Martina Scavelli, dimissionario arbitro di serie B di pallavolo
2 minuti per la letturaHA SCELTO Facebook, Martina Scavelli, per raccontare la sua storia. Una storia di sport che discrimina, invece di unire, proprio nelle ore immediatamente successiva alla presenza di Paola Egonu a Sanremo e che andava proprio nella direzione opposta.
Martina, arbitro catanzarese di volley di Serie B, ha presentato le proprie dimissioni per regole che prevedono che i direttori di gara debbano rientrare in alcuni limiti fisici. Regole che non hanno impedito a Martina di urlare via social “non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche! Lo sport dovrebbe unire, anziché emarginare. E io non voglio più essere messa all’angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più”.
Martina entra nel dettaglio: “Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale (nulla di eccessivo). Ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell’ambito del punteggio Dirigenti di Settore e l’esonero dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. La penalizzazione mi porterà, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro. Parametri fuori norma, certo, ma di poco. Un poco che però non scalfisce la qualità del mio servizio. Come se tre dita in più sul mio girovita possano mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio”.
Martina Scavelli conosce alla perfezione quelle che sono le regole, le ha accettate, ma vuole prendersi la libertà di metterle in discussione: “Non vuol dire che siano sacre e immutabili – scrive ancora sulla sua pagina Facebook – ho operato al servizio della Federazione dal 2007, con grande senso di responsabilità, devozione e disciplina. Sono sempre stata consapevole dei regolamenti legati all’attività di arbitro e ho mantenuto un comportamento scrupolosamente osservante delle regole, anche in merito ai parametri antropometrici. Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti. Mi sono sempre autosospesa. Oggi, però, non sono disposta più ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere “calpestata” da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza. Ho deciso di dire basta, per me e per tutti i grassi. Basta a regole che non sempre vengono fatte valere erga omnes. Basta alle vedute ristrette. Basta a un sistema che non si interroga se quei chili in più nascano da problemi di salute o periodi particolari della propria vita. Basta a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni. La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo! Sono grassa, sì, ma anche di contenuti, voglia di lottare e speranza”.
Una vicenda destinata a fare discutere.
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