La conferenza stampa del procuratore Gratteri e dei vertici dei carabinieri all'epoca degli arresti
3 minuti per la letturaLAMEZIA TERME – Diventano definitive 20 condanne (con pene per complessivi oltre due secoli di carcere) mentre solo una è stata annullata con rinvio (ma limitatamente al riconoscimento del vincolo della continuazione).
Questa la sentenza della Cassazione nei confronti di 21 imputati coinvolti in un blitz antimafia del 2017. A dicembre 2018 il gup di Catanzaro condannò trenta imputati (con pene fra i 16 e i 4 anni di carcere) e nove furono assolti. Il processo scaturì dall’operazione “Dioniso” contro la cosca Cerra, Torcasio, Gualtieri che controllava lo spaccio di droga in vari quartieri della città. La Corte d’Appello, a ottobre 2020, riformò la sentenza di primo grado confermando le pene per 15 imputati, assolvendone 9 nonché confermando le condanne, ma rideterminando e ridimensionando alcune pene, per altri imputati.
LEGGI ANCHE: Sgominata cosca di Lamezia: 47 persone arrestate accusate di traffico di droga con aggravante mafiosa
Ora la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello, limitatamente al riconoscimento del vincolo della continuazione (ricorso inammissibile per il resto) con i fatti relativi a una sentenza del tribunale di Lamezia del 2014, con rinvio sul punto ad altra sezione della Corte d’Appello nei confronti di Francesco Tropea (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) condannato in appello a 7 anni e 6 mesi di carcere.
La Cassazione ha inoltre rigettato i ricorsi di Luca e Danilo Torcasio (per cui diventano definitive le condanne a 10 anni per Luca e 16 anni per il fratello Danilo) e dichiarato inammissibili i ricorsi (con pene quindi definitive) nei confronti di Pasquale Torcasio (classe 69) 14 anni; Vincenzo Torcasio 14 anni; Pasquale Torcasio (classe 80) 14 anni; Antonio Torcasio, 6 anni, 9 mesi e 10 giorni; Pasquale Carnovale 14 anni; Nicola Gualtieri (classe 92) 14 anni e 6 mesi; Cesare Gualtieri (classe 78) 4 anni e 40.000 euro di multa; Silvia Mascaro 8 anni; Antonio Franceschi 8 anni e 2 mesi; Salvatore Fiorino 10 anni; Antonio Salatino 8 anni, Pasquale Salatino 8 anni, Sebastiano Strangio, 6 anni, 9 mesi e 10 giorni di carcere e 24 mila euro di multa; Giuseppe Dattilo detto “Cabrini” 8 anni e 8 mesi di reclusione; Teresa Estino, 8 anni; Giuseppe Gullo 14 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere; Salvatore Fiorino 10 anni; Gaetano La Rosa, 6 anni e 8 mesi.
Tutti coinvolti nell’operazione “Dioniso” scattata il 31 gennaio 2017 ed eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme, coordinati dalla Dda di Catanzaro.
I dettagli dell’Operazione Dioniso
Complessivamente furono 47 gli arrestati per 24 dei quali era stata disposta la misura cautelare in carcere (ma in gran parte gli imputati erano già detenuti) e per 23 gli arresti domiciliari.
Per tutti l’accusa era di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanza stupefacenti, con l’aggravante delle finalità mafiose.
In particolare, le intercettazioni telefoniche e ambientali (oltre alle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia) erano alla base dell’imponente quadro accusatorio sfociato nell’operazione “Dioniso” contro la cosca Cerra, Torcasio, Gualtieri, che – secondo quanto emerso nelle indagini – avrebbe permesso di fare luce su un vasto giro di spaccio di droga che avveniva nei quartieri “ciampa di cavallo”, Trempa e Capizzaglie.
Un giro di droga che avrebbe avuto dei collegamenti con San Luca, Bari e l’Albania.
Nell’operazione “Dioniso” anche lo spaccato che emerse a maggio 2014 quando la polizia di Stato trovò un furgone con all’interno 32 chili e mezzo di marijuana in via Tigli al quartiere Capizzaglie. Quella marijuana arrivava dall’Albania via Bari.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA