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L'auto dove fu ucciso e bruciato Domenico Maria Gigliotti

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Rischia il quarto ergastolo (per due omicidi, tra cui quello dell’avvocato Francesco Pagliuso, è stato condannato all’ergastolo in primo grado e per un altro omicidio gli è stato confermato l’ergastolo in appello) Marco Gallo, 47 anni, perito elettrotecnico, ritenuto un insospettabile almeno fino a luglio del 2017 quando fu arrestato a Falerna. Questa volta rischia la pena massima per omicidio e distruzione di cadavere dell’imprenditore edile Domenico Maria Gigliotti, ucciso e bruciato a gennaio del 2015 davanti la sua abitazione di contrada Quattrocchi.

Il pm Santo Melidona al termine della sua requisitoria nel processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gip di Lamezia, Domenico Riccio, ha invocato il carcere a vita, richiesta alla quale si sono associate le costituite parti civili nel processo – il padre e la sorella della vittima – difesi, rispettivamente, dagli avvocati Salvatore Cerra e Lucio Canzoniere.

Nella precedente udienza di maggio scorso, collegato in videoconferenza, Gallo (difeso dagli avvocati Antonio Mancuso e Francesco Siclari) si era dichiarato estraneo all’omicidio. Gallo, come si ricorderà, è accusato di aver ucciso e dato alle fiamme l’imprenditore edile Gigliotti poiché – secondo le accuse – Gallo avrebbe versato 1100 euro per una crociera mai fatta all’agenzia di viaggi gestita dalla moglie della vittima. Sarebbe stato proprio l’incasso fraudolento dell’anticipo versato, nonché la mancata restituzione dello stesso a scatenare la violenta reazione dell’imputato che, già nel mese di ottobre 2014, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione della famiglia Gigliotti.

Ma il movente dell’efferato delitto – secondo le indagini condotte dal Commissariato di Lamezia e dalla Squadra Mobile di Catanzaro – sarebbe riconducibile anche a presunte avances sessuali di Gigliotti nei confronti della moglie di Gallo, da cui sarebbe nata una discussione fra il presunto killer e l’imprenditore edile al culmine della quale Gigliotti avrebbe pesantemente malmenato Gallo, circostanza smentita da quest’ultimo nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Dal gip si torna il prossimo 15 settembre per l’arringa dei difensori di Gallo al termine della quale sarà emessa la sentenza sull’efferato delitto dell’imprenditore Gigliotti.

A Gallo, come si ricorderà, è stato confermato l’ergastolo in appello per l’omicidio del fruttivendolo Francesco Berlingieri di gennaio 2017, mentre in primo grado è stato condannato ad altri due ergastoli in quanto ritenuto il killer dell’avvocato Francesco Pagliuso e del dipendente delle ferrovie della Calabria Gregorio Mezzatesta, ucciso a giugno del 2017 a Catanzaro davanti l’ingresso della sede di Ferrovie della Calabria.

Ma oltre che per quattro omicidi Gallo è accusato anche di un tentato omicidio. Un mese dopo l’omicidio Berlingieri, avrebbe anche tentato di uccidere un parente di Francesco Berlingieri, utilizzando la stessa arma, secondo quanto emerso dalle indagini, per il tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 a Lamezia Terme (il 19 gennaio dello stesso anno è stato ucciso Francesco Berlingieri) nonché in relazione ai reati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo. La sera del 22 febbraio 2017, il killer attese il rientro a casa e poi entrò in azione quando Renato Berlingieri, con precedenti penali, stava per entrare nel portone di una palazzina popolare di via Cerasuolo. Quattro i colpi di pistola esplosi dal sicario che colpirono all’addome la vittima ferendolo ma non in maniera grave (probabilmente perchè Berlingieri si accorse dell’arrivo del killer riuscendo a chiudere il portone della palazzina nel momento in cui il killer premeva il grilletto) tant’è che già all’arrivo al pronto soccorso non era in pericolo di vita.

L’analisi dei due fatti di sangue, difatti, avrebbe fatto emergere come le due azioni (che si sono verificate a poco più di un mese di distanza l’uno dall’altro) fossero stati eseguiti utilizzando un’arma comune da sparo dello stesso calibro, circostanza che ha indotto gli inquirenti ai necessari accertamenti tecnici di natura balistico-comparativa, attraverso il gabinetto regionale di Polizia scientifica di Reggio Calabria. Gli esiti di tali accertamenti balistici, effettuati su delega della Procura della Repubblica di Lamezia Terme – per gli inquirenti – consentirebbero di affermare che i due fatti di sangue sarebbero stati commessi mediante l’utilizzo della stessa arma, una pistola semiautomatica in calibro 9 mm. corto (9×17).

Gallo è stato accusato anche di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Reventinum contro le cosche della montagna, in quanto ritenuto sicario della presunta cosca Scalise per conto della quale avrebbe ucciso l’avvocato Pagliuso il 9 agosto del 2016.

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