino – «è sconosciuta ad altre realtà italiane e per la quale tutti sono invitati a farsi delle domande». Il punto, insomma, non sarebbe solo quel reato di voto di scambio che sistematicamente ingombra le pagine della cronaca calabrese, ma anche il fitto corollario di illeciti di cui si macchia troppo spesso la mala politica locale: «Soprattutto in territori in cui l’attività è promossa da amministrazioni pubbliche, la ‘ndrangheta ha interesse a infiltrarsi nella gestione dei soldi che il pubblico immette sul mercato; quindi ci sono tante altre azioni criminali, che riguardano in particolare affidamenti e gare d’evidenza pubblica».
Al solito, la parte del leone nella partita contro le cosche mafiose la fa lo Stato. Che si dimostra troppo spesso incapace di fornire risposte credibili ai cittadini: «Noi sappiamo che gli uffici giudiziari di questa parte della Calabria sono oggetto di attenzione da parte della procura di Salerno e questo spiega anche una sorta di difficoltà da parte delle persone a denunciare, perché si fa fatica ad affidarsi allo Stato quando lo Stato vien meno al suo dovere. Se non ritorniamo ad avere fiducia nelle istituzioni preposte a contrastare la criminalità organizzata, la stessa vince facilmente». Una scommessa su cui il senatore punta, auspicando, se non proprio incontri a cadenza mensile, certo una maggiore continuità da parte della commissione.
In coda al suo intervento, Morra non dimentica di indirizzare qualche stoccata ai giornalisti. Non quelli, dice con una punta di ironia, che «raccontano i fatti a 360 gradi, ma quelli che lo fanno a 36 gradi sottraendo lo 0». A quanto pare il tema degli «informatori infedeli» si aggiunge ai punti all’ordine del giorno del fitto dibattito della commissione.
Oggi sarà il turno di Crotone, dove un analogo incontro è previsto con forze dell’ordine, stampa e rappresentanti delle istituzioni. Ieri mattina il parlamentare genovese aveva rilasciato delle dichiarazioni al pubblico sulla necessità da parte della politica di essere concorrenziale in settori cruciali quali la sanità, i servizi, il credito. E sulle liste degli impresentabili aveva chiamato in causa il codice che porta il suo nome e rende più stringenti i criteri per l’eleggibilità dei candidati, criticando la mancata ratifica del regolamento da parte della Camera e del Senato.
Nel frattempo, davanti ai cancelli dell’Annunziata di Cosenza, l’ennesima fila di striscioni denuncia le mancate assunzioni dell’Asp e la conseguente carenza di personale medico in ospedale.
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