La Corte di Cassazione
3 minuti per la letturaRICORSI dichiarati inammissibili dalla Corte di Cassazione per cui diventano definitive le condanne (sentenza emessa a maggio e depositata il 21 giugno scorso) per Aldo Borelli (in primo grado condanno a 9 anni, 7 mesi e 16 giorni e in appello pena ridotta, ora confermata, a 7 anni, 8 mesi e 13 giorni) e per Giovanni Cukon (otto anni di carcere in primo e secondo grado, pena confermata dalla Cassazione).
A novembre 2018 finirono in carcere quattro rapinatori seriali fra cui Aldo Borelli, 57 anni (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) e Giovanni Cukon, slovacco, 42 anni. Rapina aggravata in concorso, sequestro di persona, lesioni personali aggravate, tentato omicidio (contestato a Cukon in concorso con Borelli che per il tentato omicidio durante una rapina che stava per trasformarsi in tragedia è stato già condannato in un separato processo nel 2017 a 10 anni di carcere) porto illegale di armi comuni da sparo e clandestine erano le accuse riconducibili e sette rapine commesse dall’ottobre 2015 all’ottobre 2017 fra Lamezia Terme e Gizzeria, tutte ricostruite grazie alle indagini dei Carabinieri di Lamezia.
Le indagini per incastrare i rapinatori si avvalsero anche delle intercettazioni ambientali captate in carcere dal Nucleo Investigativo Centrale di Polizia Penitenziaria – Nucleo Regionale di Catanzaro.
In particolare vennero ascoltati i colloqui fra Aldo Borelli e Giovanni Cukon. «Non ci capiscono un cazzo questi….non sanno tutto capito». Queste le affermazioni di Borelli in merito alle rapine consumate in concorso con il suo complice mentre si dichiarava orgoglioso di non aver mai collaborato svelando il nome dello slovacco con il quale pensano già ai progetti futuri. Due anni di indagini permisero di sgominare una banda coesa, il cui modus operandi era ormai rodato, la cui ascesa criminale iniziò con il “colpo” all’Ufficio postale di Gizzeria Lido messo a segno il 1° ottobre 2015, allorquando un soggetto con volto travisato, armato di pistola, si faceva consegnare dai dipendenti la somma di 4.000 euro per poi darsi a repentina fuga per le vie limitrofe.
Le successive indagini portarono all’identificazionie di Borelli contro il quale emersero fin da subito i suoi frequenti contatti telefonici con soggetti dell’area balcanica. Dal controllo delle citate risultanze erano state rintracciate diverse operazioni di trasferimento di denaro Si è giunse così, grazie alla cooperazione attivata dall’Interpol con gli uffici di polizia di Zagabria, all’identificazione di Cukon, risultato solito imbarcarsi da Dubrovnick per Bari in concomitanza con le rapine verificatisi nel lametino. Poi un’altra rapina nel capannone di un esercizio commerciale sito in Gizzeria, dove tre uomini armati minacciando e picchiando il proprietario e alcuni suoi dipendententi si impossessarono di 2500 euro.
In quella circostanza furono individuati gli altri due arrestato tra cui anche i rapinatori di un’attività commerciale di money transfer a Lamezia (9 maggio 2016) quando i malviventi si fecero consegnare qualche centinaia di euro. Fra le accuse anche il tentato omicidio (contestato a Cukon in conconcorso con Borelli già condannato in un separato procsso) del rumeno Ivan Sandu Gheorghe, ferito durante una rapina del 12 maggio 2015 quando il rapinatore, dopo essersi impossessato, arma in pugno, dell’incasso di una rivendita di tabacchi di Sambiase (150 euro il bottino) nel momento in cui si dileguava veniva inseguito e raggiunto dal coraggioso ragazzo rumeno che non riuscì a bloccare il rapinatore che ferì con un colpo di pistola il rumeno finito in ospedale e poi dimesso. Due mesi di indagini dei carabinieri e alla fine Borelli finì in carcere così come successivamente Cukon.
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